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domenica 30 agosto 2015

La storia di una bottega di Amy Levy

Se amate "Piccole donne" e i libri della Austen, dovete assolutamente leggere "La storia di una bottega" di Amy Levy, edito dalla coraggiosa casa editrice Jo March.
E' un prodotto confezionato bene, con stile ed eleganza, come già accaduto con il fortunato "Nord e Sud" della Gaskel, che attira le simpatie delle lettrici avezze alla letteratura inglese dell'Ottocento.
La storia è delicata e piacevole, con diversi colpi di scena, che mantengono desto il lettore. 
Il paragone con "Piccole donne" e con i romanzi della Austen, tra cui anche "Orgoglio e pregiudizio" è costante, perchè vi sono elementi che li riportanto alla mente, ma non ti annoiano, anzi, ti scaldano il cuore.

L'elemento interessante ed originale è l'emancipazione femminile.
Le quattro sorelle, rimaste orfane, decidono di investire su se stesse e dopo aver venduto tutti i loro averi, per pagare i debiti lasciati dal padre, aprono un negozio di fotografia e nonostante le difficoltà iniziali l'iniziativa si rivela vincente.
Il contatto con il mondo del commercio, permette loro di conoscere una società diversa da quella frequentata in precedenza, ma i valori trasmessi dalla famiglia, non si incrinano, nonostante tutto.
Alla fine, solo una di loro, continuerà a svolgere quel mestiere, le altre, invece, prenderanno altre strade, molto più convenzionali. Fatta eccezione, per una di loro, che, come nel classico della Alcott, perderà la vita.
Basta, rivelarvi particolari, che fanno parte della narrazione.
Il libro vale la pena e dunque non mi resta che consigliarne la lettura, lasciandovi alla trama.
Nella Londra di fine Ottocento, le giovani sorelle Lorimer perdono improvvisamente il padre e finiscono sul lastrico. Rifiutandosi di accettare un destino che le vedrebbe divise tra i vari familiari che si sono offerti di dar loro ospitalità e protezione, scelgono di restare insieme e di sopravvivere con le proprie forze: fra lo sgomento generale, si trasferiscono nell'affollata e viva Baker Street, nel centro di Londra, e aprono una bottega di fotografia. Lacerate dai dubbi, sballottate dai colpi della fortuna, eppure appassionate e tenaci, Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny cercano di resistere alle privazioni e di conquistarsi uno spazio nella società, difendendo un'indipendenza per nulla scontata nella tarda età vittoriana. Nel 1888, Amy Levy realizza un originale e raffinato ritratto di donne emancipate e moderne, utilizzando una metafora assolutamente calzante, quella della tecnica fotografica. Come la fotografia imprime, con leggi e codici del tutto nuovi, la realtà, stravolgendo per sempre l'arte e il concetto di immagine; nella stessa misura, le quattro protagoniste rivolgono uno sguardo più genuino alla vita, incarnando una donna, al contempo idealista e concreta, che annuncia il mutamento rapido e inarrestabile della condizione femminile alle porte del ventesimo secolo.

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