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venerdì 18 aprile 2025

Buona Pasqua da Vita d'autrice

In questo breve video, voglio semplicemente condividere con voi un pensiero, un’emozione, un augurio che nasce dal cuore.
Pasqua è un tempo di rinascita, di silenzi pieni e di piccoli gesti che scaldano l’anima.
Con le mie parole, spero di arrivare a voi, anche solo per un istante, con sincerità e gratitudine.

Grazie per essere parte di Vita d’autrice. Vi auguro una Pasqua luminosa, a modo vostro.

🕊️ Con affetto,

Felicia o, se preferite, Marianna Vidal




sabato 12 aprile 2025

Vita d'Autrice: La Mia Storia e Come Ho Iniziato a Scrivere

Non avevo mai fatto un video per parlare di me.
Chi mi conosce lo sa: preferisco raccontarmi tra le righe dei miei romanzi, lasciando che siano i personaggi a parlare per me.


 Ma oggi, per la prima volta, ho deciso di metterci la faccia — letteralmente — e raccontarti chi sono, da dove nasce il mio amore per le storie sentimentali e perché ho scelto di scrivere romanzi che parlano di emozioni, legami, rinascite.

🎬 Qui sotto trovi il video dove mi presento. È una chiacchierata semplice, sincera, fatta col cuore… e con un po’ di emozione.

Ho deciso di provarci perché desidero davvero creare un legame più diretto con chi mi legge — e magari con chi ancora non mi conosce, ma ama le stesse cose che amo io: le parole che fanno battere il cuore.

📺 





🌹 Una scrittrice romantica (e un po’ timida)

Scrivere d’amore non è solo raccontare storie: è donare un pezzo di sé, ogni volta.

Se sei curioso/a di scoprire chi c’è dietro le pagine dei miei libri, questo video è il punto di partenza.

E se anche tu ami i romanzi che parlano d’amore, di crescita, di seconde possibilità… allora siamo già molto più vicini di quanto credi.


✍️ Ti va di raccontarti anche tu?

Se scrivi, leggi o semplicemente sogni a occhi aperti, lasciami un commento.
Questo spazio è nato per condividere, ascoltare, emozionarci insieme.


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#MariannaVidal #VitaDAutrice #RomanziSentimentali #RomanceItaliano #ScrivereDAmore #AutriceRomance #ScritturaFemminile


venerdì 4 aprile 2025

Uno scozzese va alla stagione di Roberta Ciuffi

Pubblicato lo scorso marzo, "Uno scozzese va alla stagione" di Roberta Ciuffi è un romance storico con un pizzico di ironia.



Di cosa parla? Ecco a voi la trama in breve:

Shug è un laird scozzese, rozzo quanto affascinante, deciso a trovare un marito per sua sorella nella sofisticata Stagione londinese. Ma a Londra non troverà solo nobiltà e tè delle cinque: farà invece la conoscenza di Nola, un’irlandese scaltra e misteriosa con un passato da truffatrice e un sorriso che può mettere in crisi anche il più testardo degli highlander. Può davvero un uomo d’onore innamorarsi di una donna che vive d’inganni?

Cosa dirvi? "Uno scozzese va alla Stagione" è una ventata d’aria fresca nel panorama del romance storico. 

Roberta Ciuffi riesce a mescolare con maestria umorismo, tensione romantica e personaggi fuori dagli schemi. Nola è una protagonista brillante, indipendente, lontana dai cliché del genere; Shug è l’archetipo del rude dal cuore tenero, che conquista pagina dopo pagina.

La narrazione è scorrevole, i dialoghi frizzanti e l'ambientazione ben curata. Ci si muove tra balli dell'alta società e imbrogli da strada, con una leggerezza che non scade mai nella superficialità.


A chi potrebbe piacere?

A chi ama i romanzi storici ma cerca qualcosa di diverso dal solito duca tormentato.

A chi vuole una protagonista femminile che sappia farsi valere.

A chi ha voglia di ridere, sospirare e tifare per una coppia fuori dagli schemi.

🌟 Voto: 5/5

Insomma, è una lettura romantica, ironica e sorprendente. 

Se ce ne fosse bisogno di dirlo, Roberta Ciuffi conferma ancora una volta la sua bravura nel rinnovare i canoni del rosa storico con intelligenza e stile.

E voi? Lo avete letto? Cosa ve ne sembra? Fatemelo sapere nei commenti.


martedì 18 marzo 2025

Adım Farah: un turbine di emozioni che ti catturerà

 Ami le serie televisive? Allora appuntati questo titolo: Adım Farah, Il mio nome è Farah! Non te ne pentirai. Adım Farah è una serie che ti tiene incollata allo schermo dall'inizio alla fine.





Immagina una donna forte e coraggiosa, che ha un unico scopo nella vita: proteggere il figlio malato, costi quel che costi. Ma il destino la mette sulla strada di Tahir, un uomo pericoloso, un sicario che inizialmente sembra il suo peggior incubo, ma che pian piano diventa qualcosa di inaspettato…




C'è tutto: tensione, emozioni fortissime, colpi di scena e un rapporto che si evolve tra due anime segnate dalla vita. E fidati, la chimica tra Demet Özdemir ed Engin Akyürek è fuoco! Se ami le storie intense, con personaggi profondi e una trama che non ti lascia respirare, questa serie è perfetta per te!




È una storia che ti entra dentro! C'è sofferenza, sacrificio, ma anche speranza. E poi c'è Tahir… Interpretato con maestria da Engin Akyürek, è l'uomo da cui dovresti stare lontana, ma che non puoi non amare!



C'è da dire che non è solo una storia d'amore: ci sono mafia, intrighi, suspense, colpi di scena infiniti. Farah non è una protagonista debole, anzi, è una donna che combatte con le unghie e con i denti per il suo bambino. E Tahir è un enigma: all'inizio lo odi, poi ti rendi conto che è molto più di ciò che sembra. Fidati, una volta iniziata non riuscirai a smettere!


Se non l'avete intuito, Adım Farah è una serie turca. Si compone di 27 puntate, suddivise in due stagioni. Ed è tratta da un prodotto argentino, "La chica que limpia".




In estrema sintesi: Adım Farah è la storia di una giovane donna iraniana che fugge dal suo paese, con la speranza di raggiungere la Francia. Durante il viaggio scopre di essere incinta e si ferma in Turchia, dove trova lavoro come donna delle pulizie e dà alla luce il suo bambino che, scopre presto, essere affetto da una rara malattia. Adım si rimbocca le maniche e riesce a garantire una dignitosa sopravvivenza al figlio, nell'attesa di trovare un modo per salvarlo. Una sera, però, mentre pulisce un locale che non sa essere gestito dalla mafia, suo malgrado, assiste a un omicidio. Tahir ha il compito di chiuderle la bocca, ma il loro incontro è solo l'inizio di un'avventura che li porterà dove nessuno dei due aveva mai immaginato.




Farah è una donna straordinaria, disposta a tutto pur di salvare suo figlio, mentre Tahir è un personaggio che ti rapisce, con le sue mille sfumature, rese in modo magistrale dall'attore, considerato uno dei migliori sulla piazza.



I diritti su Adım Farah sono stati acquistati da Mediaset e da giugno dovrebbe essere trasmessa in prima serata. Non perdetevela!

lunedì 17 marzo 2025

Per 100 giorni di Lara Adrian

Anche questa settimana, tra i romanzi rosa, il primo posto è occupato stabilmente da "Déjà- vu" di Angelica Romanin, di cui abbiamo parlato nelle scorse settimana. A tallonarlo, "Per 100 Giorni" di Lara Adrian.




Ecco a voi la trama:

Sto scappando dal mio passato.
New York doveva essere un nuovo inizio per me.
Invece sto annegando nei debiti e nella disperazione.
Poi, il miracolo: trovo un lavoretto facile facile come house-sitter.
Improvvisamente, vivo come una principessa in un grattacielo di Manhattan.
Ma nel mio castello da favola si nasconde un lupo.
Il suo nome? Dominic Baine.
È un miliardario dallo sguardo pericoloso.
È bastata un’occhiata e mi ha conquistata.
È bastato un suo tocco per prendere fuoco.
Posso resistere alla sua oscura tentazione?
Oppure lascerò che il Grande Lupo Cattivo mi divori?


