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domenica 28 maggio 2023

Bodyguard sotto copertura di Marianna Vidal

Buona domenica,

vi lascio un estratto tratto da Bodyguard sotto copertura, sperando di fare cosa gradita.

Quo Kelly vede per la prima volta Blake, non sapendo che lui è la sua guarda del corto, sotto copertura.



Kelly



«Chi è il fusto seduto al bar, accanto a Liam?».

Distolgo lo sguardo dal cameriere che passa tra i tavoli servendo champagne, per puntare sul tipo indicatomi da Grace.

M’imbatto in Liam, al solito impeccabile nel suo completo bianco, con i capelli più lunghi della media tirati indietro con la gelatina e quel gesticolare che mi ricorda gli italiani, per approdare finalmente sul soggetto bruno, dai capelli cortissimi, di un nero lucido, che se ne sta con un braccio adagiato negligentemente contro il bancone, ascoltando le stronzate che gli racconta il mio ragazzo.

Deve essere intorno al metro e novanta. Supera Liam di una decina di centimetri e sorseggia quello che sembrerebbe del Bourbon.

«Non l’ho mai visto», rifletto. «Deve essere nuovo».

«Sì, ma il tuo fidanzato gli parla con una certa cordialità e dunque potrà benissimo presentarcelo».

Grace mi infila una mano sotto il braccio, sospingendomi.

«I miei ormoni sembrano impazziti», commenta.

Ridacchia, emozionata, ed io mi arresto di colpo, incredula.

«Non dirmi che hai già dimenticato le Maldive e i suoi begli esemplari?», la prendo in giro.

«Kelly, tu puoi anche aver fatto voto di fedeltà, ma io continuo a vederci benissimo e con tutto il rispetto per il tuo Liam, in questo posto non c’è nessuno che è minimamente paragonabile al suo nuovo amico. Sembra una statua greca».

Le si arrochisce persino la voce.

«Non vorrei sembrarti irriverente, ma indossa uno smoking e la tartaruga non è ben in vista», le strizzo un occhio.

«Sì, ma basta poco per capire il potenziale che si nasconde sotto un abito di sartoria», mi assicura. «E anche se da questa angolazione il pacco non è ben in vista, scommetto che non è da meno del resto».

Non dovrei, ma indugio anch’io su quelle parti nascoste.

«Cosa state facendo?».

Pamela Richardson sopraggiunge alle nostre spalle, cingendoci la vita e invitandoci a confessare le nostre mancanze.

«Chi è il tipo che s’intrattiene con Liam?», le domando senza tanti giri di parole e lei, come immaginato, mi risponde senza fronzoli:

«Blake Morris, ventotto anni, architetto, single, ma poco interessato a impegnarsi con qualcuno, perché reduce da una delusione amorosa».

«Ci siamo persi molto in queste due settimane», osservo, mentre guardo Grace persa a contemplare la sua nuova preda.

«Frequenta il club da meno di una settimana, ma si nota».

«Molto», la asseconda la bruna al mio fianco. «Comunque, per quanto riguarda la sua voglia di non impegnarsi, che si sappia che mi accontento anche di una notte, basta che sia intera».

Mi sciolgo in una risata, incapace di frenarmi.

Grace è ninfomane. Anche a me piace il sesso e di ragazzi ne ho avuti diversi, ma lei è davvero inesauribile.

«Mettiti in fila, ciccia». Pamela ridacchia. «Prima di te ci sono io e una lunga lista di noi, a cui puoi aggiungerci anche i nostri amici gay». Le strizza un occhio, chiaramente allusiva. «Fred Cartland per un pompino si è detto disposto a cedere la sua Porche», la avvisa.

«Non vi sembra di esagerare?», domando, sinceramente stupita. «Insomma, per carità, è un bel vedere, ma c’è decisamente di meglio in giro».

«Sei seria?».

«Scherzi!».

Grace e Pamela mi guardano come se fossi impazzita ed io torno a quel tipo dalla giacca bianca sopra un pantalone nero che continua a conversare con Liam.

Ha effettivamente una buona struttura fisica, delle spalle larghe, dei bicipiti interessanti, delle gambe lunghe e intriganti, ma…

L’interessato si volta e i suoi occhi si posano su di me.

«Cazzo…», mormoro.

Ha una pelle ambrata che sembra latina, ma i lineamenti del volto sono decisamente americani, se non europei. Mascella ben definita, labbra carnose, fronte alta e ciglia scure che nascondono iridi chiare. Da qui non riesco a scorgerne il colore, ma nel complesso questo è un volto maschio, duro, attraente.

«Allora?», mi domanda Grace, inarcando un sopracciglio. 

«Che te ne sembra?».

«Potrei farci un pensierino», riconosco.

«Non se ne parla».

La mia migliore amica mi assesta la sua pochette all’altezza dello stomaco affrettando il passo. 

«Tu hai Liam», mi ricorda, marciando in direzione del bar.

«Tempo sprecato», ridacchia Pamela al mio fianco. «Da quando ha iniziato a frequentare questo posto non ha fatto altro che restituire al mittente qualsiasi proposta».

«È gay?», le domando e scorgo nella mia voce un certo rammarico.

«Gli interessati assicurano di no, per loro enorme dispiacere».

«Allora ci detesta tutti», rilancio, divertita. Se fosse così, avrebbe tutto il mio rispetto. 

Sono perfettamente inserita in questo mondo e ne traggo i massimi benefici, ma sono consapevole anche dei nostri limiti e lui, dopotutto, non sembra di questo pianeta. «A meno che non abbia una relazione con una donna molto più grande di lui e non possa rendere pubblica la cosa».

«E se fosse veramente innamorato della tizia con cui è finita?», mi ricorda Pamela.

