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lunedì 1 agosto 2016

La promessa del Cavaliere di Nicole Locke

Nella collana I Grandi Romanzi Storici approda una nuova serie, quella dei  "Lovers and Legends". La promessa del Cavaliere è il primo volume di questa saga e pone i presupposti per una storia intrigante e affascinante, che merita di essere snocciolata attraverso i suoi diversi volumi.






Siamo in Scozia, ed è il  1296. Scozzesi e Inglesi sono in guerra e i colpi bassi sono, purtroppo, all'ordine del giorno. Il villaggio dove Gaira spera di trovare rifugio e amore, tra le braccia della sorella, è stato raso al suolo e la popolazione è stata barbaramente assassinata.
Nessuno si è salvato dalla furia inglese, almeno così sembra, ma tra i roghi ancora accesi, scorge una bambina di pochi anni; è la figlia della sua adorata sorella, la piccola Maise e con lei sono scampati alla morte anche altri tre innocenti, più grandi di qualche anno.




Gaira non ha nessun dubbio: deve portarli al sicuro, a casa sua, dal suo clan e dovrà imporli a suo fratello, il Laird, perchè quei bambini meritano un po' di serenità. Tutte le altre questioni passano in secondo piano. Ma prima deve seppellire i cadaveri o  almeno quello che ne rimane.
Nella fuga verso il villaggio si è fatta male ad una piede e questo rallenta il suo lavoro. A tenerla salda è la consapevolezza del suo compito.




Quei bambini, nonostante la tenera età, hanno già sperimentato e assistito alle atrocità della guerra. Non hanno più nessuno, tranne lei e per quanto sia difficile, non esiste debolezza che tenga.
Ad aiutarla, insperatamente, sopraggiunge un uomo, un soldato, vestito di nero, che si affaccia sulla devastazione, con fare sospetto.
La prima reazione di Gaira è violenta. Teme per la sua vita e per quella dei piccoli e così lo colpisce con un oggetto pesante, stordendolo.
Quando questi si riprende, si ritrova prigioniero, con scarse possibilità di movimento. Ma presto la nostra protagonista capisce che il militare, cha ha davanti, potrebbe facilmente liberarsi e ucciderli tutti, se solo lo volesse. Ne ha la forza e le competenze del rango.
Dagli abiti e dalle armi si direbbe ricco, ma non è facile sapere qualcosa di lui, perchè parla poco. Una cosa è certa, è inglese e combatte per re Edoardo I. E' insomma, un nemico. Ma nel bisogno non esiste razza, fazione o schieramento e così gli chiede di aiutarli prima a seppellire i defunti e poi a scappare.




Devono tornare a casa, il prima possibile.
Robert di Dent accetta. Si è recato in quel luogo per verificare quello che gli avevano detto i suoi uomini e putroppo deve constatare che é tutto vero.
Una parte di lui li vorrebbe abbandonare alla loro sorte, ma l'altra non lo lascia in pace, riportando alla memoria i demoni del passato.
Quella donna dalla chioma rossa e le lunghe gambe ha qualcosa di straordinario, che la rende unica. Un'altra al suo posto si sarebbe arresa, ma lei no. E' tenace, combattiva e vuole bene a quei bambini come fossero suoi.




Sì, infondo cosa cambia un giorno in più di ritardaro sulla sua tabella di marcia? L'aiuterà a seppellire i morti e li scorterà per un pezzo di strada. E' chiaro che la donna nasconde qualcosa. Cosa ci fa una  vestita da uomo in un posto pericoloso come quello? Non fa parte dei sopravvissuti, ma non vuole fornirgli troppi dettagli sulla meta del suo viaggio. Come darle torto? Anche lui ha i suoi segreti, ma nonostante sia un nemico, sembra essergli riconoscente per l'aiuto. Se solo sapesse che ad accompagnarli in questa strana avvenutra è nientemeno che Black Robert, il braccio destro di re Edoardo I, la leggenda. Sì, i due popoli in guerra lo conoscono come il più grande combattente inglese, ma per lui cambia poco.