Il profumo dei ciliegi di Rosalie Schmidt

Questa settimana, tra i romanzi d'amore storici, troviamo "Il profumo dei ciliegi" di Rosalie Schmidt.



Ecco a voi la trama: Un segreto di famiglia a lungo custodito

Siamo negli anni Settanta dell’Ottocento e Clara Winterfeld, una giovane donna di ventiquattro anni, desidera essere d’aiuto alla sua famiglia. Per garantire la stabilità finanziaria della loro sala da tè a Berlino accetta di sposare Franz, un suo ricco amico d’infanzia. Il suo cuore però appartiene al mercante di tè giapponese Akeno, che commercia tè verde, una prelibatezza ancora sconosciuta in Europa. Dopo una notte appassionata, Akeno parte per il Giappone. A Clara rimane poco più che una pila di lettere e un prezioso barattolo di tè. Quando, alcuni mesi dopo, scopre di essere incinta, non riesce a capire di chi sia il bambino che porta in grembo... Disperata ma coraggiosa, desidera solo seguire il suo cuore e lasciare Franz. Ma riuscirà mai a rivedere Akeno?

Un segreto di famiglia a lungo custodito, il fascino di una terra lontana e il mondo aromatico del tè.

«L’autrice è riuscita attraverso le pagine a farmi percepire tutte le varie miscele e mi è venuta subito voglia di una bella tazza di tè fumante.»

«Amore, tè e Giappone: un esordio pregevole al quale do cinque stelle.»

Rosalie Schmidt

È lo pseudonimo di Karla Schmidt. Lavora come editor e docente di drammaturgia e storytelling esplorando diversi generi letterari, dal thriller psicologico alla fantascienza fino ai romanzi storici. Dopo venticinque anni a Berlino, è tornata a vivere con le due figlie nella sua città natale, Gottinga, per aiutare i genitori nella gestione del negozio di tè di famiglia. La Newton Compton ha pubblicato Il profumo dei ciliegi.


mercoledì 12 marzo 2025

Non è mai troppo tardi di Danielle Steel

Una vita intensa, una scrittrice assai prolifica, onorata con il titolo di "Cavaliere dell'ordine della arti e della letteratura", ha venduto più di un miliardo di copie dei suoi romanzi. Avete mai letto qualcosa di Danielle Steel?



Oggi vi propongo "Non è mai troppo tardi". Ecco a voi la trama:

Dopo la morte dell'amato marito, Kezia Cooper Hobson decide di lasciare la loro casa di San Francisco e trasferirsi in un lussuoso attico a Manhattan, dove sarà più vicina alle due figlie. A solo un paio di settimane dal suo arrivo, però, dalla terrazza di casa assiste in diretta a un devastante attacco terroristico e la donna si ritrova, insieme al vicino, la famosa star del cinema Sam Stewart, a prestare aiuto in questa situazione di emergenza. Sconvolti e traumatizzati dagli eventi vissuti, ma anche determinati a offrire la loro assistenza a chi ne ha più bisogno, nelle settimane successive Kezia e Sam si avvicinano sempre di più, mentre le figlie di lei, sebbene sorprese dalla nuova amicizia della madre, sono entrambe più concentrate sulla propria vita amorosa. Per tutti, quella sarà un'estate di rinascita e rinnovamenti, in cui la donna imparerà che le difficoltà che sta affrontando sono proprio ciò di cui ha bisogno per aprire nuovi orizzonti e realizzare i propri sogni. In questo romanzo potente e commovente, Danielle Steel torna a raccontare l'importanza delle relazioni umane, dei cambiamenti coraggiosi, perché non è mai troppo tardi per un nuovo inizio.

Lo avete letto? Fatemi sapere cosa ne pensate!



lunedì 10 marzo 2025

Il tuo bacio tra mille prologo

Da una pagina al giorno passiamo a un capitolo al giorno.



