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sabato 25 marzo 2017

ORO SANGUE di J.R. Ward


Ho faticato un po' a ritagliarmi del tempo da dedicare alla recensione del sesto volume de LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO, pur avendo amato questa saga quasi nella sua totalità, in quando ogni volume è ricco di spunti e di storie che alla fine, in un modo o nell'altro, ti conquistano. I vari personaggi sono diventati in qualche modo degli amici che riconosco da un gesto o da una battuta, abilmente creati dalla penna di un'autrice che li caratterizza tutti con una propria personalità, anche diversa l'una dal'altra. 


Basta poco per vedere il mastodontico Wrath colto in un suo gesto abituale, ovvero quello di di togliersi gli occhiali da sole per  massaggiarsi gli occhi in segno di stress o Rhage arrivare con una delle sue battute divertenti o la sua fame insaziabile. Eppure, tra tutti i fratelli finora incontrati, Phury è quello che mi ha suscitato più perplessità e la sua storia d'amore con Cormia, l'Eletta destinata a diventare la sua prima compagna, non è riuscita a prendermi come tutte le altre.  Il racconto del loro amore mi è parso tra i meno coinvolgenti, separati l'uno dall'altro, ciascuno preso dal proprio percorso di crescita o di distruzione e devo dire che sono stata portata avanti nella lettura soprattutto da tutti gli altri personaggi a cui viene dato uno spazio da coprotagonisti effettivamente molto ampio.


Sarà che la propensione al sacrificio di Phury mi è parsa spesso come un tentativo di autodistruzione, una forma di fuga dalla vita e dalle sue responsabilità, oltre che dal dolore. Certo la sua scelta di immolarsi alla Vergine Scriba per diventare il suo Stallone da Monta per le 40 Elette che vivono nell'Altra Parte, in attesa di essere "usate" per il nobile scopo di incrementare la razza dei guerrieri, è stato apprezzato soprattutto alla luce del fatto che ha permesso a V. di coronare il suo amore per Jane e di questo gli sarò eternamente grata.


Quello che però domina Phury è in questo volume è la sua  dipendenza dal fumo rosso, a cui si è abbandonato per superare il rifiuto di Bella, che gli ha preferito il fratello Zsadist. Adesso non c'è più amore, ma solo disperazione assoluta, che portano il personaggio vero gli abissi della distruzione, al punto da diventare un pericolo per tutti loro.
La base della sua disperazione però mi è incomprensibile, soprattutto se si pensa che infondo Bella non lo ha mai amato e la sua è stata solo una fantasia. Cormia invece sembra vivere e crescere in un universo tutto suo, quasi lontano da Phury, mentre scopre la realtà nuova in cui il Primale l'ha portata, ma la maniera in cui lui la lascia sempre sola, abbandonata a se stessa, è davvero avvilente, come la sua incapacità di ribellarsi pienamente e di conquistare uno spazio nel mondo.


Le quattro pareti della camera da letto in cui lei si rinchiude in qualche modo ricordano l'isolamento dell'Altra Parte in cui l'Eletta viveva prima dell'incontro con Phury. A lui spetterà il compito di  creare un nuovo ordine e  una nuova tradizione per poter affrontare la guerra che diventa sempre più insidiosa e che permetterà a Cormia di avere la vita che voleva. 


Alla fine questa coppia di innamorati appare per tutto il romanzo troppo reticente ed insicura nei propri sentimenti, incapaci di lottare per l'affermazione di quello che provano davvero. La Ward si è concentrata più sulla loro dimensione interiore, sul loro percorso, senza offrirci una storia d'amore disperato alla Bella e Zsadist, alla Rhage e Mary, o Vishous e Jane. Nel caso di tutte queste altre coppie ho trovato quella ragione disperata che diventa la base della propria esistenza, che cambia il baricentro dell'universo di ciascuno di loro. Quando l'amore viene visto in maniera così viscerale, assoluta, ci appare logica persino la disperazione di Thor, scomparso dalla vita di tutti loro, persino del piccolo John, dopo la perdita straziante di Wellsie. La scomparsa della propria shellan è vista come il dolore insuperabile per un guerriero. Eppure confesso che fino alla fine del romanzo, Phury mi ha dato la sensazione di aver accolto Cormia come un ripiego, non come l'amore che purifica e riscatta. Inoltre, spesso dominato dal famoso Mago, Phury fa delle scelte quanto mai discutibili che lo isolano e allontanano dal gruppo.


Alla fine confesso che la bellezza di questo sesto volume l'ho trovata soprattutto negli altri personaggi, che portano la storia avanti con passione e coraggio trasformando anche questa parte in una lettura fondamentale per le vicende della Confraternita. John, Quinn e Blay dominano la scena con la loro amicizia e con la contrapposizione con Lash. Il tragico passato di John, da lui mantenuto segreto anche con Thor, viene alla luce nel peggiore dei modi e Quinn, il più focoso del gruppo, pur di difendere l'amico ,compirà un gesto destinato a stravolgere il loro destino. 