«Un uomo innamorato e fedele anche dopo la fine di una relazione?».

Grace si arresta di colpo, sospirando.

«Lo voglio!», esclama con voce roca e determinata, strappandoci una risata.

«Amore, quanto mi sei mancata».

Liam si accorge di me e mi viene incontro, dimentico dell’accesa discussione che abbiamo avuto prima.

Le sue labbra cercano le mie ed io lo assecondo, rispondendogli con entusiasmo.

Due settimane senza fare sesso sono davvero tante e poi Liam sa come farmi sentire importante. 

Arretra di qualche passo per ammirarmi dalla testa ai piedi.

«Sei fantastica», mi dice, ammirato, ma poi si ricorda finalmente della sua nuova conoscenza e, afferratami una mano, mi invita a seguirlo.

Mi volto a salutare le mie amiche con un cenno delle dita, mentre Grace si morde le labbra, costringendomi a non ridere.

«Blake, lascia che ti presenti Kelly». I suoi occhi brillano orgogliosi ed io mi chiedo perché non riesca a sentirmi soddisfatta al suo fianco. 

Liam è così devoto, innamorato, gentile e… prevedibile.

Mi sforzo di continuare a sorridere, mentre passo da lui alla statua greca al suo fianco.

Grace non si è fatta scrupoli e si è precipitata al nostro seguito, così ora lo guarda come se fosse un budino da mordere. Gli occhi del nuovo socio, di un verde oliva, però, si posano su di me, con un indiscutibile interesse.

«Blake Morris», mi tende la mano. «Ho molto sentito parlare di lei».

Ha delle ciglia lunghe e scure, quasi femminee che rendono ancora più intrigante il suo volto.

«Davvero?», gli chiedo, scettica, ma lui mi chiarisce quello che avrei dovuto intuire fin dall’inizio.

«Il suo fidanzato ha tessuto grandi lodi sul suo conto».

«Che ne dite di abbandonare tutti questi formalismi?», s’intromette la mia amica, presentandosi. «Sembriamo dei matusalemme e invece siamo tutti sotto i trenta».

«Grace ha ragione», ride il mio ragazzo e considerata la proverbiale gelosia di Johnson, mi chiedo se Blake Morris non rientri in una diversa tipologia, quella degli asessuati.

Certo sarebbe un vero peccato, perché visto da vicino è ancora più interessante che da lontano.


Info, trama ed estratto: https://www.amazon.it/Bodyguard-sotto-copertura-Marianna-Vidal-ebook/dp/B0C37GMRYL/





venerdì 19 maggio 2023

La figlia del peccato di Marianna Vida

 Buongiorno amiche di Leggo Rosa.

Oggi vi presento la nuova veste grafica del primo romanzo della serie Italia 50, che è, come il secondo, La duchessa e il boss, autoconclusivo.

Se non lo avete letto e siete delle romanticone, che non disdegnano un pizzico di spicy, questo libro potrebbe fare al caso vostro.



Vi lascio la trama:


1957

Margherita è per tutti la figlia del peccato. Concepita fuori dal vincolo matrimoniale, è nata in carcere e a vent'anni, nonostante la straordinaria bellezza, sa che non potrà mai sposarsi, perché l'amore è un lusso che non si può permettere. Vittorio Ranieri di Montebello paga sempre i suoi debiti. Lo sa bene Alberto Coletti che, dopo averlo messo a capo della sua azienda, spera ora di assicurare il titolo di marchesa a sua figlia. Un vincolo legato all'eredità rischia però di mandare a monte i suoi piani, perché l'integerrimo genero insieme al titolo di marchese ha ereditato Margherita Di Meglio, la figlia ventenne di un'assassina. Vittorio e Margherita dovranno lottare con le unghie e con i denti per il loro amore, sfidando il carcere e le regole bigotte di una società che cambia rapidamente, ma non al passo dei loro desideri.


Marianna Vidal, La figlia del peccato, Italia 50, Amazon (digitale, cartaceo e con Kindle Unlimited).


Per info ed estratto cercatelo su Amazon.

giovedì 18 maggio 2023

La duchessa e il boss di Marianna Vidal Nuova veste grafica

Buonasera.

Vi presento la nuova veste grafica di La duchessa e il boss, romanzo autoconclusivo della serie Italia 50 che si compone di due libri. 


Retelling di una storia famosissima, che vi invito a scoprire, da oggi ha una nuova veste grafica.




Napoli, 1958


All’ombra del Vesuvio si muovono mondi molto diversi. Francesco appartiene a quello oscuro, a metà tra la malavita e la legalità. Lucrezia, al suo opposto, è la luce. Cresciuta in convento, la duchessa Lucrezia D’Acquaviva D’Albino non immagina certo che lasciando le sicure mura della Santissima Annunziata finirà tra le braccia del boss Francesco Fonseca, condannata a una promessa infranta e a una vita lontana dai suoi desideri. Eppure quell’uomo ha un modo di guardarla che la turba, la confonde e la attira, nonostante sia il figlio del demonio…Francesco si è sempre mosso tra luci e ombre, come la sua Napoli. Cresciuto in un bordello e subentrato al boss Gennaro Fonseca, di donne ne ha quante ne vuole, ma quando i suoi occhi incrociano quella stramba figura, dai lunghi capelli rossi e le iridi di un blu cobalto, non ha altro desiderio che farla cadere nella sua rete, anche se per averla dovrà mentire, corrompere e ricattare. Ma lei lo potrà mai amare?


Secondo volume della serie Italia ’50 è un romanzo autoconclusivo che può essere letto indipendentemente dal primo.


