Quando ho iniziato Una inutile scommessa, ero incuriosita dalla premessa: una giovane donna dell’aristocrazia inglese del primo Ottocento, Leonora Freemantle, scommette con lo zio di riuscire a trasformare un rude e schietto soldato, Morse Archer, in un perfetto gentiluomo. L’obiettivo? Ottenere i fondi per aprire una scuola per ragazze indigenti, in linea con il suo forte senso di giustizia sociale e il desiderio di indipendenza.
È una premessa interessante, con un’inversione di ruoli inconsueta nel romance storico: qui è la donna che “educa” l’uomo, non il contrario. E la questione dell’estrazione sociale – lui povero e privo di modi, lei benestante e libera – avrebbe potuto offrire spunti stimolanti.
Eppure, dopo un inizio promettente, la narrazione perde mordente.
Il conflitto iniziale si diluisce ben presto in un’alternanza di tensioni fisiche, gelosie mal riposte e incomprensioni che si accumulano senza reale progressione. I personaggi sembrano impantanarsi in dinamiche ripetitive e, per quanto sia evidente l'attrazione tra i due, il racconto fatica a renderla credibile su un piano emotivo più profondo. C’è molta fisicità, ma poca vera trasformazione interiore.
Il linguaggio è scorrevole, certo, ma non sempre incisivo, e manca di quei momenti di svolta che riescono a dare ritmo e spessore a una storia d’amore.
Un aspetto che però ho apprezzato è l’ambientazione. La società di Bath è ben resa e offre una cornice storicamente plausibile, con la sua rigida stratificazione e l’ossessione per le buone maniere. Anche il desiderio di Leonora di emanciparsi attraverso l’istruzione e l’azione sociale è una nota interessante, benché venga spesso soffocato dalla componente sentimentale.
C'è un dettaglio che, a mio parere, merita una riflessione in più: lo zio di Leonora. Fin da subito si configura come una figura chiave, quasi un giudice imparziale che osserva lo svolgersi della "partita" tra i due protagonisti. È un personaggio enigmatico e intrigante, che viene tenuto volutamente in ombra, che in realtà è forse il personaggio più interessante dell'intera narrazione.
In definitiva, Una inutile scommessa è un romanzo con un buon potenziale e qualche intuizione interessante, ma che – almeno per me – non riesce a sviluppare appieno i suoi spunti. L’attrazione tra i protagonisti diventa il motore quasi esclusivo della trama, lasciando in ombra temi più profondi come la crescita personale, il superamento delle barriere sociali e la rielaborazione del lutto.
Una lettura piacevole a tratti, ma poco coinvolgente nel complesso. Forse adatta a chi cerca una storia d’amore leggera e convenzionale, con un pizzico di ambientazione storica. Se invece cercate un romance con più profondità e dinamiche meno prevedibili, potrebbe lasciarvi un po’ freddi – come è successo a me.