Ho aspettato più di venticinque anni per leggere questo libro, praticamente da quando, da bambina mi sono imbattuta nei romanzi di Anne e Serge Golon dedicati all'intrepida eroina francese Angelica de Peyrac e Plessis-Belliere.
Dopo aver cercato, inutilmente, in tutte le librerie del paese, aver chiesto l'intervento di un amico libraio, rinunciai nell'impresa di riuscire ad avere tutti i volumi. Al tempo internet non era che un mondo misterioso e appannaggio di pochi.Mi accontentai quindi di vedere i film, pur rimanendo con questo desiderio inappagato di scoprire la vera storia di Angelica e Joffrey.
L'attesa dunque è quello che mi ha preparato all'incontro con questo undicesimo volume, così come l'attesa, a volte senza speranza, a volte palpitante, a volte disillusa, è quella che ha accompagnato Angelica nel corso dei quindici anni in cui è stata separata dall'amato marito, amato come nessun altro uomo incontrato nel corso della sua vita alquanto intensa.
Se in ANGELICA ALLA GUERRA, finalmente il Rescator era arrivato nella vita della nostra eroina, tutto questo libro ci regala lo scontro di carattere, il fascino, mai perso, di un personaggio che è saputo ripartire da zero, dopo essere precipitato nella disgrazia ed essere riuscito a ricostruire la propria esistenza pezzo per pezzo.
Angelica e i suoi amici ugonotti sono ospiti, non molto desiderati, da parte del Rescator e dei suoi pirati. La loro rotta li conduce verso il nuovo mondo, ma si trovano su punti opposti di una guerra che li ha voluti unire. Non si fidano di quel pirata strano, sempre mascherato, circondato da uomini di razze diverse, una minaccia per tutti loro che conducono una vita all'insegna della parola del Signore.
Angelica si scontra ben presto con il Rescator, per i suoi modi arroganti, ma comincia subito a sviluppare anche una strana attrazione, nata da una sensazione, non del tutto razionale, che l'uomo le ricordi di qualcuno molto amato e perso. Quando si arriverà alla sconvolgente rivelazione, che le svelerà tutta la storia di Joffrey de Peyrac, per Angelica inizierà una nuova lotta, la più importante, ovvero quella di riconquistare il suo amore perduto.
Joffrey è furioso con Angelica perché reputa che la donna non solo lo abbia tradito quasi subito dopo la sua scomparsa, ma che in fondo non l'abbia mai davvero amato e che si sia subito buttata tra le braccia del fascinoso cugino. Inoltre la presenza a bordo della piccola Honorine, di padre ignoto, e quella di Gabriel Berne, suo corteggiatore e aspirante marito, lo innervosiscono quanto mai. A renderlo ancora più furioso nei suoi confronti, è l'idea che sia stata una pessima madre per Cantor e Florimond, entrambi persi per sempre.
Angelica non trova il coraggio di confessargli l'orrore della sua vita negli ultimi anni, ovvero da quando si è sottratta alle voglie del Re, arrivando ad una sfida aperta e trasformandosi nella famosa Ribelle di Poitou, dopo la terribile notte di Plessis. Non crede sia giusto farlo soffrire con il racconto della morte di Cantor e quello della scomparsa di Florimond. Quello che ignora è che Joffrey ha da tempo ritrovato il figlio più piccolo, portato a vivere con sé.
Attraverso i ricordi, riemergono gli anni di sofferenza di Joffrey e tutti i suoi sforzi per ricostruire il proprio mondo perduto, ricco delle sue conoscenze e delle sue abilità. Pian piano però il rapporto con Angelica, fatto di contrasti, tumultuoso come il mare che attraversano, con tutte le sue insidie si risveglia potente e l'antica passione rinasce.
Innegabile che l'attesa abbia reso ancora più emozionante il viaggio, dominato da due personaggi forti, pieni di fascino, carismatici, in qualche modo estremamente simili. Nessun altro, al loro fianco, sarebbe riuscito a reggere una tale presenza. Insieme invece dominano ogni pagina, rendendo la loro storia indimenticabile.