N.B. Se ami le ambientazioni ottocentesche, sappi che questo romanzo è stato pubblicato di recente anche con il titolo di "Non sono un gentiluomo, duchessa", con una collocazione storica alla fine dell'Ottocento. Lo trovi sempre su Amazon in digitale, cartaceo e con Kindle Unlimited.


Per info ed estratto: https://www.amazon.it/duchessa-boss-Allombra-Vesuvio-Italia-ebook/dp/B08TRM2RFP

Per niente al mondo di Marianna Vidal prologo

 Per chi ama le storie, quelle forti, che toccano l'anima, la strapazzano e te la restituiscono.

Lieto fine garantito, ma non è un romance, non in senso stretto, anche se si parla di amore, di quello vero, forte, potente, travolgente e indimenticabile..

Per chi è curioso, ecco a voi il prologo.




Prologo



2006
Roma, Italia

Fabiola

Mi hanno dato il nome di Fabiola, perché piaceva a mia madre.
Di lei non ricordo quasi nulla, tranne che era bionda con gli occhi azzurri.
La rivedo spesso nei miei sogni. Si china sulla culla ed io le afferro la treccia. È morbida e mi piace carezzarla. Peccato che si tratti solo di un sogno, perché mi farebbe piacere tornare bambina, quando vivevo in una casa vera, con una madre e un padre.
Se ripenso a mio padre, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Sono passati tre anni da quando l’ho visto precipitarsi nella mia camera e intimarmi di chiudere la porta a chiave.
«Avevi ragione tu, piccola», sono state le sue ultime parole, asciugandosi le lacrime. «Marina è una stronza e pagherà per tutto il male che ci ha fatto».
Da quel giorno non l’ho più visto.
È morto, falciato sulla Tuscolana da un pirata della strada che si è dileguato nell’ombra così com’è apparso.
La polizia ha archiviato il caso un paio di settimane fa, ma non è questo a farmi stare male.
Sono seduta in questa stanza piena di faldoni, tra due sedie vuote. L’illuminazione è scarsa e davanti a me c’è la scrivania di Tonia, con pile di fascicoli ai lati e fogli sparsi sul ripiano.
Osservo la pioggia picchiare insistente contro i vetri della finestra alle spalle della scrivania.
Tonia ha appena accompagnato alla porta i francesi. Dice che l’orfanotrofio presto chiuderà e i bambini della struttura devono trovare una nuova collocazione.
Per i più piccoli ci sarà ad attenderli una nuova famiglia, in affido o con l’adozione definitiva, ma per me e Lorenzo la questione è diversa.
Noi siamo i più grandi, dodici anni a testa. Mi mordo il labbro con rabbia, fino a sentire il sapore del sangue. Possibile che non me ne vada mai bene una? Per sposarsi bisogna aver compiuto diciotto anni. Facendo un rapido calcolo è facile immaginare quanto sia impossibile sperare di fuggire e restare nascosti per almeno sei anni.
Mi tiro le ginocchia al petto, su quella seggiola scricchiolante che va a pezzi come il resto della struttura. Sollevo lo sguardo su quelle pareti piene di muffa. Lo abbatteranno? Chi lo sa! Un po’ mi dispiace. È qui che è iniziata la mia seconda vita.
«Eccoci qua!».
Tonia è rientrata, con l’ombrello gocciolante e un sorriso soddisfatto sulle labbra.
«I Dubois sono entusiasti e devo ammettere che anch’io sono molto orgogliosa di te», mi sorride, infilando l’ombrello in un cesto e recuperando le carte sulla scrivania. «Pensavo avresti scalciato e risposto in modo impertinente. Invece sei stata educata e carina». Sorride ancora ed io abbasso la testa.
Tonia interpreta il mio silenzio come una forma di assenso e riprende a parlare:
«Hanno già due figli, due maschi», mi spiega tutta orgogliosa. «Chiara ha sempre desiderato una femmina, ma visto che oramai non ne potranno più avere hanno pensato all’adozione».
Le mostro un ghigno e lei solleva gli occhi al soffitto, ma non demorde.
«Ti tratteranno come una figlia e finalmente, dopo tanto tempo, tornerai ad avere una famiglia».
«Io una famiglia ce l’ho già», le ricordo, guardandola truce.
Tonia si sistema gli occhiali sul naso, facendoli risalire alla base degli occhi.
I capelli castani le scivolano sul viso, sfuggendo all’elastico. Deve avere poco più di trent’anni, ma sembra più vecchia.
Non è però brutta. Anzi, ha dei bei lineamenti e di solito con me è molto carina, ma negli ultimi tempi si è messa in testa di mandarmi via da questo posto, separandomi da Lorenzo, e i nostri rapporti non sono più quelli di un tempo.
«Non puoi restare qui e lo sai», mi ricorda con aria rassegnata, sfilandosi gli occhiali e sbuffando. «È la legge», mi ripete. «Dall’anno nuovo gli orfanotrofi cesseranno di esistere e i bambini verranno destinati a nuove strutture».
«E Lorenzo ed io non possiamo essere accolti in queste nuove strutture?».
Balzo in piedi, serrando le labbra e alzando il mento, a modo di sfida. Aggrotto la fronte, restando immobile al centro della stanza. Insomma, perché tutti possono restare e invece io devo andare via? Chi lo ha deciso?
«Fabiola!».
Tonia gira intorno alla scrivania, allargando le braccia.
«Quante volte te lo devo ripetere?», mi chiede. «Lorenzo sarà accolto in una casa famiglia, mentre tu…».
«Mentre io andrò con lui», mi impunto.
«Non è possibile».
Tonia scuote il capo.
«Perché?», le chiedo, incrociando le braccia sul petto. Merito almeno una spiegazione, no?
«Perché Lorenzo è un ragazzo problematico, che difficilmente verrà adottato, mentre tu…».
Tonia afferra un fazzoletto e comincia a pulirsi gli occhiali.
«Sei un tantino impertinente, ma sembra che il signor Dubois ti abbia preso in simpatia e la moglie ti adora».
«Vuol dire che anch’io comincerò a fare scenate come Lorenzo».
«Non provarci nemmeno».
Tonia alza la voce, puntandomi un dito contro.
«Non restereste comunque insieme».
«Perché?», mi impunto.
«Perché? Perché? Perché?», sbraita la donna che dopo mia madre è l’unica che mi abbia fatta sentire in qualche modo a casa.
