Quanto conta la trama in un romanzo rosa? Era quello che mi chiedevo durante la lettura di LA SPIA SUDISTA di Nan Ryan, capitato letteralmente per caso tra le mie mani. Non avevo letto nulla di quest'autrice, ma sono in una fase di sperimentazione e ho ben accettato una penna nuova che potesse raccontarmi dell'amore in maniera diversa. Anche le ambientazioni americane non sono tra le più diffuse, ma per una che ha amato VIA COL VENTO con passione, ha letto il romanzo in diverse occasioni e ha dimenticato ormai le volte in cui ha rivisto il film, la guerra di secessione era un contesto alquanto familiare.
Eppure mentre leggevo il romanzo mille quesiti si formulavano nella mia mente, inducendomi a chiedere perché, malgrado l'intreccio appassionante, due protagonisti pieni di carattere e attratti da una passione notevole, qualcosa dentro di me non si lasciava conquistare pienamente. Sono tra le lettrici che credono che un buon intreccio sia la spina dorsale di qualsiasi racconto ed onestamente le vicende di Suzanna LaGrande, reginetta di bellezza, in una Washington divisa tra pro-unionisti e confederati, aveva tutti gli elementi del grande affresco storico. Eppure la scintilla non è scoccata.
Il racconto inizia con un prologo che subito ci catapulta nel vivo dell'azione, con una coppia di amanti che nel pieno del conflitto riesce a ritagliarsi un momento da dedicare alla passione. L'ammiraglio Mitchell B. Longley è un soldato coraggioso, dedito alla sua nazione, che però è rimasto catturato dalla bellezza di Suzanna. Mentre lui sembra averle donato il cuore, lei lo tradisce, sottraendogli importanti documenti che potrebbero compromettere la sua vita.
Con un abile salto indietro, scopriamo la vita di Suzanna e tutto quello che le è successo, portandola a trasformarsi in una spia al servizio della Confederazione e degli ideali del Sud. La vita sonnolenta, felice, prima della guerra è un breve miraggio in cui la vediamo sorella e figlia amata e viziata, poi innamorata e felice, mentre organizza le sue nozze ed la sua luna di miele in Europa. È solo però un sogno che la Guerra trasformerà in un incubo, facendole perdere tutto.
Rimasta sola al mondo, Suzanna decide di vendicarsi e di operare come spia per conto dei sudisti, utilizzando la sua avvenenza, promettendo senza dare, fino a quando non incontrerà l'ammiraglio Longley per il quale proverò sentimenti nuovi, che però non riusciranno ad imporsi sulla promessa fatta a se stessa.
La vendetta di Suzanna, il dolore di Mitchell, la guerra, la sua caduta in disgrazia e la sua risalita vengono raccontanti in un concentrato di poco più di trecento pagine, che lasciando dei vuoti incolmabili di analisi, di comprensione che ci inducono a chiederci se quelli che abbiamo di fronte siano solo uno schizzo dei personaggi, e quello che stiamo leggendo un riassunto di quello che sarebbe stato un romanzo appassionante.
Suzanna è vista attraverso l'esterno. Non capiamo perché la vendetta conti più dell'amore, se quello che prova per Mitchell sia solo una forte attrazione fisica, o un sentimento sincero ed onesto, così come l'infatuazione per il suo fidanzato ci appare quasi come una sinopsi letta sul retro del libro.
Il modo in cui viene descritta la battaglia in cui Mitchell viene ferito appare quasi imbarazzante per la sua semplicità, scaturita da una poca padronanza del contesto storico e della violenza della guerra, così come in modo ingenuo viene liquidata la sua partecipazione come spia nel complotto contro i soldati dell'unione.
Com'è possibile che venga riaccettata senza remore nella stessa società dove molto probabilmente ci sono donne rimaste vedove per colpa sua, uomini feriti, bambini rimasti senza padre? L'autrice ci lascia intendere che il fascino di Suzanna riesce a sedurre tutti e far dimenticare il suo ruolo nella guerra, ma onestamente è difficile che un lasso di tempo così breve possa far dimenticare o rimarginare le ferite che lascia una guerra.
Peccato davvero, perché c'erano tutte le potenzialità per un racconto avvincente, capace di conquistare i lettori che adorano questo genere di romanzi. Alla fine la presenza dell'avventura, dell'amore, il dinamismo del racconto sono sicuramente ingredienti da non sottovalutare, eppure l'abilità narrativa, alla fine, è quella che conta. Saper raccontare è il dono di poche penne e devo dire che quando un'ottima trama si incontra con un'eccellente capacità narrativa, allora siamo difronte ad un momento felice.
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