È difficile fare una recensione di un libro che si è aspettato tanti anni. In qualche modo il lettore è cambiato, è cresciuto e i suoi sentimenti si sono trasformati. Quando ci siamo innamorate di Edward Cullen, eravamo tutte più giovani e vedevamo in questo giovane vampiro romantico, tante passioni e illusioni che avevamo coltivato da adolescenti.
Le varie vicende turbolente di questo testo in qualche modo lo hanno tenuto lontano da noi e quando finalmente è arrivato tra le nostre mani una vita era passata e la nostra visione romantica era in qualche modo mutata. In realtà è un bene, perché quelle che cercheranno quell'Edward Cullen tra le pagine di MIDNIGHT SUN, a mio parere, non lo troveranno, perché era in qualche modo una figura proiettata dai sentimenti di Bella Swan. Eppure il libro comunque funziona e affascina come è giusto che sia, grazie a una prospettiva narrativa decisamente unica.
Edward è un freddo assassino che cerca, con costanza e dedizione, di controllare i suoi istinti omicidi, sopportando il peso della sua immortalità, condannato, rispetto agli altri suoi fratelli (ad eccezione di Alice che in qualche modo gli è più vicina) anche a dover ascoltare in eterno i discorsi ripetitivi e banali della maggior parte dell'umanità, nella quale si immerge per cercare di contenere il mostro che alberga dentro di lui.
La logica di Carlisle, ovvero quella di non dover per forza di cose accettare la propria natura contaminata, è diventata il suo credo, dopo un periodo di ribellione in cui ha cercato di seguire il suo istinto, non riuscendo, comunque, a sopportare il dolore delle sue vittime, proprio per la sua capacità di cogliere i pensieri degli altri esseri umani e non. È tornato nel seno della sua famiglia, dove tutti hanno una compagna o un compagno per l'eternità e lui è il solo a dover sopportare il peso della sua solitudine.
L'incontro con Bella è folgorante per via della sua mente singolare, l'unica che si sottragga alla sua capacità di lettura e da qui nasce il mistero dell'amore, alimentato poi da una conoscenza e da un calore che lo sfiorano dopo quasi un secolo di gelo e solitudine.
Tutta quella che sarebbe una classica storia d'amore, vissuta tra i banchi del liceo di Forks, i suoi boschi piovosi e i suoi paesaggi poco assolati, che avevamo già conosciuti anni prima, viene filtrata attraverso la mente di un assassino di un'altra epoca, un secolo andato, dove i ricordi di impulsi umani sono legati a un cerimoniale e a una mente che è molto lontana da quella dei ragazzi della nostra epoca.
La Meyer, che aveva già dato mostra delle sue capacità narrative, qui ci presenta un protagonista sempre in bilico tra il desiderio di uccidere e la consapevolezza di essersi innamorato dell'oggetto della sua ossessione e la lotta che Edward aveva intavolato già anni prima, per dimostrare di essere superiore alla natura malefica che la scelta di Carlisle ha risvegliato in lui, qui si sublima nel tentativo di essere migliore per lei, per poterle dare quello che davvero merita. Ma essere migliori significa lasciarla andare e permetterle di avere una vita umana o starle accanto, egoisticamente, godendo del tempo che avranno a disposizione?
È questo il grande enigma, quello con cui si chiude il romanzo e che potrebbe portare al continuo. Chi si aspettava una semplice storia d'amore, rimarrà deluso, perché MIDNIGHT SUN è molto di più. È il racconto di una mente complessa, di una creatura malvagia e nobile allo stesso tempo, è la storia dell'eterna lotta tra il bene e il male filtrata dall'animo di un solo personaggio.
Basti pensare a quel pezzo incredibile in cui Edward, seduto nella cappella dell'ospedale di Phoenix, dopo aver visto il filmato che il segugio ha lasciato per lui, delle torture di Bella, finisce per pregare un Dio a lui sconosciuto, ma che vede vicino a Bella, per dargli la forza necessaria per fare la cosa giusta. Romanzo assolutamente da leggere per tutti gli appassionati di questa storia, ma anche per quelli che non la conoscono.
TRATTO DAL ROMANZO:
Non pregai il mio Dio. Avevo sempre saputo, istintivamente, che non esisteva una divinità per quelli come noi. Non aveva senso che gli immortali avessero un dio; ci eravamo sottratti al potere di ogni divinità. Eravamo stati noi a darci le nostre vite, e l'unica potenza abbastanza forte da potercele sottrarre di nuovo era uno di noi.[...]Eravamo noi gli dèi del nostro universo alternativo. All'interno del mondo mortale, ma al di sopra di esso, mai schivi delle sue leggi, ma unicamente delle nostre.
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