Prefazione




Undici anni prima

Città del Messico, Foro Sol

«Merda!», Pablo si morse un labbro.
Quella sera non era dell’umore adatto.
Era stata una giornata lunga e faticosa, a conclusione della quale aveva anche litigato con i suoi.
Sbatté, con un gesto di stizza, la porta del camerino, passandosi nervosamente le mani tra i capelli. Scivolò a sedere davanti al tavolo per il trucco e sbuffando si diede uno sguardo allo specchio.
L’immagine che gli restituiva non era affatto male: pelle ambrata, liscia e fresca, sbarbata da poco, occhi verdi messi in risalto da folte e lunghe ciglia nere e capelli corvini che gli sfioravano il colletto. Fece una smorfia, scivolando sulla poltrona. Le ore di palestra e la corsa mattutina gli permettevano di sfoggiare un fisico asciutto e muscoloso, che insieme alla voce calda e leggermente roca lo avevano consacrato come uno dei cantanti più famosi dell'America Latina, pronto per sbarcare anche in Europa. Il suo manager aveva contatti con la Spagna e, con un po’ di fortuna, la grande scalata del Vecchio Continente sarebbe stata possibile.
La sua famiglia avrebbe dovuto appoggiarlo. Anzi avrebbe dovuto essere orgogliosa del suo lavoro e dei risultati raggiunti in così pochi anni. Il suo era un talento vero. La stampa e gli addetti ai lavori non facevano che riconoscerlo, ma, per i Gutiérrez, Pablo era e restava la pecora nera della famiglia. Suo padre non aveva voluto neppure che usasse il loro cognome e così era diventato Pablo Echevarría.
Solo sua madre, Amparo, lo sosteneva. Doveva a lei gli studi nel campo musicale.
Non voleva pensare a quella povera donna vessata dal marito e dai restanti due fratelli. Sfortunatamente non aveva sorelle e sua madre era l’unica figura femminile nella famiglia di imprenditori. Muoversi in quell’universo di caproni insensibili non era impresa semplice.
Non che il mondo della musica si potesse definire dolce e delicato, soprattutto a quei livelli, ma la sensibilità tipica degli artisti l’aveva ereditata da sua madre e gli spiaceva non potersela portare dietro. Aveva provato a farlo, ma suo padre si era opposto con tutte le sue forze. Amparo era, prima di essere sua madre, sua moglie e il suo dovere era prendersi cura di lui e della sua famiglia. Non le avrebbe certo permesso di girare il mondo al seguito di quell’oggetto sessuale, che per eccitare le donne si sbatteva su un palco dando voce alle note.
Per Francisco Gutiérrez l’unica musica degna di tale nome era quella della tradizione. Tutto il resto era spazzatura.
Si passò una mano sul volto stancamente. Inutile fargli notare che proprio grazie a quel cambio di registro era riuscito a espatriare. Parlare con suo padre era impossibile e alla fine vi aveva rinunciato. Purtroppo non poteva tagliare i ponti definitivamente con lui, perché questo avrebbe significato spezzare il cuore di sua madre, a cui lui invece era molto legato.
"Pablo, mi raccomando stai lontano dalla droga e non andare con donne che non conosci bene. Portano malattie", rievocò.
Un sorriso gli piegò le labbra. Glielo ripeteva ogni volta e lui le rispondeva di non preoccuparsi, anche se non la ascoltava.
Da qualche tempo aveva preso l’abitudine di sniffare, solo di tanto in tanto. Poca roba, per reggere i ritmi a volte vorticosi e per quanto riguardava le donne, non ne aveva mai una fissa. Era facile trovare qualcuna disponibile, con cui passare una o più notti. Non duravano più di tanto. Si annoiava presto. Inoltre non si fermava mai in un posto più di una settimana.
L’unica regola impostagli da Fernando Gonzalez era di tenere a bada le fan. Consentito intrattenersi a scattare foto, scambiare baci e abbracci a favore di camera, ma mai nulla di minimamente confondibile con un atto sessuale. Neanche i baci con la lingua erano consentiti, anche se poi a ogni concerto gli organizzava un incontro sul palco con qualche ammiratrice, che gli saltava addosso in preda a una crisi isterica.
«Pablito, ce l’hai fatta!».
Come evocato dai suoi pensieri Fernando entrò come un tornado, senza nemmeno bussare.
I due energumeni che sostavano fuori dalla porta lo avevano lasciato entrare, riconoscendolo dalla sua mole maestosa. Alto un metro e novanta, pesava due quintali, almeno a giudicare dall’aspetto. Stringeva in un angolo della bocca un sigaro cubano e strizzava gli occhi piccoli e infossati, inspirando il fumo.
«Non chiamarmi in quel modo. Lo detesto», gli ricordò.
Il sopracciglio folto s’incurvò qualche istante, prima di distendersi nuovamente. Fece strusciare sul pavimento una sedia, accomodandosi.
«Hai ragione», annuì con il capo, come quando contava l’incasso della serata e gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa. «Ci sono circa cinquantamila spettatori fuori e sono qui tutti per te».
Pablo si piegò nelle spalle.
«Sai che novità», sbuffò, contrariato, aggiungendo: «Ma dove si è cacciata Francisca? Non doveva portarmi gli abiti di scena?», fece scorrere lo sguardo sulla maglietta di cotone e i jeans sbiaditi.
«Eccomi!», esclamò la donna, entrando di corsa. Piccola e tondetta, aveva il tipico aspetto messicano. Si mosse sicura in quello stanzino, sistemando l'involucro che si trascinava dietro.
«Speriamo che questa sera la fan di turno non ti strappi la camicia», depositò il suo carico su una sedia. Abbassò la cerniera e ne tirò fuori il completo di pelle, per sistemarlo sulla gruccia sul carrello con gli altri abiti.
Finse di ignorarla, chiamando a raccolta quello che sulla carta era il suo manager.
«Altre disposizioni per stasera?».
L’uomo, che si era perso nelle forme generose della costumista, tornò a lui, sollevando le spalle.
«Sì, certo», sorrise in modo irritante. «Il Foro Sol è quasi al completo».
«Me lo hai già detto, ma continui a ronzarmi intorno e questo mi lascia pensare che tu abbia altre motivazioni».
«Hai ragione», replicò l’uomo, tornando con lo sguardo a lui. «Ti ho promesso che non ti organizzavo più incontri con le fan sul palco…», esordì.
Pablo inspirò profondamente, cercando di mordersi la lingua. Strinse i denti e respirò con il naso, come un toro inferocito.
«Un altro completo rovinato», sospirò affranta la donna, sparendo dietro la porta.
Si lasciò ricadere sulla poltroncina, senza fare una piega, rigirandosi apaticamente il cellulare tra le mani.
Fernando si sporse sulla punta della sedia, allungando la mano sulla sua spalla.
«Pablo, è solo spettacolo. Che ti costa?», gli chiese, preoccupato.
Fiumi di soldi passavano dall’uno all’altro e la defezione di uno avrebbe comportato una grave perdita per entrambi. «Ė la figlia di un diplomatico, molto amico di mio fratello. Non mi potevo rifiutare».
Il cantante scostò quella mano sudata dalla sua clavicola, con un gesto brusco.
«Devo cambiarmi. Tra meno di mezz’ora inizia lo spettacolo», gli ricordò, sfilandosi la canotta di cotone, per infilarsi in bagno. Sentì l’uomo borbottare, avviandosi verso l’uscita, ma prima che si richiudesse la porta alle spalle, tornò sui suoi passi.
«Lo farai?», gli chiese speranzoso. Infilò una mano nel giubbino e ne tirò fuori un biglietto. «Oggi compie quindici anni e tra il tuo concerto e una faraonica festa, ha scelto te. Dovresti esserne lusingato».
«Come no?!», sollevò gli occhi al cielo esasperato. «Quante volte vi devo dire che non voglio più fare la parte del cretino che si spupazza le ammiratrici sul palco? L’ultima mi si è attaccata addosso come una ventosa e per liberarmene ho dovuto faticare sette camicie. Senza contare che piangono come fontane, non spiccicano parola e sembrano sul punto di morire per infarto. Dio me ne liberi! Stasera poi non sono proprio dell’umore adatto».
Fernando annuì ancora, come se approvasse ogni singola parola, salvo poi, precisare:
«Questa però non puoi rifiutarti di incontrarla».
«E chi lo dice?», si poggiò un asciugamano intorno al collo, addossandosi allo stante della porta. «Fino a prova contraria, la star dello spettacolo sono io e, se mi rifiuto di salire sul palco, i ragazzi dovranno inventarsi qualcosa, suonando senza cantante per due ore e, anche se non ho dubbi sulla loro capacità di reggere, difficilmente riuscirete a frenare le proteste dei cinquantamila venuti ad ascoltarmi. Quindi, posso oppormi», assicurò, annoiato. «Vi ho assecondato una volta, ma questa idea di prendere una ragazza dal pubblico per cantare con lei al mio fianco, non funziona».
«A ognuno il suo lavoro», cercò di farlo ragionare l’uomo, conciliante. «Quelle ragazzine nei primi posti aspettano sotto il sole da questa mattina, con la speranza di essere scelte per uno sguardo e sì, l’ultima volta la tipa era piuttosto focosa e ti ha baciato davanti a tutti, ma l’effetto è stato devastante sul pubblico e anche i giornali ne hanno parlato per giorni». Fernando si passò una mano tra i capelli che gli coprivano le orecchie. «Fidati! Basta un buffetto e quattro moine. L’ambasciatore italiano sarà contento e noi ci portiamo il risultato a casa».
«L’ambasciatore italiano?», chiese, sperando di non aver capito bene, ma Fernando annuì, sornione.
«Sì. Figlia unica. Adorata e viziata. Devo accontentare mio fratello. Ce ne prenderemo cura noi. A te spetta solo la parte sul palco. Un piccolo sacrificio per un grande risultato. Dicono che sia una ragazzina a modo. Non ti darà grane», fece il gesto dei soldi.
«Ė l’ultima volta».
«Certo», esclamò l’altro, per nulla convinto.
«Indossa una maglietta rossa e un jeans scolorito», gli spiegò soddisfatto, aggiungendo: «Non ti puoi sbagliare. Ci sarà uno dei nostri vicino».
Pablo roteò gli occhi al cielo.
E poi dicevano che la vita dei musicisti era una pacchia.
♫♫♫