E' da tempo che il suo cuore ha smesso di battere. Non si può sopravvivere altrimenti all'odore del sangue e al sapore della morte. Allora perchè ha accettato di seguirli? Forse, per il senso di colpa. Quanto è accaduto non doveva succedere! Combattere in battaglia e uccidere il proprio nemico è una cosa, ma radere al suolo un villaggio di persone innocenti è tutt'altra cosa, qualsiasi sia il loro schieramento. E' poi c'è quella donna. E' da tempo che non ha rapporti con il gentil sesso e lei gli piace. L'attrazione sembra ricambiata, ma non vuole cedere alle lusinghe della carne, perché ha avuto modo di osservarla in quei giorni e quello che prova, oltre al desiderio, è ammirazione. Merita di più e lui non è più in grado di darglielo. In verità non è più capace di rapportarsi all'altro o almeno crede.




La cosa veramente seducente è la capacità di quei marmocchi di penetrare nelle pieghe della sua anima. Non ha mai avuto dimestichezza con i bambini, ma loro si fidano di lui. Vedono in lui la lealtà e vi si affidadano, indipendentemente dalle sue origini. Loro parlano al cuore e se ne appropriano senza che nemmeno se ne accorga. E così, un piccolo pezzo di strada insieme si trasforma nell'ennesima promessa da mantenere e questa volta non potrà fallire.




E' il primo romanzo con ambientazione medievale che leggo dopo molto tempo e devo dire che mi ha conquistata. La contrapposizione tra la forza fisica del cavaliere e il candore di quei bambini, che hanno vissuto esperienze insopportabili anche per un adulto, è toccante e commovente.
In una scena il nostro cavaliere si troverà a confrontarsi con uno dei piccoli sopravvissuti. L'uno alto e grosso, con un'anima carica di pesi, e l'altro piccolo e oppresso da scelte che si sono rivelate molto più grandi di lui. Si guardano, si scrutano, si parlano ed è come se l'uno riconoscesse nell'altro l'appartenenza allo stesso genere umano. E questo al di là dello schieramento politico. Sono un inglese e uno scozzese, ma lì, davanti al fiume, sono due persone che soffrono, che nel dolore cercano un modo per sopravvivere al senso di colpa. Ad un tratto è come vedere un padre che spiega al figlio, come nella vita accadono cose superiori a noi stessi. Cose che non vorremmo mai che accadessero, ma che si verificano, indipendentemente dalla nostra volontà. Non c'è scelta. C'è solo accettazione. E così accade anche che un padre debba spiegare al figlio come convivere con il dolore.
E nella costruzione di questo legame invisibile tra Robert, Gaira e i bambini, si rafforza la promessa del Cavaliere, che si troverà suo malgrado ad accettare il dolore, per accogliere la vita. Nel farlo, potrà, finalmente, perdonare se stesso e andare avanti.
E' un romanzo che merita, che mi ha fatto conoscere una scrittrice interessante, che continuerò a seguire.




Ho adorato la nota posta a fine del romanzo, con la quale Nicole Locke spiega al lettore come è nato il personaggio di Robert di Den, durante la sua visita in giro per i castelli scozzesi. All'improvviso è come trovarsi lì in Scozia e pare quasi di vederlo, seduto sotto un grosso albero, nella sua armatura, accasciato sotto il peso del mondo, in attesa che qualcuno racconti la sua storia.

8 commenti:

  1. Non leggo spesso romanzi storici, ma la storia di questo cavaliere mi intriga parecchio. Lo aggiungo subito in lista. ;)

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    1. Ciao Carmela, sì è molto carina come storia! Non te ne pentirai!

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  2. Grazie Sara! Gentilissima come sempre!

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  3. Adoro le storie medievali e credo proprio che questo romanzo possa piacermi. Grazie per la bella recensione.

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  4. Sicuramente lo leggerò anch'io. Adoro il Medioevo, anche se non conosco la Locke. Mi fido del tuo giudizio.

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