FRASI TRATTE DAL LIBRO
Assomiglia a qualcuno che ho conosciuto. Forse è per questo che a volte mi sembra famigliare e mi comporto con lui come se mi fosse amico. La stessa classe di uomo, evidentemente, perché dire che "Gli assomiglia" è una metafora, visto che non ho mai visto il suo volto... Però questa disinvoltura, questo modo naturale di dominare gli altri o di burlarsi di loro...Sì, questo mi è familiare. E per il resto... Anche l'altro portava una maschera. (Angelica pensando al Rescator e paragonandolo al primo marito)
***
Si assapora bene la vita solo quando la morte è stata molto vicina, quasi inevitabile.
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—Non concedo maggiore importanza alle leggi del Islam di quelle dei paesi cristiani da dove provenite. —Siete un impuro —disse Angelica, spaventata. — Non avete assicurato un istante fa che eravamo stati salvati dalla tempesta dalla volontà di Dio? —Il Dio al quale ho ringraziato ha solo, secondo il mio parere, una relazione molto lontana con quello complice delle ingiustizie e delle crudeltà del vostro mondo...Il vecchio mondo corrotto —aggiunse con rancore.***
Era su quella nave, in presenza del quell'uomo, il Rescator, che Angelica si sarebbe incontrata in contatto con tutte le sue passate esistenze.
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La vita si scrive su una pietra più dura della cera semplice e duttile dei sogni. La sua forma si scolpisce con grandi cocci tagliati, che fanno male.***
No? E nonostante tutti, io, il Rescator, che conosce tutti nel Mediterraneo, vi posso assicurare che è stato stato molto vicino a voi.Angelica sentì che le sue ossa si scioglievano, che il suo corpo si dissolveva. Quasi senza rendersene conto, gridò: —No, no, non è vero! È impossibile! Se si fosse avvicinato a me, lo avrei riconosciuto tra mille. —Beh è qui dove vi sbagliate.(Angelica parlando al Rescator di Joffrey de Peyrac)
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Quando vi ho detto che la mia voce si è rotta molto tempo prima, è perché avevo chiamato qualcuno che era troppo lontano: Dio... ma in cambio lui mi ha concesso quello che volevo: la vita. È stato nello spiazzato di Notre-Dame. Pensavo che era arrivata la mia ultima ora. Ho invocato Dio, l'ho chiamato così forte che non mi restavano più forze...La mia voce si è rotta per sempre...Dio da e dio toglie. Tutto si paga.(Joffrey ad Angelica)
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Confessare una simile umiliazione sarebbe stato come scoprirgli una ferita vergognosa e ripugnante. L'avrebbe conservata per sempre, nascosta, con le cicatrici indelebili del suo corpo e del suo cuore, la bruciatura sulla gamba prodotta da Colin Paturel, la morte del piccolo Charles-Henri... Honorine, nata da una violenza anonima, pagava per gli abbracci che Angelica aveva accettato o cercato, Philippe, i baci del Re, la passione rustica ed esaltante del povero normando, principe degli schiavi, i piaceri grossolani e allegri che le aveva offerto il poliziotto Desgrez, quegli altri più raffinati che aveva assaporato con il duca de Vivonne. Ah e si era dimenticata di Racoski... E senza dubbio di alcuni altri, tanti anni trascorsi...vissuti...Da lei e da lui. Non si poteva chiedere che venissero cancellati.***
Honorine era lì, era il segno di tutto quello che era imperdonabile, il sigillo collocato sulla porta chiusa del paradiso perduto, come un tempo quelli del Re sulla porta del Palazzo del Gaio Sapere avevano significato definitivamente la fine di un mondo, di un'epoca, di una felicità.***
Sono una vecchia aquila di mare abituata alla solitudine. A parte dei brevi anni coniugali che ho vissuto un tempo con la vostra incantevole compagnia, le donne non hanno mai avuto che un ruolo momentaneo.(Joffrey ad Angelica)
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Ognuno dei suoi movimenti la commuoveva carnalmente fino al punto di farla tremare.(Angelica guardando il marito)
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Durante tutta la vita, aveva conservato per se, e quasi senza saperlo, la qualità unica di quei baci voraci e meravigliosi che si scambiavano, ridendo e mai sazi, nel tempo così lontano di Tolosa e che il sogno, che a volte cancella tutti i veli, era ritornato a restituirle come per miracolo.