«Perché ci sono cose che non posso spiegarti», osserva, infine. «Ti fidi di me?».
Vorrei risponderle, ma non mi lascia parlare.
«È la soluzione migliore per te», mi assicura.
La guardo da sotto le ciglia, per niente convinta, con le braccia piegate sul petto.
«Io voglio restare con Lorenzo».
«Non è possibile». Tonia batte una mano sulla scrivania, irritata. «Conoscendovi, finiresti con il trascinarlo nella tua assurda vendetta contro Marina Lovato ed io non posso permetterti di rovinare la tua vita e la sua!».
Ora sta urlando. Mi tappo le orecchie per non ascoltarla, ma lei mi raggiunge e mi allontana le mani con fare brusco.
Si porta le dita sui fianchi e mi guarda qualche istante in silenzio. Gli occhi castani brillano determinati.
«Lorenzo ha bisogno di pace e tu non sei in grado di dargliene».
«Se è per questo, da quando sono arrivata non ha più avuto attacchi di panico e ha anche smesso di fumare».
Tonia serra le labbra sbiancando ed io mi porto una mano alla bocca, cercando di rimangiarmi quello che le ho appena rivelato.
«Quel ragazzo mi farà morire di crepacuore», osserva ad alta voce, per poi tornare a me, con una smorfia di sopportazione sul viso.
«Mi stai dicendo che Lorenzo fuma?».
«Io non ho detto niente».
Mi piego nelle spalle.
«Ti ho sentito benissimo».
«No, avrai frainteso», le assicuro.
«Fingiamo di sì», borbotta, raccogliendo dei fogli sulla scrivania.
A un tratto solleva lo sguardo e incrocia i miei occhi.
«Lorenzo resterà ancora qualche mese con noi e poi dovrà passare in affidamento presso qualche famiglia», mormora di cattivo umore. «È probabile che ne cambierà parecchie, ma sarà felice di sapere che almeno tu avrai una casa, dei fratelli e dei genitori che ti vogliono bene».
«Non voglio andare in Francia», chiarisco.
«Invece ci andrai e un giorno, quando tornerai a trovarmi, mi ringrazierai», mi assicura, chiudendo un plico e alzandosi.
«Il caso di tuo padre è stato archiviato e tu continui ad accusare Marina Lovato del suo omicidio, pur non avendo prove». Scuote il capo. «A volte temo che la tua ossessione possa portarti alla follia».
«Marina è una stronza», le chiarisco risentita. «Mi trattava malissimo, quando papà non c’era e l’ho sentita con le mie orecchie che voleva scappare con i nostri soldi», le ricordo.
Tonia solleva gli occhi al soffitto rassegnata, per poi tornare a me, battendo ripetutamente le mani sui jeans.
Scuote la testa.
«Se resti a Roma finirai con il metterti nei guai e trascinerai anche Lorenzo in questa pazzia».
«Lorenzo non sa nulla di Marina», le ricordo. «Ti ho promesso che non gliene avrei parlato e l’ho fatto, ma non smetterò di interessarmi a quella donna, perché prima o poi riuscirò a dimostrare anche a voi che è una falsa e una ladra». Sento le labbra piegarsi in un sorriso, ma lo sguardo truce di Tonia smorza il mio entusiasmo.
«Parigi», mi ripete ed io stringo i denti.
Potrà mandarmi anche in capo al mondo, ma non dimenticherò quella donna e ora che si è sposata con Marco Fiore, non avrò problemi a seguirla anche dalla Francia.
«Cosa ti frulla per la testa?».
«Niente», le assicuro, ma Tonia mi conosce troppo bene per credermi.
Mi afferra un braccio e mi scuote leggermente.
«Ragazzina…», mi intima ed io sollevo le braccia, arrendendomi.
«Stavo pensando a Marco Fiore».
Tonia s’incupisce.
«Non starai pensando…».
«Ci ho provato», riconosco. «Le guardie del corpo, però, non mi hanno lasciato avvicinare», gli rivelo, contrariata.
«E cosa ti aspettavi?».
Tonia ride ed io la guardo truce.
«Farà del male anche a lui», le ripeto con sempre maggiore convinzione. «E la colpa sarà tua!».
«Fabiola, tuo padre è stato investito da un Suv e Marina Lovato, lo hai ammesso anche tu, non ha mai avuto una macchina».
«Sì, il suo amico però aveva un’auto», le rispondo, portandomi le mani sui fianchi.
«Aspetta…». Tonia mi fa cenno di rallentare. «Chi è questo amico?». Reclina la testa di lato, stringendo gli occhi leggermente, prima di sciogliersi in una risata. «Figlia mia, tu da grande devi fare la scrittrice», mi assicura. «Hai una fervida immaginazione e una capacità di raccontare…».
«Allora non mi ascolti?», sbotto, alzando la voce. «Il giorno in cui mio padre è morto, Marina era nella stanza da letto con un altro uomo ed io so che aveva nascosto molti soldi in una borsa che teneva nell’armadio».
«Fabiola…». Tonia scuote il capo.
«Puoi non credermi, ma io quell’uomo lo avevo già visto nella nostra casa».
«E se sapevi che…».
«Ho provato a raccontarlo a papà, ma lui non mi ha creduto», le dico, spazientita, gesticolando animatamente. «Ha riso e mi ha detto di rilassarmi, perché erano anni che non si concedeva un paio di giorni con gli amici, ma io ho insistito così tanto che alla fine mi ha accontentato», ricordo. «Ha fatto marcia indietro e mi ha detto che mi avrebbe messo in punizione per un mese, se quello che gli avevo raccontato non fosse stato vero», mi zittisco per qualche istante, per raccogliere le forze, mentre i ricordi mi travolgono. «Era tutto vero».
La voce mi viene meno e vedo finalmente lo sguardo di Tonia mutare.
«Lei era a casa con il suo amico e i soldi erano nell’armadio».
«Fabiola, capisco il trauma, ma gli adulti spesso tradiscono e anche se è ingiusto…».
«Allora, non vuoi capire», sbottò, esasperata. «I soldi sono spariti e lei ha giurato di non averli mai toccati».
«Fabiola».
Tonia mi serra le mani intorno alle spalle. «Devi rassegnarti! Marina Lovato non è una brava persona, ma non aveva nessun obbligo legale nei tuoi confronti e per quanto riguarda i soldi…», si piega nelle spalle. «Le indagini hanno dimostrato che i prelievi in banca avvenivano su un conto cointestato e l’ultimo a prelevare quei soldi è stato tuo padre».
«È inutile parlare con te», borbotto rassegnata, voltandole le spalle.

