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sabato 11 febbraio 2017

DESTINI INCROCIATI di Diana Gabaldon


Un articolo dedicato ad un primo volume della saga di OUTLANDER ha sempre qualcosa di strano e mi pone il problema di dover valutare qualcosa che. leggendo, il lettore onestamente concepisce come solo una parziale visione dell'insieme. Qui ancora una volta mi sono trovata difronte a questo dilemma, in quanto in origine era e sempre sarà (almeno in quei paesi che hanno deciso di seguire la concezione originale) un volume unico, ovvero AN ECHO IN THE BONE. dove come sempre abbiamo un'autrice che dissemina nella prima parte una moltitudine di indizi ed elementi apparentemente illogici che sul finale della seconda parte si incastrano magicamente come tessere di un puzzle, creato un quadro d'insieme decisamente entusiasmante, soprattutto dato tutto quello che lo precede.



Per il fortunati che hanno potuto continuare la scoperta di questa storia tutta d'un fiato, senza dover attendere i tempi dell'editoria o quelli della stessa autrice, DESTINI INCROCIATI ci prende per mano al punto esatto in cui CANNONI PER LA LIBERTA' ci aveva lasciati, ovvero la scoperta che la storia, quella dei singoli ed anonimi individui, o quella collettiva letta sui libri, è sempre un'interpretazione della realtà, filtrata attraverso elementi a noi sconosciuti. Così, dopo aver trepidato con Brianna e gli altri, aver temuto una data terribile che ci annunciava un fatidico incendio che avrebbe posto fine alla vita dei nostri eroi, abbiamo scoperto che altro non era che un falso lasciato alla storia. Ed eccoci nuovamente davanti ai nostri eroi, in piedi dopo l'ennesima prova, pronti ancora una volta a far girare la ruota della loro esistenza per ricominciare d'accapo, pronti a non mollare mai. 



Questa prima parte della storia si presenta alquanto corale, con ampio spazio offerto anche ai vari personaggi, in modo particolare a William Ransom, il figlio illegittimo di Jamie, che non abbiamo mai amato molto. Durante questo racconto avventuroso lo abbiamo incrociato più volte, ma con questo capitolo entriamo a pieno titolo nella sua stessa vita, e ovviamente nella sua testa, in quanto la  Gabaldon gli offre uno spazio letterario tutto suo, ora che, a diciannove anni, è entrato nell'esercito inglese ed è stato mandato nelle Colonie a combattere i ribelli, senza sapere che tra di loro c'è anche un padre che ignora di avere.




Amare William è onestamente alquanto difficile, soprattutto per il fatto che si porta sulle spalle il peso di un padre difficile da eguagliare. Malgrado qualche somiglianza innegabile, non solo nell'aspetto che lo dichiara innegabilmente figlio di Jamie, ma anche per un'avversione per il mare ben nota a tutti noi lettori e una certa spiccata propensione per le lingue, tutta la parte a lui dedicata non coinvolge quanto in passato era riuscito il padre, poco più grande della sua età.  Il suo vagare incerto per i boschi, il suo muoversi tra i soldati inglesi, tra figure politiche e non , mi ha lasciato alquanto fredda ed il mio interesse è sbocciato in questa parte, solo quando il suo destino lo ha portato ad incrociarsi con quello che a mio parere è il vero figlio letterario di Jamie, ovvero Ian Murray.




Anche se Ian ci viene descritto fisicamente non certo impressionante come l'amato zio, tranne per quegli occhi fascinosi e dolci,  Ian è decisamente "il figlio del cuore" di Jamie. Lo ha sempre venerato come un eroe, quando era un ragazzino, si è lasciato coinvolgere dalle vicende dello zio leggendario e ha finito per essere risucchiato dalla sua vita d'avventura. Quando Jamie ha dovuto rinunciare a lui a favore di Roger, la sua assenza al suo fianco aveva creato un vuoto difficile da colmare. Ritornato nel mondo civile, Ian è, come Jamie, riconoscibilissimo in mezzo al mucchio. Malinconico, a tratti tenero, divertente e allo stesso tempo pericoloso, Ian è sempre in bilico tra due mondi, parte della famiglia di Jamie e allo stesso tempo solo. La sua comparsa in scena ha avvolto anche William di una luce di interesse. 



Avendo capito al volto il suo legame con Jamie e con se stesso, Ian in qualche modo lo aiuta, salvandolo e affidandolo ai fratelli Hunter, una coppia di quaccheri (Denzell e Rachel),  destinati ad entrare nel mondo della Gabaldon e a segnare il destino non solo di William, ma anche del giovane Ian, anche se siamo solo al principio. Il loro arrivo è dunque una tappa importante delle vicende e per fortuna riscatta un noioso percorso in solitario di William. 


Altro personaggio di cui si racconta la vita ed il destino è Lord John, dal misterioso passato di spia, costretto a fare i conti proprio con un losco individuo, amato ed odiato, tornato all'improvviso, ovvero un certo Percy arrivato ad indagare su vicende poco chiare. Lord John è arrivato anche per introdurre il personaggio di Dottie, la cugina che William apparentemente vuole sposare, ma la verità sarà ben diversa da quello che crede l'uomo, ma anche qui i fili delle vicende restano in sospeso in attesa della seconda parte. 