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Era lui! Ah che dolore sentirlo così vicino e così lontano! «E malgrado tutto è su quel cuore che ho dormito, fu in quelle braccia che sono diventata donna. In Candia, sapendo che era, mi teneva nelle sue braccia e mi parlava con una tenerezza accattivante. Ma a Candia ero un'altra. Che colpa ne ho per le fatiche che mi ha portato la vita, che mi ha causato il Re? Quel Re con il quale mi accusa di averlo tradito, con il pretesto di disprezzarmi e di rifiutarmi. E mentre lottavo contro il Re, lui stringeva tra le braccia altre donne.
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Come era solo, solo come il vento. Così come lo aveva visto solo sulla landa, solo come lo erano gli uomini che non somigliavano a nessuno.(Angelica pensando a Joffrey)
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«Por fortuna —si diceva, sfregandosi energicamente i vestiti — si trovavano sulla stessa barca e non potevano evitarsi». La loro situazione attuale era fatta di felicità e tormento, perché, malgrado tutto, era lì, in carne ed ossa, e vederlo, parlargli era già un miracolo. Per tanto, ne potevano capitare anche degli altri di miracoli.
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L'amore ... la morte. Il tempo continuava a tessere la sua tela, intrecciando i fili del destino che crea la vita e la distrugge.
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Peyrac seppe conquistarli uno ad uno, grazie all'unico laccio che poteva esistere tra lui e quei selvaggi nudi: il gusto profondo per la terra e i suoi misteri.
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Il canto libera il dolore dell'anima. Ancora adesso, anni dopo, il suo petto si riempiva di grida che non potevano sbocciare. Si era abituato a quella mutilazione, ma nelle ore di angoscia lo sopportava male. Ore di angoscia che doveva ad Angelica.
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—Sono l'unico padrone a bordo, dopo Dio —rispose con durezza il Rescator—. Tocca solo a me fare giustizia.
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La mia vita oscilla tra due passioni: i tesori della terra e gli incanti del mare. — E le bellezze? —Esagerano. Diciamo che le bellezze hanno patto parte, occasionalmente di un'avventura o l'altra. La terra ed il mare, Jason. Due entità, due amanti esigenti. Quando ho dato troppo ad una, l'altra mi reclama.
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—Mia cara, ti amavo, ti piangevo...E adesso che ti ho ritrovato non ti ho aperto le braccia. L'uomo è fatto così. Soffre e poi guarisce. E allora dimentica la lucidità e la saggezza che conferisce il dolore. Traboccante di vita, si affretta a recuperare il suo vecchio bagaglio di illusioni, di piccoli timori, di rancori distruttivi.(Joffrey pensando ad Angelica)***
—Va tutto bene...Un po' di pazienza e sarà la fine!—La fine?—La fine della tempesta.(Angelica e Joffrey)
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Si, certo —annuì, divertito. — ... un'autentica sirena intrappolata nelle mie reti dal più profondo delle acque. La sua pelle è amara e fredda e ha paura dell'amore degli uomini. Che strano travestimento avete indossato, Signora de Peyrac.
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Ritornavano ad annodarsi tra loro i lacci della carne che, colmandoli di delizia e ricordi, li avevano conservati tesi l'uno verso l'altra attraverso lo spazio e il tempo.
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