***

Lorenzo


È mezz’ora che cerco di aggiustare la ruota di questo piccolo camion che Enzo si è portato in gita.
Perché mai Michele gli abbia permesso di trascinarsi dietro questo giocattolo resta un mistero, ma ho imparato a tenere per me i miei pensieri, a meno che non si tratti di Fabiola. Solo con lei riesco a essere sincero. E pensare che è una ragazzina di dodici anni che, quando è arrivata al Biancaneve, piangeva dalla mattina alla sera ed io mi divertivo a tirarle i capelli.
Tonia mi rimproverava di continuo, ricordandomi che Fabiola aveva appena perso suo padre e che io, orfano da tempo immemore, dovevo capirla e aiutarla, invece di infierire sul suo dolore.
Solo che io non sapevo neppure cosa fosse il dolore, ma quegli occhi grandi e luminosi che mi fissavano in silenzio mi muovevano qualcosa dentro. Era come se dovessi prendermi cura io di lei e così mi sono seduto vicino a quella ragazzina, in quell’angolo del salotto, dove la sera Michele riunisce tutti i bambini, e in silenzio le ho preso la mano.
Sono rimasto lì a lungo, ascoltando i suoi singhiozzi, ma dopo qualche minuto il pianto si è calmato e mi sono accorto che mi poggiava la testa sulle spalle.
Credo di essermene innamorato allora, scoprendo così cosa fosse quel nodo che sentivo fermo e duro nel mio cuore. Era dolore che le lacrime scioglievano.
«Allora, hai deciso di scendere in sala da pranzo o pensi di continuare con la tua posa oltraggiata?».
Michele entra nella camera del bed and breakfast con la sua aria scanzonata e i capelli bianchi che gli sfiorano il colletto.
Aggrotto la fronte. Quanti anni avrà? Non sembra vecchio. Ha la pelle liscia, ma la testa sembra appena uscita da un sacco di farina.
Abbasso lo sguardo, per impedirmi di ridere. Non sono dell’umore adatto. Mi hanno costretto a questa gita per nani, con la scusa di dover dare una mano a Michele, solo per impedirmi di prendere a calci i francesi che vogliono portarsi via Fabiola.
Nessuno può separarmi da lei.
«Ancora furioso per la storia della ragazzina?».
«Non è una ragazzina», gli rispondo a muso duro. «È la mia donna».
«Donna…».
Le labbra di Michele si increspano leggermente ed io sono tentato di sferrargli un pugno, ma mi trattengo.
Non è con lui che devo prendermela, ma con Tonia. È stata lei che mi ha detto di prendermi cura di Fabiola ed è sempre lei a volerla mandare lontano da me.
«Non devi essere egoista».
Michele mi poggia una mano sulla spalla ed io lo respingo, con una spinta.
«Ehi! Sei impazzito?», sobbalza.
«Non voglio che mi tocchi e soprattutto non voglio che tu mi prenda per il culo», gli urlo, alzandomi e abbandonando quel catorcio senza ruote che Enzo chiama camion.
Volto la schiena al mio educatore, infilando le mani nelle tasche posteriori dei miei jeans, guardando fuori dalla finestra.
Non si vedono che campi intorno a noi.
Che razza di posto è questo?
«È facile parlare per te», gli dico a un tratto. «A te non stanno smembrando la famiglia».
«Non devi preoccuparti».
La mano di Michele si serra sulla mia spalla. «Tonia ed io ci sposeremo presto e avvieremo tutte le pratiche per continuare la nostra attività in una casa famiglia e tu, naturalmente, verrai a stare con noi».
Mi scosto, voltandomi a guardarlo.
«Quanti bambini potete seguire?».
«Sei».
«Allora te ne restano quattro».
«Non è possibile».
Michele scuote il capo, risoluto.
«Fabiola parte».
«Perché?», gli vado contro.
Lui arretra, ma non molla.
«Fabiola merita una famiglia vera».
«Ed io no?».
«Tu ce l’hai una famiglia», mi risponde piccato.
«Dove vado io, viene anche Fabiola», gli ricordo.
Michele scuote ancora una volta il capo.
«Lorenzo, te la senti davvero di privarla della possibilità di avere una famiglia per tentare di finire in affido?».
Non ribatto. Non so cosa rispondergli. Io voglio che Fabiola resti con me, ma so che le cose potrebbero essere molto più dure di quello che le ho prospettato e lei non se lo merita.
«I francesi hanno ottime referenze e contano su un patrimonio personale interessante. Potranno farla studiare, darle calore e offrirle un futuro luminoso. Cosa che tu, al momento, non puoi assicurare nemmeno a te stesso».
Sento i nervi guizzarmi sulla faccia. Serro i pugni lungo le braccia, mentre il panorama davanti a me scompare.
«Pensaci», mi dice, strizzandomi una spalla.
«Se cambi idea, noi siamo di sotto».