Federica non riusciva a contenere l’emozione. Suo padre le aveva regalato i biglietti per il concerto di Pablo Echevarría per i suoi quindici anni. In verità, i suoi le avevano chiesto se desiderava organizzare una festa, come tutte le sue amichette, seguendo la tradizione messicana della quinceañera, ma lei aveva rinunciato. Non aveva tante amiche e i compagni di scuola erano così spocchiosi da non meritare la sua attenzione.
Il caso aveva voluto che proprio quel giorno al Foro Sol si sarebbe tenuta l’unica tappa del concerto di Pablo in città e lei non intendeva perderselo. Se volevano dunque farla felice, avrebbero potuto procurarle i biglietti. Lei e Veronica avevano provato ad acquistarli, ma erano andati esauriti nel giro di poche ore. Si era quasi rassegnata, quando suo padre aveva bussato alla sua cameretta, mostrandole i due cimeli.
«Papi!», incredula aveva sgranato gli occhi di un intenso azzurro, eccitatissima.
«Non mi merito un bacio?», le aveva chiesto il suo papone, ricevendo un abbraccio affettuoso e così, il giorno precedente, lei e Veronica si erano organizzate per arrivare in tempo, per scoprire, infine, che non sarebbe stato affatto necessario passare le ore sotto il sole, in attesa dell’inizio del concerto, perché, grazie a un amico di suo padre, sarebbero potute comodamente arrivare un'ora prima dell’inizio dello spettacolo, contattandolo telefonicamente.
Aveva pensato a tutto il suo supereroe, facendole accompagnare dal suo autista, avvisando il suo amico.
Miguel Diaz era uno dei tecnici del suono. Apparve da un’entrata laterale allo stadio, dove una folla era in fila: un signore sui trenta, vestito semplicemente, che le aveva riconosciute dall’auto blindata.
«La signorina Bocci?», le chiese, mentre il vetro si abbassava.
«Sì», annuì euforica, stringendo la mano di una non meno emozionata Veronica.
«Venite con me», aprì la portiera, facendo strada.
Arrancarono al suo seguito, per essere infilate in una nuova macchina, percorrendo il tratto che dall’entrata le conduceva dietro al palco. Con il naso schiacciato contro il vetro passava in rassegna le roulotte e i camion ai margini.
«Lui è già arrivato?», si spinse a chiedere a un Miguel piuttosto taciturno.
L’uomo sorrise appena, permettendo al suo cuore di tornare a battere regolarmente, mentre scalava la marcia.
«Sì. Ė al trucco», le rispose.
«Al trucco?», esclamarono all’unisono le due amiche turbate.
«Sì», annuì divertito il loro accompagnatore. Con la coda dell’occhio scorse la loro espressione contrariata e spiegò: «Ci sarà anche la televisione stasera e senza trucco il vostro bel Pablo non risulterebbe al meglio».
«Ma lui non ne ha bisogno!», lo difese con enfasi. «Ė bellissimo di suo».
«Certo», commentò l’altro poco convinto, rallentando l’andatura della vettura fino a fermarsi.
Con un balzo scese dall’auto per aprire loro le portiere.
Federica affondò le scarpe di ginnastica nella polvere, sistemandosi sulle spalle lo zainetto nero, attendendo Veronica che, più bassa di lei, si aggrappò alla sua mano, seguendo in silenzio Miguel Diaz. Lo scorsero fermarsi a parlare con un gruppetto di uomini, che lavoravano con dei cavi. Si guardò intorno.
La struttura in acciaio era maestosa, tanto da fare paura. Crucciata, si accorse che l’uomo era tornato da loro, facendole cenno di seguirlo.
Passarono lateralmente alla struttura fino a vedere il maestoso stadio che all’imbrunire si popolava di teste colorate e chiassose. Era la prima volta che si trovava in un posto come quello e lo faceva dal lato opposto agli spalti.
«Fate attenzione a dove mettete i piedi», le avvisò Diaz, scambiandosi segni d’intesa con alcuni colleghi.
Erano giunte, senza accorgersene, sotto il palco e a pochi metri iniziavano le prime transenne, per contenere il pubblico festante. Il brusio generale stava diventando assordante. Rafforzò la stretta alla mano di Veronica, che la ricambiò addossandosi a lei. Sollevò il capo con il cuore in gola.
Riusciva a vedere poco da lì sotto, ma il sapere che, a breve, lui sarebbe apparso la faceva tremare dalla testa ai piedi per l’emozione.
Diaz recuperò degli scranni e li sistemò tra le prime file, dove a seguire erano state collocate nuove transenne, con una schiera di uomini alti e grossi, che portavano alle orecchie degli auricolari. Tornò da loro, seguito da una donna, che sembrava una coetanea. Una signora bionda, con fluenti capelli che le sfioravano le spalle e luminosi occhi azzurri, che spiccavano tra tutte quelle carnagioni scure. All’altezza del seno aveva un cartellino, con il suo nome e il ruolo, ma non riusciva a leggerlo bene.
«Benvenute!», le salutò, allungando una mano. «Io sono Patricia. Faccio parte dell’organizzazione e stasera sarò la vostra ombra, per accertarmi che non vi succeda nulla».
«Buonasera», la salutò, guardandosi intorno, prima di chiederle: «Dove possiamo metterci, per essere certe di vederlo bene?».
«Venite», le accompagnò tra le prime barriere, dove Miguel aveva sistemato gli scranni.
Si accorse che anche altre persone si erano sedute nel frattempo e si affrettò a prendere posto, temendo che la costringessero ad arretrare. Veronica la seguì in silenzio, con il naso in aria e la bocca aperta. Non aveva mai partecipato a un concerto, come lei, e tutto era nuovo e stupefacente.
Patricia si piegò sulle ginocchia, tirando fuori da un borsello due pass che appuntò sulle loro magliette.
«Non dovrete allontanarvi da qui», le informò, addolcendo l’espressione seria, quando si accorse della loro apprensione. «Qui siete al sicuro», sollevò il capo oltre le loro teste, con un sorriso. «Li vedete quei signori?».
Annuirono all’unisono e lei approvò entusiasta. «Sono guardie del corpo che impediscono al pubblico di superare le transenne. Io sarò sempre nei paraggi, ma quando arriverà Pablo ci sarà un po’ di trambusto e voi dovrete restare ferme qui, per non rischiare di perdervi. Nel caso dovesse succedere, tornate sotto il palco e ci ritroveremo facilmente. Capito?».
«Certo», rispose sicura.
«Ok», approvò la bionda, poggiandole una mano sul capo, come se si trattasse di un bambino da rabbonire. Avrebbe voluto farle notare che quel giorno compiva quindici anni, ma dal palco giungevano i primi strimpelli ed era troppo presa per continuare quella conversazione.
Con il passare dei minuti, le luci si accesero e progressivamente tutto si dispose all’inizio dello spettacolo. Patricia aveva fornito loro dei cappellini con visiera e una bottiglietta d’acqua, e di tanto in tanto tornava a controllare che stessero bene. Infine sedette al suo fianco e Federica capì che il momento tanto atteso era arrivato.
Le luci si spensero e un boato riempì lo stadio.
Pablo Echevarría fece la sua comparsa sul palco e il suo cuore si fermò qualche istante, riprendendo poi a battere frenetico. Si alzò in piedi per applaudire e lo scorse afferrare con le mani il microfono per salutare il pubblico.
«È un immenso onore per me essere qui in vostra compagnia!».
Era più magro di come appariva sui giornali e in televisione. Aveva dei capelli ancora più neri dei suoi, leggermente ondulati. Alcune ciocche gli sfioravano il collo. Era, come sempre, vestito di nero, con lunghe catene d’argento, che pendevano al collo. Dopo un breve saluto, diede le spalle al pubblico per dare l’attacco ai musicisti e iniziò a cantare i suoi pezzi più famosi.
Veronica e lei, insieme con altre ragazzine poco distanti, si unirono nel terminare le strofe, accompagnandolo a squarciagola. L’indomani non avrebbe più avuto voce, ma non le importava. Era il compleanno più bello della sua vita.
«Hai visto quanto è figo?».
Veronica la tirava per la maglietta, strabuzzando gli occhi neri e lucenti. Era la figlia della cameriera, di un anno più piccola. Frequentavano due istituti diversi, ma finite le ore scolastiche si riunivano per ascoltare la musica o per parlare delle loro passioni comuni: la pallavolo, i cantanti, i film e naturalmente i ragazzi.
Veronica era innamorata di un compagno di scuola, che usciva con una sua amica, mentre lei non aveva occhi che per lui! Sollevò ancora di più il capo e le sembrò di avere le pupille a cuore.
Pablo si muoveva con sicurezza sul palco, invitando il pubblico a cantare con lui e anche se non l’avrebbe mai conosciuto, il suo petto batteva all’impazzata.
Erano arrivati a metà concerto, quando Pablo chiese ai musicisti di cambiare musica. Le luci mutarono e sul palco divenne tutto rosa.
In platea, alle sue spalle, si sentiva un brusio generale, come se ci fosse una grande aspettativa. Sentì le ginocchia tremare. A volte, aveva letto sulle riviste, Pablo sceglieva tra il pubblico una fan e scendendo dal palco le si avvicinava, invitandola a salire sulla scena con lui. Non accadeva sempre, ma le ragazze facevano a gara per occupare i primi posti, dietro le transenne, e grazie all’amico di suo padre, anche lei e Veronica erano in una posizione propizia. Sempre che si voltasse dalla loro parte, certo.
«Vi state divertendo?».
La signora bionda si chinò su di lei sorridente e un fascio di luce le sembrò investirla. Sollevò il capo, strizzando gli occhi. Ne era così abbagliata da non riuscire a vedere nulla. Provò a scostarsi, ma la voce di Pablo attirò la sua attenzione.
«Un uccellino mi ha detto che tra di voi c’è una persona che per il suo compleanno ha chiesto di partecipare al mio concerto, rinunciando alla festa…».
