Il nome di Mary Jo Putney mi è passato davanti agli occhi diverse volte, cercando romanzi rosa da leggere, ma fino a questo momento non mi era capitato ancora nulla di suo, la cui trama mi stimolasse o una copertina che mi inducesse in tentazione. Alla fine abbiamo solo rimandato l'incontro ed eccomi qui a recensire ALI DI SETA, romanzo di ambientazione indiana, pubblicato dalla Mondadori qualche anno fa.
Le vicende ci portano direttamente nella coloratissima India, nel tardo Ottocento, quando l'Impero Coloniale Britannico continua la sua estensione su tutti i territori possibili. Il volume fa parte della trilogia SILK, ultimo libro dopo DI SETA E DI OMBRE, e IL FIORE DEL DESERTO. E che qualcosa fosse successo lo capiamo fin dalle prime battute, quando il maggiore Ian Cameron, liberato roccambolescamente dalla sorella Juliet e dal cognato Ross (che ancora non incontriamo) corre alla ricerca della fidanzata Georgina, che non vede da due anni.
Tutti pensano che Ian sia morto e la bella Georgina si è sposata con il suo rivale in amore e adesso aspetta un figlio da lui. L'uomo che, durante la prigionia, ha sopportato sevizie e torture nel famoso Pozzo, sente di essere stato tradito ancora, sebbene è consapevole che l'illusione di riprendere la propria esistenza da dove l'aveva lasciata è irrealizzabile. Ian infatti è stato ferito non solo nell'animo. In seguito a punizioni corporali è diventato impotente e quindi pensa che non potrà mai avere una famiglia. Il destino però ha scelto diversamente per lui.
Durante la prigionia, infatti, ha conosciuto un comandante russo, Pjotr, che gli affida un diario, qualora riuscisse un giorno a liberarsi, da consegnare alla sua piccola Lara, una nipote avuta dalla sorella. Ian scopre che la ragazza vive con il suo patrigno, un inglese che lavora per la compagnia, e prima di partire per la Scozia decide di raggiungerla. Troverà Laura (come adesso si fa chiamare Lara) che piange la morte per malaria dell'uomo che l'ha cresciuta e i due, feriti entrambi dalla vita, si ritrovano quanto mai vicini, al punto di decidere di sposarsi.
La loro unione si rivelerà più felice di quanto sperato, malgrado i forti limiti. Durante il loro viaggio per l'India, alla ricerca di un cofanetto lasciatole da Pjotr in eredità, Laura e Ian scopriranno che sono due anime gemelle e che la passione (che Laura teme e che Ian pensa di non poter più avere) non è un sogno irraggiungibile.
Storia dove domina soprattutto una forte atmosfera: un paese pieno di colori, di odori, di passione e spiritualità, con il ricordo sempre vivo dei romanzi di Salgari (basti pensare alla scena della tigre). Il conflitto di Laura è comprensibile per via del suo passato, ma è un ostacolo facilmente superabile.
Bello anche il ricordo della madre Tatjana, che emerge dirompente e passionale malgrado gli anni. Libro interessante che induce a chiedersi anche come fossero gli altri due, i cui personaggi ritornano nell'epilogo ormai felici.
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