***

Due settimane dopo

Fabiola

La mia valigia giace nell’ingresso.
Ho indossato i vestiti buoni della domenica. Gli unici che ho: una gonna di jeans che mi sfiora il ginocchio e un maglioncino di lana azzurro. Ai piedi ho un paio di stivali che salgono fino al ginocchio.
Mi osservo le gambe. Sono tornite e dritte. Lorenzo dice che sono bellissime.
Faccio una smorfia. A me non piacciono. A dire il vero, non mi piace nemmeno Lorenzo.
Da quando ha saputo che i francesi sarebbero passati a prendermi alle tre del pomeriggio è scomparso nella sua camera e non è più uscito. Dovrei essere molto arrabbiata con lui. Non aveva promesso di prendersi cura di me? Invece ha permesso a Tonia di avere la meglio. Vado via. Lascio l’Italia e dico addio alla promessa fatta a mio padre.
«Sono arrivati», esclama emozionata la piccola Silvia, puntandomi addosso i suoi occhi chiari, attaccata alla giacca di Michele. Si porta un dito in bocca e mio malgrado sorrido.
Mi mancheranno tutti loro. Da almeno tre anni sono la mia famiglia.
«Sei pronta?».
Tonia è emersa dal suo ufficio. Si sistema gli occhiali sul naso e si piega leggermente per guardarmi bene in volto.
Mi sorride, ma in fondo allo sguardo noto una certa tristezza e mi commuovo.
Allargo le braccia e la stringo forte.
«Ti perdono», le sussurro, scostandomi, e i nostri occhi s’incontrano.
«È importante il tuo perdono», commenta con tono scherzoso, poggiandomi una mano sul capo.
«Puoi giurarci», le assicuro. «Non lo concedo a tutti», le rammento e lo sguardo di lei s’incupisce. «Lorenzo, per esempio, non lo perdonerò né ora né mai», aggiungo risentita, afferrando la valigia e sollevando lo sguardo su Michele.
«Vado».
«Sei sicura che non vuoi che ti accompagniamo?», mi chiede testa di neve.
Scuoto il capo, decisa.
«Odio gli addii», gli ricordo, ma dentro di me so che è solo un arrivederci.
Tornerò. Di questo sono certa.
«Telefona, appena arrivi», mi ripete per la millesima volta Tonia, con la voce incrinata.
Mi volto a guardarla e serro le labbra. Annuisco, incapace di parlare.
Devo andare via, se non voglio sciogliermi come neve al sole.
Socchiudo gli occhi, uscendo in giardino. Il sole è ancora alto e il cielo è limpido.
Mi mancherà Roma.
Inspiro l’aria nei polmoni e sollevo lo sguardo su quelle due figure quasi sconosciute che, nei loro abiti eleganti, mi sorridono incoraggianti.
La valigia pesa. Ne ho altre due, che Michele ha già sistemato nel taxi, ma questa dovevo portarla io. Contiene le cose più preziose. Quelle da cui non mi separerò mai.
La poggio a terra e il signore dai folti baffi e gli occhi blu cielo si muove, venendomi incontro. Sembra volermi aiutare, ma a un tratto vacilla travolto da Lorenzo che appare dal fondo della strada, correndo come un pazzo.
Smilzo e allampanato ha il viso rosso e gli occhi sgranati.
Si ferma a pochi passi da me, con le mani sulle ginocchia e il fiato corto.
«Pensavo di non farcela», osserva, tra un respiro e l’altro, con il petto che si alza e abbassa a ritmo sostenuto.
«Dove sei andato?», lo guardo truce. «Michele mi ha detto che eri chiuso in camera e non volevi vedermi».
«Ho mentito per poterti comprare questo», mi rivela, infilando una mano in tasca ed estraendone un braccialetto di corallo rosso.
«Dove lo hai preso?», gli chiedo, incredula.
«Al mercatino dell’usato», mi rivela.
«Non l’avrai rubato?».
Nascondo la mano.
Lorenzo mi afferra il braccio con decisione, armeggiando con il gancio. «Era rotto, così ho chiesto a Rosario di aggiustarlo».
Rosario è un barbone a cui a volte Tonia offre il pranzo e la cena.
Dorme a pochi passi dalla stazione ferroviaria ed è bravo a creare piccoli oggetti in ferro.
Sorrido appena.
«Mi dispiacerà non vederlo più».
«E non vedere me, quanto ti dispiacerà?», mi chiede a tradimento Lorenzo con gli occhi rossi.
«Tanto», gli confesso, sentendo il braccialetto intorno al mio polso scivolare.
Mi sollevo sulle punte e lui si abbassa un poco, così gli getto le braccia al collo.
«Sai che tornerò, vero?», gli sussurro in un orecchio e lo sento singhiozzare.
Se c’è una cosa che non sopporto è vederlo piangere.
È come se il mondo intero mi cascasse addosso. Tra noi due è lui quello forte. Almeno, così ho sempre pensato, ma forse mi sbaglio.
«Non fai che ripetermelo, ma io sono sicuro che ti dimenticherai di me, una volta lontana dall’Italia».
«Non succederà», gli ribadisco e cerco il suo sguardo per essere sicura che mi creda. «Tornerò e guai a te se sarai tu a non ricordarti di me».
«Non potrei mai dimenticarti, per niente al mondo».
«Fabiola, è ora di andare».
Dubois mi prende la mano ed io fatico a distogliere lo sguardo da quello di Lorenzo.
Lo rivedrò più? Gli ho detto di sì, ma ho paura che la vita si faccia beffa della mia determinazione.
«Se non tornerai, verrò a cercarti».
Lorenzo quasi mi legge nella mente ed io lascio la mano di Dubois per correre da lui. Gli getto le braccia al collo e lo bacio. Un bacio a labbra chiuse, per siglare la nostra promessa. In un modo o nell’altro ci ritroveremo.
Marianna Vidal, Per niente al mondo, Amazon, Kindle Unlimited.