Il cuore di Federica subì un arresto. Poi riprese la sua corsa furiosa. No, non poteva essere lei. Chissà quanta gente partecipava al concerto. Prima che le luci si spegnessero, le era parso di vedere gli spalti pieni e quel posto era immenso. Si scosse, cercando di prestare attenzione a quello che il suo idolo stava dicendo, anche se l’invidia la punzecchiava dispettosa. Chissà chi era la fortunata!
Finalmente la luce si spostò, ma Pablo non era più sul palco. Frenetica lo cercò, annaspando, ignorando Veronica, che continuava a tirarla per la maglia.
«La vuoi smet…».
Le parole le morirono sulle labbra.
A pochi passi da lei c’era proprio lui e i suoi occhi verdi, così belli, da togliere il fiato, erano fissi nei suoi. Aprì la bocca, annaspando, alla ricerca dell’aria, ma si sforzò di non svenire, perché lui aveva allungato una mano, rivolgendole la parola.
«Andiamo?».
Federica non si mosse. Sentiva le gambe pesanti e le sembrava di essere salita su una nuvola. Forse stava ancora dormendo nella sua camera e tutto quello che stava vivendo non era poi così reale.
«Non vuoi venire?», le chiese sorridendo, prima di rivolgersi al pubblico.
«Sì, certo», riuscì a rispondere con enfasi.
Il volto del suo adorato Pablo s’illuminò, afferrandole la mano. Era più grande di sette anni, ma a lei sembrava perfetto, tanto da ignorare la differenza di età.
Lo seguì incredula, risalendo di corsa la scala che conduceva al palco. Il boato nel pubblico era così lontano e lui continuava a intrecciare le dita alle sue. Si era avvicinato al microfono e aveva cominciato a intonare la canzoncina di auguri che tutti conoscevano.
Sentì le lacrime salire agli occhi incontrollate e, con un gesto furtivo, se le asciugò con il dorso della maglietta di cotone. L’ultima cosa che voleva era essere considerata una ragazzina, ma tutto quello che stava accadendo era così bello da sembrare irreale. Pablo era a pochi passi da lei, la teneva per mano e la poneva al centro della sua attenzione.
«Quanti anni compi?», le chiese a un tratto.
«Quindici», rispose in un soffio e lui si chinò porgendole l’orecchio, come se non sentisse, mentre si portava il microfono alle labbra.
«Quindici», ripeté con maggiore enfasi.
«Wow!», esclamò. «Allora dobbiamo festeggiare», si voltò verso il pubblico. «Non è vero?».
«Sììììì», fu la risposta corale.
Si piegò leggermente sulle ginocchia. Era molto più alto di lei, anche se Federica non era proprio bassa.
«Cosa ti piacerebbe fare?», le chiese. «Qualsiasi tuo desiderio sarà esaudito», le promise.
Inspirò profondamente e infine rispose: «In verità ho due richieste…».
«Due. Addirittura!», la canzonò, senza mai lasciarle la mano.
Trattenne il fiato, attendendo la sua risposta.
Lui sembrò rifletterci. Aggrottò la fronte, facendo delle smorfie buffe, prima di tornare a lei. «Accordato. Non si compiono due volte quindici anni», riconobbe, prima di farla voltare verso il pubblico, per chiederle: «Sentiamo queste richieste».
Incredula, si fece audace.
«Vorrei vedere tutto il concerto da un angolo del palco».
«Si può fare», annuì.
A Federica sembrò di toccare il cielo.
«E la seconda?».
«Vorrei dare e ricevere il mio primo vero bacio», arrossì fino alla radice dei capelli.
Non avrebbe mai creduto di trovare il coraggio di chiedergli una cosa simile, anche se lo aveva sognato spesso.
Pablo parve sorpreso. Le sue dita si allentarono qualche istante, mentre i suoi occhi ruotavano verso la parte interna del palco, sull’entrata laterale. Le labbra serrate si schiusero leggermente, mentre girava su se stesso per chiedere al pubblico:
«Che dite? Esaudiamo il sogno della nostra quinceañera?».
La risposta non si fece attendere. Fu un grido unanime: «Sìììì».
Pablo si sollevò, senza lasciare la presa.
«Prima però creiamo l’atmosfera», stabilì, facendo cenno ai musicisti di passare al pezzo successivo.
Federica lo riconobbe immediatamente. Era una canzone molto romantica.
«Visto che presto ci baceremo, fingiamo che tu sia la donna di cui sono innamorato e che non voglia perdonarmi, anche se ricambi i miei sentimenti».
Annuì determinata, sentendo i capelli lunghi e neri scivolare fluidi lungo la schiena.
«Conosco la canzone», lo rassicurò e scorse un sorrisetto divertito sulle labbra di lui.
Si liberò a malincuore della sua mano, dandogli le spalle, con le braccia incrociate sotto il petto.
Con la figuretta esile, se ne stava rigida e dritta, come una donna profondamente offesa nell’onore. Non poteva vederlo, ma le sembrò di sentire nella sua voce una risata soffocata, come se apprezzasse la sua capacità di entrare nella parte. Quando lui cercava di afferrarla per la vita, lei si scostava, rivolgendogli sguardi truci. Il risultato doveva piacere anche agli altri, perché applaudivano, ripetendo il suo nome. La canzone lentamente volgeva al termine e finalmente poté voltarsi.
«Sai che il mio cuore è tuo», le stava cantando Pablo e lei s’immaginò nella sua cameretta, con la musica a tutto volume. Fantasia e realtà si confusero, mentre riviveva quella scena tante volte immaginata. L’amore della sua vita le si avvicinava, avvolgendola nel suo abbraccio e con lo sfumare delle note la stretta intorno alla vita si rafforzò e Federica vide il viso di lui avvicinarsi lentamente.
Rimase con gli occhi aperti, spalancati sul suo volto. Le sue amiche le avevano detto che andavano chiusi, ma lei non voleva perdersi neppure un secondo di quello che nella sua vita sarebbe rimasto come un episodio indelebile e irripetibile. Scorse le palpebre di lui scendere sulle iridi verdi e sentì il tocco delle sue labbra a contatto con le sue. Erano morbide e soffici. Si chiese cosa dovesse fare per rispondergli, ma sentì le mani del cantante risalire lungo la schiena e aderì al suo petto. Aveva un odore piacevole e nonostante fosse sudato, continuava a profumare. Si accorse che le dita erano salite alla nuca e il bacio si era fatto più insinuante. Avvertì la sua lingua e istintivamente s’inarcò contro di lui, aprendo la bocca per riceverlo. Si muoveva a suo agio, come se non avesse fatto altro per tutta la vita e lei era attraversata da sensazioni così piacevoli, che non avrebbe mai voluto allontanarsi. Timidamente, provò a rispondere al suo tocco, imitandolo, fino a quando le loro lingue si toccarono. Provò a tirarsi indietro, ma lui rafforzò la stretta e lei capì che avrebbe voluto che continuasse. Ringalluzzita, prese coraggio e affondandogli le mani tra i capelli lo attirò nella sua bocca. Le sembrava di sentire fischi e applausi, insieme allo strimpellare di una chitarra, ma tutto arrivava ovattato e mescolato alle piacevoli sensazioni che attraversavano il suo corpo. Si accorse che il respiro era diventato affannoso e si sciolse da quell’abbraccio, a malincuore, posando gli occhi sul quel petto che rispondeva al suo. Come lei, anche lui, faticava a tornare alla realtà. Sollevò lentamente lo sguardo sul suo viso. La teneva stretta, con lo sguardo fisso sulle sue labbra, ma scivolò poi nei suoi occhi e un sorriso lo illuminò, mentre allentava la presa e recuperato il microfono, esclamava: «Però! Promette bene».
La risata generale la riportò alla realtà. Il sogno era finito. Ora non le restava che allontanarsi nell’ombra del palco, in quel lungo e interminabile saluto.
I musicisti avevano attaccato un nuovo pezzo e lui si era chinato a baciarle la mano in un gesto galante. Scorse Patricia e Veronica, sulla sinistra, all’entrata del palco, farle cenno di avvicinarsi.
«Com’è stato?», le chiese l’amica, emozionatissima.
«Indimenticabile», rispose lei, con aria sognante. E le sembrò di scorgere il loro angelo custode ridere divertita, poggiandole una mano sulla spalla.
Il concerto continuò senza intoppi.
Federica faticava a restare con i piedi per terra. Avrebbe voluto registrare nella mente ogni singolo passaggio di quella serata, ma le emozioni vissute erano troppe e faticava a tenerle raccolte.
Si accorse che Pablo stava salutando, pronto a congedarsi, e vicino a lei si erano affollati un bel numero di persone. L'avrebbe salutata, uscendo? Lo sperò. Infondo si erano scambiati un bacio. Che sciocca, pensò. Doveva averne baciate centinaia di donne. Per lei invece era il primo.
«Veronica deve andare in bagno. Vieni anche tu?», le chiese Patricia, preparandosi a uscire.
Scosse il capo. «Vi aspetto qui», rispose. Non voleva perdersi neppure un istante del suo passaggio. Lo avrebbe salutato e forse lui le avrebbe anche risposto con un cenno della mano.
Si sentì strattonare e si mosse leggermente. Pablo si sbracciava, sparendo nell’ombra. Era a pochi passi da lei, ma non la vedeva. Lo circondavano diverse persone, tra cui un omone grande quanto un armadio, che sembrava particolarmente arrabbiato. Una donna gli allungò un asciugamano e lui si tamponò il sudore del viso e del collo, ascoltando l’uomo furioso.
«Cosa ti è saltato in mente? Baciare una ragazzina di quindici anni, come un porco pervertito? Sarebbe bastato sfiorarle le labbra. Vuoi che il padre ci denunci? Domani sarà su tutti i giornali», gesticolava animatamente.
Federica avrebbe voluto intervenire. Anzi era sul punto di farlo, quando sentì la risposta di lui e il mondo sembrò crollarle addosso.
«Tranquillo! Puttane si nasce nella culla e quella promette proprio bene. Devi vedere come bacia. Altro che il suo primo bacio. Deve essersene passati diversi. Ero così eccitato che me la sarei fatta davanti a tutti».
Un dolore le attraversò il petto. Si accasciò su se stessa, mentre arretrava dietro un tendaggio per sparire alla vista di tutti, ma soprattutto alla sua.