Si chiarisce anche il suo rapporto con Blay, che sembra al momento destinato a covare un amore non corrisposto per l'amico. I tre vengono accolti nella Confraternita con un ruolo diverso da quello di fratello, ma comunque attivi nella lotta. Toccante il momento in cui John ritrova Thor (recuperato da un singolare nuovo personaggio odiato da tutti, Lassiter, l'angelo caduto), ma il vampiro che è tornato non ha più nulla a che vedere con il maschio felice che lo aveva accolto nella sua casa. La gioia di John quindi è velata di tristezza e di timore per la disperazione che potrebbe travolgerlo di fronte all'ennesima perdita. 


Il rapporto tra John e Xhex si approfondisce anche se lei, pur provando una strana attrazione per il ragazzo, lo mantiene a distanza. Bellissima la scena in cui lui, completamente ubriaco, la insegue e nell'immagine allo specchio di se stesso sembra quasi riconoscere il vecchio Io, quel Darius di un'altra vita, che è il geloso segreto che l'autrice custodisce con i suoi lettori. I lineamenti di John gli sono estranei; solo gli occhi gli sono familiari, lo sguardo di un uomo vecchio, o meglio "antico".   Adoro John e confesso che  è uno dei miei personaggi preferiti.


Se la storia di Phury e Cormia resta alquanto fredda, il romanzo è corale e arricchito di splendidi personaggi che conquistano, basti pensare a Quinn, rifiutato dalla famiglia perché diverso e quindi imperfetto, per via di un occhio verde ed uno azzurro. Il modo in cui il suo stesso sangue lo ripudia è avvilente, come tenero il momento in cui, grazie ai fratelli, si rende conto di non essere più solo e di aver trovato una vera famiglia pronta ad accoglierlo. Sarà l'incaricato della sicurezza di John e anche il nuovo tatuaggio fatto dalla sapiente mano di V sembra aggiungere fascino al personaggio.


 Intanto assistiamo alla metamorfosi di Lash che si trasforma nel malefico figlio dell'Omega. Aveva già tutte le carte in regola, a mio parere, e nel romanzo assistiamo al salto di qualità. Peccato che nessuno sembra essersi reso conto che il ragazzo è ancora vivo e peggio ancora che sia diventato lo strumento principale dell'Omega. In questo volume la guerra tra vampiri e lessers infatti è diventata feroce, con perdite terribili da parte della glymera. Rhevenge viene nominato nuovo leahdyre, malgrado l'oscuro segreto sulla sua natura. Molto spazio viene dato anche al Reverendo, di cui scopriamo pezzi del suo passato, come l'omicidio del padre, un symphat da cui ha ereditato una parte della sua identità, quella malefica. Rhev è in lotta continua con il suo lato malvagio.

L'amore per la madre e la sorella in qualche modo lo tengono ancorato al lato morale, al bene, ma il modo in cui, attraverso la dopamina, cerca di annullare la sua natura è comunque terribile a vedersi, in quando vive come sospeso. Emerge in queste pagine la sua lotta continua, asfissiante, che lo induce quasi a vedere qualcosa di positivo nel suo rapporto malato con la Principessa, ovvero la Carnefice che lo ricatta da ben 25 anni. Solo con lei, infatti, può vivere momenti di assoluta libertà, anche se a carissimo prezzo.


Nel complesso il romanzo è imprescindibile, come dicevo prima, nell'evoluzione della storia e un buon voto lo merita grazie alle vicende degli altri personaggi. Phury e Cormia, come coppia meritano una sufficienza, ma considerando le emozioni che regalano gli altri il giudizio si alza.


FRASI TRATTE DAL ROMANZO




ORO SANGUE

"Blay era di quanto più simile ad un angelo Qhuinn avesse mai conosciuto.

***

"Non avete di che preoccuparvi. I giusti non sempre operano correttamente, ma le loro anime restano pure"
(Lassiter l'angelo Caduto)

***

"Mi sento come se fossi su uno scaffale. Come se mi avessero dato le parole della storia della mia vita, ma come se fossi un libro non letto.

***

"Darei la mia vita per te, con o senza quel pezzo di carta!"
(Qhuinn a John durante il giuramento di fedeltà)

***

"Per nessuna buona ragione, pensò a Xhex. Xhex era una tempesta fatta di sfumature di nero e grigio ferro, potere al guinzaglio, ma non per questo meno letale nel suo controllo. Cormia era un giorno di sole che proiettava un arcobaleno di luce. Si mise una mano sul cuore e si inchinò per poi andare. Mentre si avviava verso la sua camera, si chiese se preferiva la tempesta o il sole.

***

Questo era il dono della guarigione, pensò. L'abilità di essere qui in questo momento, con la femmina che amava ed esserne pienamente consapevole, completamente sveglio, completamente presente, senza smorzature.

***

"Cosa ti porta nella mia proprietà? chiese Rhev reggendo la tazza con entrambe le mani per assorbirne il calore.
"Ho un problema!"
"Mi dispiace ma non posso risolvere i tuoi problemi di personalità
(Rhev a Lassiter)

***

"Se mi conoscessi davvero, tutto quello in cui credi cambierebbe.
"Il tuo cuore resterebbe lo stesso ed è quello che amo.

*****





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