Intanto Roger e Brianna vivono la loro vita nel presente, lontano dai tumulti del passato e se la loro vita quotidiana non può regalare le emozioni di quelli che hanno vissuto in quegli stessi luoghi tantissimi secoli prima, qualche brivido ce lo regala la gita con Jemmy e Roger alla Grotta del Berretto Bigio, dove Roger si abbandona a pensare al suocero e all'esperienza vissuta, o al racconto popolare del ragazzino a cui gli inglesi hanno tagliato una mano, ormai divenuto un racconto del folclore locale e che lui realizza emozionato di conoscere in carne ed ossa, non più solo un nome  in un libro di racconti, ma un uomo alto, bello, dagli occhi scuri, ribattezzato Fergus. Quando la storia diventa carne e sangue mi sento sempre toccata e qui la penna della Gabaldon compie magie. 




La parte più bella, ovviamente e quasi mi imbarazza doverlo ripetere, è quella dei nostri protagonisti, anche se la loro centralità è in qualche modo arginata dalla folla di personaggi  che li circondano.  Jamie ha deciso di partire per la Scozia per recuperare il torchio tipografico, abbandonato quasi dieci anni prima per partire a liberare Ian. Vuole tornare a lavorare come tipografo e dare il suo contributo alla guerra solo attraverso la parola, dato che i campi di battaglia sanguinano ed i ricordi di guerre già combattute fanno troppo male. A questo si aggiunge la sua paura di doversi trovare dall'altro lato dei cannoni con suo figlio William come nemico.



Il viaggio per mare però come al solito porta le sue diecimila disavventure, con blocchi da forzare, pirati da evitare, la marina militare inglese da contrastare. Alla fine della fiera, non riescono neanche a prendere il largo e restano imprigionati al Forte di Ticonderoga, dove Brianna e Roger sanno che arriveranno prima o poi gli inglesi. Jamie, ex Colonnello della Milizia, viene arruolato forzatamente per un periodo di tempo e la coppia cerca di sopravvivere nel caos che avanza. In questo contesto ci regalano comunque molte emozioni, come durante l'assalto delle navi, con una Claire che credendosi sul punto di morire continua a ripetere incessantemente ad Ian: "Di a tuo zio che lo amo!", suscitando un certo imbarazzo in tutti. O l'incontro ancora appassionato nel giardino del comandante, nel forte, prima dello scontro, dove la passione si accende quasi come quando erano due ragazzini.



Restano sospesi molti quesiti e nodi da scogliere: chi erano gli uomini che cercavano Claudel Fraser, ovvero Fergus? Che cosa centra Dennys Randall-Isaacs, il figlio di Alexander Randall e di Mary Hawkins, comparso all'improvviso accanto a William? E Dottie? Arch riuscirà a vendicare Murdina ed Ian si innamorerà nuovamente? Claire e Jamie raggiungeranno la Scozia? Mille quesiti e mi chiedo se sia giusto lasciarmi così in sospeso a dare un voto su qualcosa di incompiuto. Dovendo valutare comunque parzialmente questa prima parte, siamo sulla sufficienza piena.


FRASI TRATTE DAL LIBRO

«Vorrei saperti sempre alle mie spalle, Sassenach», mi assicurò con voce solenne. «Sai già che cosa intendo fare, vero?» «Sì», risposi con un sospiro. «Di tanto in tanto ho la vaga speranza di sbagliarmi su di te... ma non è mai così.» A quelle parole si lasciò andare a un’aperta risata. «No, non sbagli mai», disse, d’accordo con me. «Ma sei ancora qui, aye?» Sollevò la fiaschetta per brindare a me, e prese un sorso di whisky. «È bello sapere che qualcuno sentirà la mia mancanza, quando me ne andrò.»



*****

Anni passati a nascondersi, a subire violenze, in prigione... Jamie Fraser non era una creatura politica, e conosceva meglio di tanti altri il costo reale della guerra, quale che fosse il suo scopo presunto. Ma, di tanto in tanto, Roger l’aveva visto massaggiarsi distrattamente i polsi, dove i segni delle catene erano sbiaditi da anni... Il ricordo, però, non se n’era andato. Vivi libero, o muori: era questo il motto di Jamie Fraser. E, per un istante, provò un desiderio che gli rose le ossa: il desiderio di essere là a combattere, al suo fianco.


*******


«Una volta mi ha detto di essere un sanguinario. Che raramente aveva scelto di combattere, ma sapeva di essere nato per questo.»


******


«‘Nessun uomo è un’isola che in se stessa si completa’», disse sommessamente Jamie, cogliendo quel pensiero che non avevo espresso.


**********

Fraser mi è stato descritto come un mercante di vini, un giacobita, un lealista, un traditore, una spia, un aristocratico, un agricoltore, un importatore... o un contrabbandiere, che dir si voglia. I termini sono intercambiabili tra loro. E sembra avere rapporti con una gran varietà di istituzioni, da un convento alla corte reale.


*****

«Siete un disertore della marina inglese?» chiese la medesima voce dalla corvetta, apparentemente interessata. Jamie si voltò, lo sguardo sempre torvo. «No», rispose, secco. «Sono, e sono sempre stato, un uomo libero. »


*****

«Di’ a Jamie», continuavo a ripetere a Ian, avvolto dalla foschia. «Di’ a Jamie che l’amo.» «Apri gli occhi e dimmelo tu, Sassenach», disse una voce urgente e profonda, da un punto vicino a me

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