giovedì 6 marzo 2025

Era scritto nelle stelle del 6 marzo

 Per "Una pagina al giorno" di oggi leggiamo la sesta pagina di "Era scritto nelle stelle", romanzo autoconclusivo della dilogia "Tattoo".

Non lo avete ancora letto?


Ecco a voi la trama:


Martina
Vi siete mai innamorate di un bad boy? Di uno di quelli che nei romanzi vi piacciono tanto? Be’, nella realtà è vero che ti rubano il cuore e ti fanno sognare, ma a ventinove anni vi troverete come me: sola, con il cuore spezzato e… ancora dannatamente attratta da uno stronzo che mi dovrebbe stare lontano mille miglia, dopo quello mi ha fatto.


Leo
Chi ha detto che l’amore è una gran cosa? Io l’ho conosciuto l’amore e per lei avrei cambiato la mia vita, ma il prezzo che ho pagato è stato davvero alto. Così, a trent’anni, non concedo più una seconda notte, a nessuna di quelle che mi scopo. E lei non fa eccezione, anche se mi tiene il cuore in mano.
Sposarsi a vent’anni è forse una follia, ma poi si ha tutta la vita per sfuggire o ritrovarsi.


E tu? Al posto loro cosa faresti?


Se vi incuriosisce, scopriamo cosa leggerete alla sesta pagina, dal primo capitolo: 


🌹 (...) ogni dubbio scompare. Le mie labbra si poggiano sulle sue e lei mi viene incontro con la lingua.
«Andiamo?», le chiedo qualche istante dopo.
Annuisce, deglutendo, con gli occhi chiusi e la fronte appoggiata alla mia.
Pochi minuti dopo, attraversiamo abbracciati quello che un tempo era la hall di una struttura alberghiera che si era conquistata onorevolmente quattro stelle.
Dai tempi d’oro però sono trascorsi almeno tre decenni e quello che resta è una bettola bisognosa di interventi, dove Stefano manda avanti la baracca con i suoi parenti.
«Pietro».
Saluto il cugino che si divide tra la reception e la sala, in quella che la nostra conoscenza comune definisce una gestione familiare.
«Leo».
Sobbalza, accorgendosi del mio ingresso, e abbandona la sua partita virtuale davanti allo schermo del computer per affrettarsi a consegnarmi la chiave. Prima di porgermela, però, ci ripensa.
Ritrae la mano.
Serro le labbra, inspirando dal naso. Spero proprio che non abbia voglia di contrattare. Se c’è bisogno che paghi, lo farò domani, appena la signorina al mio fianco avrà lasciato questo posto.
🥀

Per trama, info ed estratto più ampio clicca qui!


mercoledì 5 marzo 2025

Una pagina al giorno: Prendimi al laccio di Marianna Vidal



Buongiorno amiche di Leggo Rosa.

Lo sapete, ogni tanto mi invento qualcosa... Una pagina al giorno un estratto dai miei romanzi che corrisponde al calendario. Oggi ne abbiamo cinque? Bene, sfogliamo "Prendimi al laccio" e scopriamo a che punto della storia siamo. Poiché le prime pagine sono occupate da indice e varie, iniziamo il conteggio dall'inizio del romanzo... La cinque corrisponde alla pagina dodici del cartaceo, nuova versione. Per chi volesse controllare.



Prima di tuffarci nel testo di oggi, ecco a voi la trama:


🔥 Passione, battibecchi, tequila e seconde possibilità nel cuore del Messico! 🔥


Ana Alvarez ha sempre sognato Hollywood, ma la sua carriera d’attrice è un disastro… proprio come la sua vita sentimentale. Dopo aver sorpreso il suo potente ex tra le braccia di un’altra, torna a Guadalajara con un cuore spezzato e un trolley glitterato. Ma suo padre ha deciso: basta privilegi. Se vuole rimettersi in piedi, dovrà trasferirsi a Santiago de Tequila e lavorare… per Demetrio Torres.
Lui, l’uomo che una volta ha desiderato più di ogni altro. L’unico che lei ha respinto senza voltarsi indietro. E che ora è il suo nuovo capo.
Demetrio non ha mai dimenticato Ana, né il modo in cui lo ha lasciato senza spiegazioni. Ritrovarsela tra i piedi è l’ultima cosa che vuole, ma dire di no a Enrique María Alvarez, l’uomo a cui deve tutto, non è un’opzione. Ora sono costretti a lavorare fianco a fianco, tra litigi, attrazione e vecchie ferite pronte a riaprirsi. Ma quando la scintilla tra loro torna a bruciare, Ana dovrà chiedersi: ha finalmente trovato il suo posto? E Demetrio? Rischierà di nuovo il cuore per l’unica donna che lo ha sempre mandato in tilt?


🌶 Un romanzo autoconclusivo della serie Latinos, perfetto per chi ama le storie d’amore intense, frizzanti e indimenticabili.



Se può essere nelle vostre corde, ecco la pagina di oggi:

(...)

si piegò nelle spalle.

Ana si guardò intorno con aria divertita. «C’è una telecamera nascosta da qualche parte?». I suoi occhi passarono in rassegna l’elegante salotto, dominato da un’isola di divani in pelle scura e cuscini colorati. «Come se io potessi davvero lavorare per quello...». Nervosa, si scostò una ciocca di capelli dal viso. «Papà, lo sanno tutti che Demetrio ed io non…», si morse un labbro. «Non andiamo d’accordo».

