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sabato 6 gennaio 2018

Angelica alla corte dei miracoli di Anne e Serge Golon (Vol. III)



La terza parte della serie dedicata alla romantica figura di Angelica è ANGELICA ALLA CORTE DEI MIRACOLI, o meglio la prima parte del secondo volume dal titolo originale Le chemin de Versailles. 


Avevamo lasciato la nostra eroina completamente smarrita e persa, dopo la morte di Joffrey e la separazione dai figli. Sola, senza più nessun appoggio, Angelica si perde letteralmente per le strade di Parigi e vagando finisce presso il Cimitero degli Innocenti, un luogo oscuro e pericoloso, dove i derelitti della società hanno dato vita ad un loro piccolo mondo, con regole feroci, dove chi sopravvive è solo il più forte.


La sua bellezza continua ad attirare l'attenzione degli uomini e diventa oggetto di contesa tra lo storpio Coesre ed il pericoloso bandito noto con il nome di Calembredaine, che si contendono il territorio a colpi di coltelli e violenza. A vincere è proprio quest'ultimo, che si rivelerà essere Nicola Merlot, l'amico d'infanzia di Angelica.


Il ragazzo è diventato un uomo feroce, pronto a tutto pur di avere il cuore ed il corpo dell'unica donna che abbia mai amato. Angelica però è come intontita dal dolore e riesce solo a pensare al suo desiderio di vendetta. Così chiede a Nicola, come dono del loro accordo, la morte del prete che ha condannato Joffrey.


L'uomo, tormentato dall'idea dello stregone che ha fatto bruciare sul rogo, finisce per morire d'infarto, aggredito dai pitocchi di Calambredaine. Da quel momento Angelica diventa la donna del capo, la creatura bellissima che suscita la passione, ma che nessuno osa neanche sfiorare per timore dell'ira del loro capo.


Mentre lei sprofonda nelle miserie umane, permettendo ad Anne e Serge Golon di rappresentare una società degradata e terribile dove i deboli, donne e bambini non sono che merce da sfruttare, emerge la figura turbolenta e violenta, malinconicamente incapace di tenerezza, del bandito Calembredaine, che non riesce, malgrado il potere raggiunto, ad affrancarsi dal ricordo della differenza sociale che lo ha sempre separato da Angelica.


La nostra eroina però è ben lontana dal riuscire a donargli il suo cuore, troppo presa dal suo percorso di elaborazione del dolore, che la porterà ad un certo punto a desiderare riscattare i propri figli, a cui era stata costretta a rinunciare.
Sarà proprio l'attaccamento per il piccolo Canton e l'atterrito Florimond, nel quale rivede tratti del suo amore perduto, che l'aiuteranno a rialzarsi, fino al finale dove, mentre le bande di miserabili si uccidono tra di loro, lei combatterà per liberare i suoi figli e spiccare nuovamente il volo.


Ancora una volta un episodio denso e fascinoso, con una scrittura possente, dove la miseria della corte dei miracoli sembra più oscura e drammatica, accentuata anche da quei riferimenti alla corte di Luigi XIV che appare così distante dalla stessa Angelica. 


Joffrey, pur non presente nel racconto, continua a mantenere un suo fascino, come una ferita aperta che ritorna a sanguinare con una frase o un personaggio che ricompare, anche solo per un attimo, nella vita della nostra eroina. Come al solito ottima ricostruzione storica e personaggi pieni di sfaccettature.



FRASI TRATTE DAL ROMANZO


«Ti dirò... Non c'eri che tu nella mia vita...Sono come uno che non sia al posto suo e continui ad andare di qua e di là, senza rendersene conto... Il mio solo posto eri tu».
(Nicola ad Angelica)


***


Poi trionfante, Nicola Merlot, nativo del Poitou, ex pastore fattosi lupo, si volse verso colei che sempre aveva amata e che il destino le restituiva.



***


«Con questa tua piccola zucca di contessa, non hai dunque capito ciò ch'è bruciato in piazza de Grève insieme a quello stregone di tuo marito? È tutto ciò che, prima, ti separava da me. Servitore e contessa, questo non esiste più. Io sono Calembredaine, e tu ... tu non sei più niente».
(Nicola ad Angelica)



***


«Nessun primo ministro, nessun favorito. Voi solo, il padrone...»
(Mazzarino sul letto di morte a Luigi XIV)


***


«Ora lo so...Non mi apparterrai mai. Perché non è questo solo ch'io voglio, ma il tuo cuore».
«Non si può avere tutto, mio povero Nicola», fece Angelica con tono di saggezza. «Un tempo, avevi una parte del mio cuore, ora hai il mio corpo intero. Un tempo, eri il mio amico Nicola, ora sei il mio padrone Calembredaine. Tu hai ucciso anche il ricordo dell'affetto che provavo per te, quando eravamo bambini.Ma sono legata ugualmente a te, in un altro modo».
(Angelica e Nicola)



***


«Quel che gli occorre è che, per molto tempo, non abbia mai più fame, mai più freddo, mai più paura, che non si senta più abbandonato, che abbia intorno a sé gli stessi volti...Quel che gli occorre è un rimedio che non posseggo nei miei vasi: essere felice».
(Gran Matteo ad Angelica su Florimond)


***


«È finita», diceva fra sé. «Non voglio più miseria, né essere costretta a fare cose terribili come quella di uccidere il Grande Coesre, o difficili come andare a letto con il capitano della guardia. Non sono cose per me. A me piace la biancheria fine e i bei vestiti.m Voglio che i miei figli non patiscano più né fame, né freddo, che siano ben vestiti e considerati. Voglio che riabbiano un nome...Voglio riavere un nome...Voglio ridiventare una gran dama».
(Angelica)

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