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domenica 28 giugno 2015

Lo strano caso dell'apprendista libraia

Quando ho letto il titolo di questo libro ho deciso che dovevo leggerlo assulutamente. Il mio sogno è sempre stato quello di vivere circondata dai libri ed inevitabilmente lavorare con i libri e tra i libri è sempre stata una delle mie massime ambizioni.
Purtroppo, dove vivo, c'è una sola grande libreria e al momento non ha bisogno di altro personale. Arghh, che rabbia, se penso di aver rifiutato in precedenza l'assunzione per l'illusione di un contratto a tempo indeterminato. Ma basta parlare di me, anche perchè al giorno d'oggi nulla dura per sempre e così, eccomi a parlarvi di un romanzo dalle grandi premesse, che finisce con una quantità infinita di domande: avrà capito Esme l'immensa fortuna che le è capitata? Riuscirà a dimenticare Michelle e i suoi problemi mentali? Ma che fine hanno fatto i genitori di Michelle? Oddio, sono sempre stata convinta che se un figlio ha dei problemi, la responsabilità, nel 90% dei casi è da attribuire alla famiglia di origine e dunque visti i primi capisci i secondi.
Ma andiamo per gradi, perchè rischiamo di non seguire un filo logico.


Il romanzo non è male. E' scritto bene e come prova di esordio Deborah Meyler se la cava anche se il caso letterario non ha motivo di esistere. Forse i librai indipendenti hanno voluto premiare lo sforzo di una donna che dopo aver lavorato in libreria ha voluto fortemente comunicare al mondo il suo amore per le librerie ed il mondo dei libri cartacei Su questo fronte li capisco, ma per il resto il romanzo lascia molti interrogativi  che non entusiasmano il lettore e non lo spingono a cercare risposte autonome.
La storia è semplice: Esme è inglese e dopo la laurea convince i genitori a farla continuare il dottorato di ricerca in storia dell'arte in America, a New York. Nonostante i dubbi e le paure la madre ed il padre non si oppongono, sperando il meglio per lei.
A New York Esme conosce Michelle e vanno a letto insieme. La relazione è solo all'inizio, ma Esme scopre di aspettare un bambino. I dubbi la assalgono, così come anche le paure, ma nonostante tutto decide di tenere il piccolo, anche contro il parere di Michelle, che fa di tutto per convincerla a non far nascere questo fagotto che rovinerà le loro esistenze.
Per fronteggiare le spese, Esme cerca e trova un lavoro nella sua libreria preferita, La Civetta.
L'ambiente è caldo ed accogliente. I ragazzi sono simpatici e pieni di personalità. Tra loro c'è George, che è il titolare e Luke, uno dei collaboratori, musicista per passione, timido e riservato, che le si dimostra sempre molto gentile.
In questa nuova situazione, La Civetta diviene l'unico punto di riferimento. I ragazzi non si intromettono mai eccessivamente nella sua vita privata, seguendo in silenzio le alterne sorti della storia d'amore di Esme con il padre del bambino. Si lasciano, perchè Michelle non vuole farsi carico della creatura e sempre per volere dello stesso ritornano insieme, progettano di sposarsi ed infine si rilasciano, questa volta per sempre, perchè Michelle decide che la vita da marito e padre non fa per lui. Lo decide dopo aver insistito per sposarsi in chiesa al settimo mese di gravidanza della compagna, ma non la ama o meglio la ama, ma è consapevole che per loro non c'è futuro e per quanto riguarda la bambina, che ne frattempo è venuta alla luce, può anche rivolgersi ai legali, perchè non ha nessuna intenzione di conoscerla.
Esme ci rimane di sasso, ma il lettore tira un sospiro di sollievo e si chiede quando la smetterà di pensare a questo tizio viziato e arrogante professore di economia, che nella vita ha avuto sempre tutto, senza mai preoccuparsi degli altri. E che dire dei possibili suoceri? Uno peggio dell'altro. La madre di Michelle è una sbob arrogante e fredda che la prima cosa che nota nella futura sposa di suo figlio è che non veste con abiti firmati, mentre il padre le propone di abortire per una somma astronomica e quando lei indignata rifiuta, le dice che era un test per vedere se era la moglie giusta per il loro unico figlio.
Esme svegliati, ma non ti rendi conto che la vostra sarà un'unione infelice destinata a durare poco? Ma che ci vedi in questo signorino di buona famiglia, che invece di sperperare in abiti dovrebbe pagare un buon analista?
Non lo capirà mai, nemmeno alla fine, quando madre single continuerà ad avere al suo fianco solo ed esclusivamente i ragazzi della libreria,  che cercano di adattare le sue esigenze di neo mamma agli impegni lavorativi, consentendole, se vuole, di portare in negozio anche la bambina.
Si intuisce che prima o poi tra lei e Luke nascerà qualcosa, ma non c'è nulla di definitivo... 
Direi che con il primo romanzo Meyler ha posto le basi per un nuovo scritto, dove finalmente si svilupperà la storia vera quella in cui, mentre lei si dibatte tra dottorato, lavoro in libreria e bimba da crescere, si troverà a dover rispondere a lettere di avvocati che la minacciano di toglierle l'affidamento della piccola, per darlo al padre, che nel frattempo si è sposato e poichè non riesce ad avere figli con la bellissima e perfettissima moglie, recupera dal passato, quella figlia che ora le appare come un bene di inestimabile valore.
Esme scoprirà ancora una volta di non essere sola e al suo fianco,  avrà i ragazzi de La Civetta e naturalmente Luke, che alla fine si dichiarerà e l'avrà vinta, dopo ben 600 pagine di attesa.
Insomma, il libro appare incompleto. Ci sono diversi spunti interessanti, che andrebbero rielaborati, per avere una sua costruzione logica.
Il nucleo più bello ed interessante è quello che ruota intorno alla libreria e da lì si dovrebbe ripartire per rielaborare la storia.
Una per tutte: che fine fa Laura, la sua migliore amica, che le è accanto durante la gravidanza, al parto e nei giorni successivi?  Sembra una spalla utilizzata male, che alla fine sparisce senza lasciare tracce.
Il romanzo d'esordio ci consegna una scrittrice che ha un enorme potenziale su cui deve lavorare, se vuole essere un caso editoriale tra i lettori!

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