«Un’occasione in più per dimostrare a te stessa quanto sei in gamba!».

«Non dire sciocchezze!». La ragazzina pestò i piedi, con aria di sfida. «Demetrio Torres è un semplice capataz, o se preferisci, un sorvegliante di operai, mentre io sono…».

«Mia figlia», concluse al suo posto, con tono indulgente, ma le bastò un’occhiata per capire che non c’erano margini di trattativa. «Se vuoi continuare a vivere sotto questo tetto, dovrai scegliere tra le due opzioni che ti ho offerto».

Ana si alzò di scatto, i tacchi che rimbombarono sul pavimento. «Tra un mese lascerò questa casa. E non tornerò mai più», gli promise, con voce rotta dal pianto, voltandogli le spalle.

Enrique s’impose di non seguirla. Dopotutto, Ana era un’Alvarez, e gli Alvarez non si arrendevano mai.

«In un modo o nell’altro, se la caverà».

Se desideri continuare...

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mercoledì 12 febbraio 2025

Cuore Selvaggio di Cardidad Bravo Adams e Maria Zarattini

 



Ci sono storie che arrivano dritte al cuore e si impongono, grazie anche alla televisione, nell'immaginario collettivo, passando da generazione in generazione.
Una di queste trame indimenticabili è quella di Corazon Salvaje della celeberrima Caridad Bravo Adams, che ha firmato grandi successi radiofonici e televisivi. La versione più famosa e amata è quella rivista dall'italianissima Maria Zarattini che per anni ha lavorato in Messico come sceneggiatrice di prodotti per la televisione, Cuore Selvaggio con Edoardo Palomo ed Edith Gonzales.




Dalla mente di Caridad Bravo Adams è nato l'indimenticabile personaggio di Juan Del Diablo, noto anche in Italia per la straordinaria interpretazione di Edoardo Palomo, a cui faremo riferimento per ricostruire il suo personaggio.




Figlio illegittimo, cresciuto senza genitori, vive di contrabbando e ha sostituito il nucleo familiare con i suoi uomini. Uno di quei personaggi leggendari, che vivono fuori dalle regole della società, ma portano con sé un bagaglio di valori che farebbe impallidire il più fervente rivoluzionario. Uomo di grande carisma, che ha un pessimo carattere, ma è anche molto generoso e attento ai bisogni dei deboli e delle donne. Un'autentico paladino della giustizia, che dà voce a chi non ne ha.





A questo personaggio così complesso la nostra scrittrice affianca una donna che all'apparenza è il suo opposto, nella tipica contrapposizione di Angelo e Demonio. Divertentissimi sono i dialoghi tra Juan e Monica, da noi nota come Beatrice.




Monica è cresciuta nella convinzione che sposerà il cugino Andrés e fin da piccola è stata educata per diventare un'ottima moglie. Così, quando il suo promesso si dichiara innamorato della più giovane e avvenente Aimée, la nostra protagonista si vede cadere il mondo addosso, ma da perfetta eroina, anziché combattere, si rinchiude in convento, salvo poi essere rifiutata dall'ordine religioso, per la mancanza di vocazione.
Ed in questa condizione di suora rinnegata che la conosce Juan.




L'ultima donna che avrebbe potuto attirare la sua attenzione, ma il destino, soprattutto se aiutato dalla fervida mente di una brava scrittrice, gioca strani scherzi, e così questi due personaggi così diversi finiranno con l'innamorarsi perdutamente, ma prima di coronare il loro sogno d'amore, dovranno superare mille ostacoli, come da tradizione.





Il protagonista assoluto della storia è comunque lui, Juan Del Diablo. Figlio bastardo di un proprietario terriero cresce senza l'amore di una famiglia, vivendo di contrabbando.
Il suo spirito libero, insofferente alle regole e le sue attitudini al comando ne fanno il punto di riferimento dei suoi uomini, che sanno di poter sempre contare sul suo aiuto e gli sono fedeli e leali fino alla morte.




Juan, dicevamo, conosce le sue origini. Il patrigno lo ha privato della dignità di un cognome, perché sua sua moglie lo ha generato fuori dal matrimonio con un ricco proprietario terriero, e per questo, non avendo un regolare riconoscimento, al paese lo conoscono come il figlio del Diavolo.

Un giorno, però, un uomo lo viene a cercare. È un signore distinto, un ricco proprietario terriero, che lo porta a vivere nella sua tenuta e lo sollecita a fare amicizia con suo figlio.

Juan è un ragazzo sveglio, abituato alla strada e non tarda a comprendere l'identità di quell'uomo, ma la sorte vuole che muoia prima che possa riconoscerlo e la vedova ne approfitterà per scacciarlo dalle sue proprietà.

L'avvocato Noel Mansera, amico intimo del padre e legale della famiglia Alcázar y Valle, si offre di dargli il suo cognome, ma Juan rifiuta, perché non vuole la pietà di nessuno e tanto meno quella del giovane, Andrés, che durante la sua permanenza nella tenuta lo seguiva come un cagnolino. Dopo la morte del padre è stato spedito in Europa, insieme alle cugine, Monica e Aimée e ora che è tornato, lo cerca per mantenere fede alla promessa fatta al padre, prendendosi cura di lui.

Come se potesse accettare l'elemosina di un patrimonio che in realtà spetterebbe anche a lui. Come reagirebbe il signorino alla notizia che lui, Juan Del Diablo, è in realtà suo fratello?








Certo, non è stato lui a cacciarlo di casa, dopo la morte improvvisa del proprietario della tenuta, né è stato lui ad impedire al padre di riconoscerlo, ma comunque siano andate le cose, oramai sono troppo diversi per trovare un punto di accordo.
Un bastardo, sarà sempre un bastardo e anche se lui si offre di aiutarlo, non potrà mai accettarlo per quello che è veramente. Meglio che ognuno prosegua per la sua strada.

Peccato però che Juan non sappia che quella bellissima aristocratica, la contessina Aimeé de Altamira, che lo spia di nascosto, mentre si fa il bagno, è la cugina di Andrés e la futura moglie del giovane Alcázar y Valle. Juan le si avvicina e tra i due nasce una relazione.






Finalmente qualcosa di bello e pulito arriva ad alleviare le sue ferite, almeno così pensa, mentre organizza il suo ultimo viaggio per mare, prima di tornare a terra e dedicarsi al esclusivamente commercio, come un ricco signore di città.
Aimée è come lui, priva di pregiudizi, di regole convenzionali e straordinariamente bella ed elegante. Non ci sono ostacoli reali alla loro relazione, perché lei lo ama e lo aspetterà, glielo ha promesso. Le convenzioni sociali sono delle sciocchezze a cui i ricchi hanno fatto ricorso per darsi delle regole, per guardare dall'alto al basso gli altri.
Convenzioni sociali e perbenismo gli riportano alla mente Monica, la sorella maggiore di Aimèe che lo affronta con piglio battagliero, chiedendogli di stare alla larga da sua sorella. Ma la si può considerare un ostacolo? Una che preferisce rinunciare alla vita, per chiudersi tra quattro pareti di un convento? Ma perché dovrebbe farlo, una donna bella e giovane come lei?



Lo scoprirà suo malgrado al ritorno dal suo viaggio. Il rientro è stato ritardato per i soliti problemi, che si possono incontrare svolgendo l'attività di contrabbando, ma nulla di preoccupante. Felice di rivedere la sua amata, scopre che lei non c'è e che tutti cercano di nascondergli qualcosa. Ma cosa?
La contessina Aimée De Altavilla si è sposata con il giovane Alcázar y Vallee e sono tutti alla tenuta per il matrimonio.


Quella sgualdrina di una pseudo contessa lo ha ingannato per tutto questo tempo e mentre condivideva con lui il suo letto, usava le sue grazie per sedurre anche Andrès Alcázar y Valle, convincendolo a sposarla, assicurandosi così una posizione economica ed un cognome di tutto rispetto.
Non avrà nessuna pietà si dice, mentre in sella al suo cavallo raggiunge la tenuta di suo padre. A fermarlo, prima dell'ingresso è Monica, la sorella in procinto di farsi suora, che stranamente non indossa il velo e lo scongiura di non commettere una follia!



