CUORE A CONTRATTO di Judith Stacy
Confesso di essere una lettrice vorace. Quando trovo un libro che mi appassiona sono in grado di divorarlo nel giro di pochi giorni, non importa quanto sia lungo. Neanche la Gabaldon, con i suoi romanzi fiume, è riuscita a rallentare il ritmo vorticoso con cui affronto certe storie. Raramente mi capita di procedere con lentezza e di trascinarmi per giorni e giorni un libricino di poco più di trecento pagine. Questo è un sintomo che qualcosa, nel rapporto tra me ed il volume scelto, non funziona pienamente. Questo è il caso di CUORE A CONTRATTO.
La verità è che avevo questo libro sullo scaffale della mia libreria da un po' e avevo esitato a sceglierlo per una ragione o per un'altra. Di solito ad ogni libro do una possibilità e mi ero imposta di farlo anche con lui. Non avendo di meglio da leggere, ho deciso di provare, anche se la trama non mi aveva particolarmente appassionato.
Rachel Brandford è la tipica signorina per bene di fine ottocento, anche se l'ambientazione è americana, quindi lontana dai salotti londinesi tipici di tanti romanzi. Poco cambia, perché niente di ribelle o di selvaggio, tipico del nuovo mondo, rompe l'atmosfera di buone maniere e di regole sociali che scandiscono la sua vita, che comunque sta andando a rotoli.
Il padre, malato da tempo dopo la morte della moglie, ha abbandonato gli affari; il fratellastro Georgie è fuggito e nessuno lo riesce a trovare, il fratellino Noah ha perso un braccio nell'incidente in cui è morta la madre e vive rinchiuso tra le quattro pareti della sua stanza, e la sorella adolescente Chelsey non fa che piangere desiderosa di tornare nella scuola che sta frequentando, anche se le loro finanze vanno a rotoli.
Rachel decide di chiedere l'aiuto di Mitch Kincade, un esperto di finanza, suggeritole da uno zio, che dovrebbe rimettere in sesto l'economia della famiglia e delle varie attività. L'uomo è praticamente un genio, ma quando incontra Rachel sembra restio ad accettare il lavoro e la ragazza fatica molto a fargli cambiare idea.
Mitch in realtà si sente fortemente attratto non solo da Rachel, ma anche dal mondo al quale lei appartiene. Venuto dalla strada, cresciuto tra gli stenti, solo il suo intelletto è riuscito a strapparlo alla miseria ed il suo sogno più ardito è quello di riuscire a diventare qualcuno e ad essere accettato proprio dalla società a cui Rachel appartiene.
La convivenza tra i due è piena di attriti e contrasti, ma ben presto Mitch diventa una figura fondamentale, che aiuta la ragazza anche a gestire le varie situazioni familiari, fino al giorno in cui lui, per restare, le farà una proposta alquanto oltraggiosa: il matrimonio per un anno, per permettergli di ottenere finalmente quel riconoscimento che ha sempre cercato, ed in cambio lui resterà salvato l'attività di famiglia.
Ovviamente essendo in un mondo rosa, Rachel e Mitch si innamorano, anche se la presa di coscienza dei propri sentimenti avviene piuttosto lentamente ed il ritmo di tutta la storia è in qualche modo soporifero. A parte l'orticaria personale per il mondo bon ton che tanto sta a cuore alla protagonista, interessata alla preparazione di una festa o ad aiutare l'amica per il suo matrimonio con l'uomo perfetto (che poi è quanto di più simile all'imperfezione si possa immaginare), ho trovato l'unico personaggio degno di nota e di attenzione proprio Mitch, con la sua ansia di emergere, il suo cuore ferito da ragazzo, il bisogno di essere accettato ed amato.
Tutti gli altri personaggi sono trattati in modo superficiale e la storia prosegue senza grande ritmo. È un peccato perché gli elementi da sviluppare ce ne sono: Noah e Madeline, per esempio, ed il personaggio dell'amico di Mitch a cui viene dato davvero poco spazio. Ma le potenzialità non sviluppate non fanno un libro e alla fine resta una storia alquanto piatta e senza cuore.
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