giovedì 11 maggio 2023

The Golden Girl di Arianna Di Luna

È tra i best seller di Amazon, ha un numero interessante di recensioni e ha una trama al cardiopalma.

Oggi vi parlo di The Golden Girl di Arianna Di Luna.


Ecco a voi la trama:

Aaron Goldberg ha un grosso, grossissimo problema: sua figlia Delia è scomparsa il giorno del proprio diciottesimo compleanno, lasciando un biglietto beffardo in cui esprime tutto il disprezzo che prova per la sua ricchissima famiglia e per la vita che le si prospetta, annunciando di essere scappata con il chitarrista di un gruppo punk. La polizia ha le mani legate: Delia ha diciotto anni, il suo allontanamento è volontario, non può essere costretta a tornare indietro, e schiva una serie di investigatori privati con l’esperienza di una criminale professionista. C’è solo un uomo che può ritrovarla, l’ultima possibilità di riaverla a casa.

 Leon McEnroe.

 Il famigerato cacciatore di taglie.

 Leon ha trentatré anni. Di origini scozzesi, ex poliziotto, è un detective con le palle, ed è l’unico in grado di ritrovare subito Delia e di riportarla a casa. Peccato che la piccola miss Goldberg sia una ribelle fatta e finita e Léon non vada famoso per la sua pazienza, ma non sarebbe neppure un problema se Delia non fosse così odiosa. E così intelligente. E ironica. E bellissima.

 E Delia sarebbe persino disposta a scendere a patti se quello scozzese che ha il compito di riconsegnarla alla sua famiglia non fosse così prepotente. È così sprezzante e sarcastico. E così attraente.




 A spingermi a questa lettura sono state le tantissime recensioni. Il nome di Arianna Di Luna mi è passato spesso sotto gli occhi, così come le sue cover molto passionali, ma non c’era mai stata quella scintilla che mi spingeva all’acquisto. Fino a questa ragazza d’oro che tanto interesse suscita nei lettori.

Anche se, a dire il vero, a me le tipe come Delia stanno un pochino antipatiche. Forse perché da adolescente ne ho conosciute diverse e le ho subite, ma appena le vedo o ne leggo un prurito si diffonde per tutto il corpo. Sono le classiche ragazzine sveglie che si sentono meglio delle altre e danno il tormento a quelle che per tradizione vengono definite un po’ secchione e pallose… Quelle come la mia vecchia me, per intenderci. Figuratevi, dunque, se le cerco nei romanzi, ma Delia, a un certo punto, mi ha fatto tanta tenerezza e avrei voluto abbracciarla.

Insomma, la ragazzina, una volta, approcciata, non è male ed è molto più fragile di quello che vuole far credere.

Lui, Leon, è come da descrizione: poliziotto cazzuto, sveglio, solido e attraente.

Nella vita, uno come lui, ti salva le chiappe e scompare dalla tua esistenza, a meno che…

La storia è dinamica, piena di colpi di scena, coinvolgente. Non ti accorgi neppure che, per buona parte del romanzo, i due protagonisti interagiscono prevalentemente tra loro e gli altri restano in sottofondo. Detta così può sembrare una nota negativa e invece tutto corre con gli eventi e quando me ne sono resa conto ero così dentro la loro fuga, che volevo solo scoprire come andava a finire.

Per quanto riguarda la narrazione, la consiglio soprattutto a chi ama il genere che mescola poliziesco e romantico e considerato il successo riscontrato dal romanzo credo proprio che ce ne saranno tanti.

Personalmente preferisco altri intrecci, ma è solo una questione di gusti. Il romanzo è scritto bene, la storia fila, i personaggi sono ben caratterizzati e per me la vera scoperta è stata lei, l’autrice, Arianna Di Luna.

Come vi accennavo sopra, non avevo mai letto nulla di lei e mi ha sorpresa piacevolmente. Scrive bene. Le sue descrizioni non sono mai fumose, ma sempre fluide, essenziali, piacevoli. La struttura del romanzo è ben costruita e ti tiene con il fiato in sospeso fino alla fine, quando arriva il congedo dai lettori e dai personaggi che ti hanno tenuto compagnia per diverse ore.

Fortunata scoperta, dunque, la mia. Ora non mi resta che scorrere le varie trame per stabilire quale sarà la mia prossima lettura di Arianna Di Luna.

Alla prossima.

Marianna

 

Una calda estate in Texas di Lisa Kleypas

 Lisa Kleypas è una certezza. Conosce i suoi lettori e sa come prenderli al laccio.

Della serie “Travis” questo è il terzo volume e ci presenta un altro membro della famiglia texana più sexy del mondo Kleypas, Jack.