Ma è quello che farà, perché nessuno potrà rubargli la sua donna, tanto meno quel damerino di suo fratello, che dalla vita ha già avuto tutto.
Nonostante gli iniziali intenti, Juan si rende conto, che deve mantenere a freno i suoi spiriti bollenti, se vuole vincere quella battaglia. A dire il vero, è confuso. Aimée appena lo vede sviene per la sorpresa e la paura, mentre suo fratello lo accoglie a braccia aperte, come se tra loro non esistesse alcuna ostilità e gli offre il posto di amministratore della tenuta, in nome della loro vecchia amicizia.





Chi sembra sinceramente preoccupata e determinata ad evitare una tragedia è "Santa Monica", sostenendo che è per il bene di sua sorella, ma soprattutto per il povero Andrés... Lui non ha colpe, perché è stato ingannato come tutti loro.
Juan vorrebbe agire come al solito, prendendo di petto la situazione, ma c'è qualcosa in quella donna, dall'apparenza angelica, che lo spinge a restare in silenzio e ad aspettare l'evolversi degli eventi.
E' evidente, che nella tenuta, soprattutto tra i domestici, la sua comparsa ha creato non poco scompiglio. Non passa inosservata la sua somiglianza con il defunto Francisco Alcázar y Vallee e la vedova Sofia farebbe di tutto per toglierselo nuovamente dai piedi, perché teme che il figlio possa venire a conoscenza del legame di sangue che li unisce.


La permanenza alla tenuta, dopo l'iniziale sorpresa, è molto gradita alla giovane e bella sposina, che spera di riprendere la relazione interrotta, con l'aitante Juan.
Juan non è insensibile al richiamo della carne ed ha sempre pensato che Aimée gli appartenesse, ma qualcosa si è rotto tra loro e sua sorella Monica fa di tutto per impedire che riallaccino il vecchio legame, fino al punto di offrirsi in moglie ad un uomo senza cognome, come Juan Del Diablo.




Juan è diffidente, ma è anche lusingato. Le settimane trascorse alla tenuta gli hanno permesso di scorgere sotto l'apparenza la sostanza dei vari personaggi che lo circondano. Andrès Alcàzar y Vallee è un giovane e ricco proprietario terriero, cresciuto sotto la protezione asfissiante si sua madre, che non viene lasciato libero di pensare ed agire da solo. Sofia, la fredda e calcolatrice matriarca, è impegnata invece a mantenere sotto controllo la vita di tutti, inclusa quella della debole e succube Contessa, che utilizza per cercare di tenere a bada le due giovani figlie, la frivola e civettuola Aimée e la sensibile ed intelligente Monica.
Dietro quella donna così timida ed impaurita si nasconde una donna energica e determinata, che conosce la pietà ed il perdono, che sa amare e sacrificarsi per gli altri.
La sua offerta di sposarsi con lui lo sorprende e lo mette sulla difensiva, perché Monica sa che è figlio di Francisco Alcàzar y Vallee ed è consapevole che presto porterà il cognome del dottor Mansera, se non addirittura quello del padre, se riusciranno a convincere Sofia. Nonostante tutto, accetta la proposta della contessina e chiede formalmente la sua mano.


La notizia sconvolge tutti. Il perbenismo imperante fa si che un uomo come Juan sia ben accetto ed elevato al rango di amministratore, fino a quando non voglia equipararsi a loro, sposando una nobile. Juan resta a guardare con distaccato cinismo, la caparbietà e la determinazione della futura moglie, che cercando di salvare Andrés di cui è segretamente innamorata, finisce tra le sue braccia.



Nonostante tutto, Juan scopre per la prima volta che quella donna all'apparenza così fragile nasconde una sua forte volontà e che la persona che ha sposato è in realtà una persona non solo dolce, ma anche appassionata, leale e buona, nel senso più puro profondo del termine. In poco tempo, il pirata, ritirato a vita privata scopre che la donna della sua vita, quella che potrebbe conciliarlo con il monto, è lei Monica De Altamira. Sempre che il suo repentino innamoramento non sia solo frutto dell'attrazione fisica che provano l'uno per l'altro.
Ma giorno dopo giorno, nonostante la sua divorante gelosia, Monica si conferma tenera, appassionata e completamente innamorata di lui e solo di lui. Andrès e la sua infatuazione per lui sono solo un lontano ricordo.
Juan si lascia andare e capisce che ha trovato la forza positiva che vincerà il suo cuore selvaggio, riconciliandolo definitivamente con il mondo, tornando in pari con la vita.
Se tanto gli è stato tolto dall'infanzia, altrettanto gli è stato restituito con Monica e con la possibilità di ricostruirsi una famiglia con lei.




Il tenebroso e volubile pirata, si rivela un marito intelligente e sensibile, una persona di straordinaria modernità, che coinvolge la moglie nelle sue decisioni, spingendola ad esprimere sempre le sue opinioni e i suoi sentimenti, fino anche allo scontro, nel rispetto più totale.
L'apparente mancanza di modi, così importante nella società dei primi del Novecento, si rivela una patina falsa e ingannevole, sotto cui si nasconde un uomo di gran cuore, che tratta i suoi dipendenti con dignità e stima, rivendicando pari sentimenti, che nel contraccambio sono espressi in lealtà e dedizione.





I problemi non mancano e Juan si rivela un personaggio sempre in lotta contro il mondo, per riavere il suo cognome, che ora ha un valore ancora più alto, perché lo unisce legalmente alla donna che ama e poi contro il suo stesso fratello, che scoperta la natura della relazione tra sua moglie ed il fratellastro decide di vendicarsi, cercando di rubargli Monica.




La furia di Juan è inarrestabile, farà di tutto per ottenere quanto si è faticosamente conquistato e non permetterà a nessuno di prendersi l'amore di Monica, l'unica donna che abbia veramente amato in tutta la sua vita.
Juan è un vulcano in continua attività, pronto ad esplodere e a trascinare con se tutto quello che trova sulla sua strada, ma è anche un uomo buono, come ripetono a tutti l'avvocato Mansera e la moglie Monica e così, con il terremoto che sconvolge Campo Real, Juan si ritrova faccia a faccia con quel fratello minore, che si è sempre sentito in competizione con lui, nonostante la vita gli abbia sempre dato tutto quello che all'altro era stato tolto.
L'odio di Andrès per il fratello è così intenso, che lasciarlo morire sotto le macerie sarebbe facile, ma Juan non se lo perdonerebbe mai. E così gli salva la vita, con la speranza che le cose tra di loro un giorno si possano chiarire, perché lui non desidera altro, che ritrovare la sua Monica, persa durante il terremoto e riconciliarsi definitivamente con il mondo.
Con la consueta caparbietà si lancia alla ricerca della donna che ama e nonostante ci siano poche speranze di ritrovarla viva, lui inizia una nuova battaglia con il destino, fino a quando non la ritrova e può finalmente riabbracciarla.





La vita è una ruota, che scompiglia le cose per poi rimetterle in ordine. Tutto torna al punto in cui queste hanno avuto inizio e così, dopo che anche Andrès si riavvicina al fratello, consapevole che il suo odio nei confronti di quell'uomo messo così a dura prova dalla vita, aveva origine nel senso di inferiorità che lo aveva accompagnato in tutti questi anni, tutto si predispone, per la ricompensa e la meritata serenità.

Per chi mi conosce, sa che scrivo. Bene, a questa storia ho dedicato un romanzo, molto liberamente ispirato a Cuore Selvaggio, che si chiama "La duchessa & il boss" d. Ambientato negli anni Cinquanta a Napoli, che è un omaggio al nostro  Lo trovate su Amazon in cartaceo e in ebook. Vi lascio il link, per leggere l'estratto e valutarne l'acquisto: La duchessa & il boss.