Come scrivere una recensione di un volume così tanto atteso e desiderato? Pur avendolo comprato appena uscito, ho impiegato un bel po' per leggerlo, frenata da vicende personali che hanno in qualche modo rallentato questo viaggio. O forse, nella mia lentezza, c'è stato, inconsciamente, il piacere di tenere con me personaggi che ormai, giunti al nono volume, sono diventati assolutamente familiari e che hanno reso un libro di più di mille pagine stranamente leggero e piuttosto scorrevole.
Ho letto pareri contrastanti e trovato anche lettrici deluse, ma ho difficoltà a capire la loro delusione arrivati a questo punto di questo viaggio, in quanto ci sono tutti gli elementi di forza di questa autrice. La Gabaldon è una scrittrice minuziosa che fa della ricerca storia, della ricostruzione del quotidiano, una forma indiscussa d'arte letteraria. Ci si immerge così profondamente nella realtà che ci descrive che sembra davvero di essere precipitati, come Claire, attraverso le pietre e di aver fatto un viaggio indietro dove il quotidiano ha il suo ritmo, ma è sicuramente una forma di costruzione che, arrivati a questo punto, sappiamo ci condurrà da qualche parte.
Non ci sorprende quindi il ritmo della storia, quel suo ricostruire, in maniera attenta, tutti i particolari della vita al Fraser's Ridge, dei racconti delle vite dei vari personaggi, i viaggi di andata e di ritorno, le storie che si sviluppano magicamente davanti ai nostri occhi, costruendo un vero e proprio mondo, una comunità dove Claire e Jamie continuano a essere una sorta di stella polare.
La trama de romanzo, senza spoilerare, ci presenta la coppia, quanto mai affiatata, che vive con gioia il ritorno di Bree e di Roger, che sono fuggiti del Ventesimo secolo, inseguiti da alcuni malintenzionati che sanno della loro capacità di viaggiare attraverso il tempo. Basta poco che sembra che non se ne siano mai andati e mentre Roger riprende il suo progetto di diventare pastore, Bree approfitta di un viaggio di lavoro (la richiesta di fare un ritratto) per rivedere William e approfondire i legami di famiglia.
Anche Ian parte per fare chiarezza sul suo passato, seguendo il suo percorso che lo ricondurrà al Ridge in qualche modo più completo di prima, ma i venti della guerra continuano a soffiare e anche sulle montagne si comincia a respirare un'aria turbolenta che indurrà la nostra mitica coppia ad affrontare, nuovamente, i mille pericoli che questo sempre comporta.
Senza dirvi troppo, bisogna dire che la Gabaldon riesce a mantenere le fila di un racconto fiume, con una marea di personaggi e di situazioni, che sul finale vanno verso una conclusione meritata e commovente, pur lasciando una serie di porte aperte che, inevitabilmente, ci porteranno ad aspettare ancora con trepidazione anche il decimo libro, chiedendoci se sarà davvero quello conclusivo.
Pur avendo inevitabilmente dei momenti di lentezza narrativa, la storia resta corposa, intensa, viva ed emozionante. Se devo trovare però una pecca, onestamente devo dire che la traduzione non mi ha convinta. Ci sono troppi errori, costruzioni discutibili, e una mancanza di cura che nell'edizioni precedenti non avevo notato. Peccato perché il romanzo merita decisamente un trattamento migliore da parte degli editori, pur avendo apprezzato la scelta di pubblicarlo come un unico volume, che dobbiamo alla Mondatori e che Corbaccio, invece, non aveva mai fatto. Era una forma di mancanza di rispetto nei confronti dell'autrice e anche dei lettori, lasciati in sospeso per mesi prima di poter terminare un viaggio come questo, che, innegabilmente, deve essere fatto tutto d'un fiato.
Nel complesso, comunque, resta un libro che assolutamente consiglio a tutti quelli che, come me, amano questa saga e che la stanno seguendo fin dal principio.
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