Jack è… tanta roba. Voluminoso, pacato, amante del buon cibo, delle belle donne e… solido.  Se c’è un problema da risolvere, lui non si tira mai indietro. Si rimbocca le maniche e affronta la questione.

 


Ecco a voi la trama:

Nonostante l’infanzia passata in una famiglia difficile, Ella Varner è riuscita a crearsi una vita serena, accanto all’affettuoso Dane e con un lavoro che ama: tiene una seguitissima rubrica di consigli su un giornale. Quando qualcuno ha un problema, scrive a Ella, e lei ha sicuramente una risposta. Ma quando è Ella ad avere un problema? Per esempio, quando la disastrata sorella Tara spunta fuori dal nulla per affidarle Luke, il figlioletto appena nato, e poi scompare? Con il suo spirito pratico, Ella si presenta da colui che tutti indicano come il padre di Luke, il miliardario Jack Travis. Un playboy impenitente, un uomo che guida sempre troppo veloce, vive troppo pericolosamente, e ama troppe donne. L’incontro tra i due sarà a dir poco esplosivo.

 

Che tu abbia avuto una famiglia disfunzionale o no, un Jack Travis nella vita fa sempre comodo. Io ne avrei davvero bisogno e non perché è milionario. Certo, quello aiuta sempre, ma è lui, la sua chiassosa famiglia, e tutto il mondo che lo circonda a farti sospirare per buona parte del romanzo. Lo definirei un principe azzurro moderno, un po’ ruvido, ma solido, essenziale, presente.

Lei, invece, è ancora una volta la donzella in difficoltà. Prima era stata la volta di Liberty, poi della sorella di Jack e ora è la volta di Ella. Non crediate, però, di trovarvi di fronte a figure femminili dal latte alle ginocchia. A modo loro sono forti, determinate, caparbie e resistenti. Se non lo fossero, non potrebbero tenere testa agli uomini che la Kleypas pone al loro fianco, ma hanno quella rilassatezza femminile che permette al maschio di casa di sentirsi essenziale, anche se in realtà a comandare in famiglia è sempre lei.

Quando leggi la Kleypas ti togli le scarpe, sprofondi nel divano e inizi a sognare.

I romanzi contemporanei, almeno in Italia, non hanno avuto lo stesso successo degli storici, ma a me piacciono molto, perché riescono a regalarti la fiaba, senza perdere quel realismo che è necessario per rendere credibile un racconto.

Dunque, se vi capita a tiro, non perdetevelo.

Non importa quando sia stato pubblicato un romanzo, c’è sempre tempo per recuperarlo. Le belle storie meritano sempre di essere lette, anche se scritte un secolo prima.

Detto questo, vi confesso che tra i quattro romanzi della serie Travis, “Una calda estate in Texas” non è il mio preferito, ma come gli altri è scritto molto bene. Ci si tuffa in un mondo, che è quello della famiglia Travis e ci si sente accolti, coccolati e amati, al pari di un membro della loro tribù. Forse a fare da discrimine è Ella che, poverina, è dolcissima, deliziosa e molto paziente… Ma la sua ossessione a restare con Dane, una sorta di compagno amico, mi ha un po’ fatto girare le scatole. Capirete leggendo… Per fortuna Jack non è uno che si tira indietro facilmente, perché se fosse stato per lei…

Ho adorato Luke. Non entro in merito alla questione maternità… Per me è inconcepibile rinunciare a un figlio. Preferirei che mi strappassero il cuore, ma se mi venisse affidato, come succede a Ella, be’, userei unghie e denti per non lasciarlo andare, perché ci sono amori che sono per sempre e quello di Ella e Luke lo è. Per fortuna c’è Jack!

Alla prossima.

Marianna

 

giovedì 4 maggio 2023

Bodyguard sotto copertura di Marianna Vidal


Buongiorno amiche delle belle letture!

Oggi esce il mio ultimo lavoro, Bodyguard sotto copertura, un romance, in senso stretto, che spero piacerà a chi è alla ricerca di una lettura fresca, divertente e piccante.





Ecco a voi la trama:

Mi chiamo Blake Morris e sono una guardia del corpo. Ho appena ricevuto una nuova identità, una lussuosa villa a Beverly Hills e carte di credito con un plafond illimitato.
Il mio nuovo incarico mi porta in California, a L.A. Qui mi occuperò della sicurezza della signorina Kelly Page, senza che lei ne venga a conoscenza, introducendomi nella sua cerchia di amicizie, per rendere meno sospetta la mia presenza nei luoghi che frequenta.
La mia vicinanza alla principessa sarà di tipo professionale e qualsiasi altra relazione non sarà contemplata.

Mi chiamo Kelly e sono la figlia del multimilionario Oliver Page, il presidente della Page International Car. Sono bella, anzi, bellissima, vivo in un posto da mille e una notte e posso permettermi un tenore di vita che la maggior parte di voi sogna, ma che ci crediate o no, ho anch’io i miei problemi. Una tragedia, quindici anni fa, ha colpito la mia famiglia e da allora mio padre gira con la scorta, mentre io passo le giornate irritandolo con le mie frequentazioni non abbastanza alla nostra altezza, attenta a tenere ben lontano l’amore.

L’ultimo soggetto che ho adocchiato, però, potrebbe portare la pace in famiglia: è da togliere il fiato, è schifosamente ricco e passa le giornate a osservarmi come se non avesse di meglio da fare.

C’è un unico problema: è determinato a resistermi. Non sa che le figlie ricche e viziate faticano ad accettare un no, anche a costo di lasciarci il cuore.

Disponibile in cartaceo, ebook e con Kindle Unlimited su Amazon.

Per chi volesse leggere il prologo, in anteprima, lo trovate qui!

Grazie a chi lo leggerà!