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venerdì 22 maggio 2015

La Parrucchiera di Kabul di Deborah Rodriguez


Per chi come me ha una laurea in Lettere, la storia di Deborah trasmette fiducia, infonde coraggio. Quante di noi, laureate in materie umanistiche, ci siamo sentite non apprezzate pienamente dalla società? E' quello che prova Deborah all'idea di partire per Kabul. Non è un medico, non è un'infermiera, non sa fare, apparentemente, nulla che possa essere utile a Kabul.
Ma nessuna competenza è inutile, se dietro vi è l'intelligenza, la sensibilità e l'intraprendenza di una mente volta verso l'esterno.
E così Deborah si ritrova a fare a Kabul quello che faceva anche in America, a lavorare come parucchiera, perchè è quello che sa fare e da questa posizione privilegiata, parte per la sua personale esperienza in Afganistan.
Deborah Rodriguez ci regala uno spaccato della società locale e del mondo femminile, molto interessante e veritiero, finendo lei stessa con lo sposare un personaggio del luogo.
Coraggiosa e insieme folle in questa sua missione, che vale la pena di conoscere.


Quando Deborah giunse a Kabul, quello che vide furono donne annullate dal burqa, private di ogni diritto, sottomesse alla volontà degli uomini. L’urgenza di riuscire a scalfire quel muro di silenzi e violenze la spinse a fondare la prima scuola per estestiste della capitale afgana. E quel luogo, tutto al femminile, in breve è diventato un’oasi di libertà, dove le donne hanno trovato il coraggio di dare voce alle proprie storie, confidare sogni e speranze che neppure credevano di avere. E dove hanno scoperto il valore dell’amicizia, un bene prezioso e raro per chi a malappena può sollevare lo sguardo da terra.
In un paese in cui la strada verso la pace e la conquista dei diritti civili sembra impraticabile, a volte anche un rossetto e un paio di forbici possono essere armi di rivoluzione.

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