ANGELICA E LE NOTTI DI VERSAILLES di Anne e Serge Golon Vol. V
Ho aspettato questo romanzo per la bellezza di ventotto anni, ovvero da quando, ragazzina, mi innamorai dei film di Angelica e cercai disperatamente i vari volumi, ritrovandone solo i primi quattro. Che cosa fosse successo, dopo il matrimonio tra la mia eroina e il bel Philippe, era rimasto un mistero da svelare e quindi quando finalmente ho avuto tra le mani ANGELICA E LE NOTTI DI VERSAILLES, prima parte del volume Angelique et le Roi, ero piena di speranze e di aspettative.
Angelica è riuscita, attraverso il ricatto, a costringere il bel cugino Philippe a sposarla, ridandole quella posizione nella società parigina che aveva inutilmente cercato di riconquistare attraverso il denaro. Inoltre Philippe è sempre stato per lei l'oggetto del desiderio, fin da quando ragazzina, in visita al palazzo di Plessis-Belliére, lui la chiamava "La Marcheda dal Vestito Triste".
Il personaggio di Philippe è uno di quelli principali di questa parte del racconto. Uomo bellissimo, ma violento, abituato più alla guerra che all'amore, ha solo un'unica venerazione assoluto, quella per il Re Luigi XIV.
Il rapporto con Angelica è di quelli turbolenti, basti pensare alla loro prima notte di nozze, sfociata in una violenza difficile da digerire alla sensibilità moderna, ma la nostra eroina non demorde, convinta che prima o poi riuscirà a domare il cuore selvaggio di Philippe e a conquistare la serenità al suo fianco.
Nel frattempo il legame con l'uomo, le permette di ritornare a corte, questa volta moglie del rispettato Plessie-Belliére e di ritrovare tutti quei personaggi che, al momento della sua disgrazia con Joffrey de Peyrac, le avevano voltato le spalle. Tutti pian piano cadranno vittima dei suoi incanti, non meno il Re che pur sembra comunque muoversi con una certa circospezione nei suoi riguardi, in quanto moglie di un uomo a lui fedelissimo, e per il passato che li separa.
Philippe, combattuto, astioso, gelosissimo, pian piano si lascerà conquistare dal fascino innegabile di una moglie come Angelica, donna moderna nelle rivendicazioni dei suoi diritti, anche quelli di piacere, intelligente e brillante, sempre pronta a conquistare l'attenzione dei personaggi, anche di spicco, che le ruotano intorno.
Intanto il tempo passa e il ricordo di Joffrey sembra allontanarsi sempre di più, tranne per i figli che crescono e che portano con loro l'impronta di un uomo del genere. Il carattere determinato della nostra eroina non le concede troppi momenti per ricordare, anche perché sa che quel pensiero potrebbe trascinarla verso un baratro dove, senza Desgrez, potrebbe sprofondare.
Molto meglio quindi andare avanti, ma la tragica scomparsa del piccolo Cantor, mandato per mare, e sparito in seguito ad un attacco di un misterioso personaggio, el Rescatador, che qui viene lasciato molto nell'ombra di un racconto lontano, ma che sono sicura, con i prossimi volumi, ritornerà prepotente sulla scena.
Al momento però Angelica affronta il dolore e lo lascia andare, piangendo la scomparsa del "figlio del miracolo", nato lo stesso giorno dell'esecuzione del padre, ormai molti anni prima. Non sarà l'unica tragedia a colpire il suo cuore intrepido.
Quando Philippe, il ribelle, l'ostinato Philippe, si renderà conto di essere caduto sotto il giogo dell'amore della moglie, desiderata anche dal suo stesso Re, si lancerà intrepido e sconsiderato verso un'avventura che segnerà per sempre il suo destino, facendo precipitare Angelica, nuovamente, nella disperazione.
Sono curiosa di scoprire come la nostra Marchesa degli Angeli riuscirà a far cadere ai suoi piedi anche il potente Luigi XIV.
FRASI TRATTE DAL ROMANZO
« Si combatte», mormorò Andijos, « si colpisce, si uccide...È come un fuoco che divora tutto...Alla fine la ribellione...diventa un'abitudine...Non è più possibile estinguere l'incendio. E un giorno si arriva a non ricordare perché si odia, perché si combatte».(Andijos spiega ad Angelica la sua decisione di chiedere perdono al Re)
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Per un cuore coraggioso, non esistono impossibili.
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« I ricordi che ci uniscono, non sono quelli che si rinnegano, Barcarola. Anche se volessi», aggiunse con voce bassa, « non potrei dimenticarli».(Angelica al nano della regina)
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Non era né Monsieur né il cavaliere di Lorena. Era il dio Marte, il signore della guerra, duro, implacabile e freddo come il marmo.(Angelica pensando a suo marito Philippe)
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Sulla porta dello studio, si fermavano i rumori frivoli, i pettegolezzi incoercibili della Corte. Dentro quell'austera stanza, si poteva decidere della sorte del mondo, mentre fuori essa stessa rideva e ballava.
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«Che scommetete che un giorno vi ritroverete, grazie a me, rinchiusa in un convento di provincia, senza la speranza di poter uscire di lì?».«Che scommettete che un giorno sarete pazzamente innamorato di me?».(Angelica e Philippe)
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Il suo sguardo si posò su quel volto di donna rivolto verso di lui e, all'improvviso, sembrò scoprire qualcosa in più delle apparenti seduzioni di quella femminilità, qualcosa che non cercava mai nelle donne: un anima, un cervello, una personalità.(Re Luigi XIV guardando Angelica)
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Meravigliata, si rese conto che nella corte, concepita di galanti, l'amore si coniugava quasi sempre con l'interesse e, così come aveva raccontato il favolista La Fontaine, il dio Eros doveva spesso ritirarsi pesante davanti alla coppia formata dalla cieca Fortuna, in cima alla sua ruota, e Mercurio, quello dai piedi alati.
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«Ma la vita mai ci separa da noi stessi»
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Siete come tutte le donne, che si credono invincibili e per le quali gli uomini dovrebbero morire felici per loro. Non appartengo a questa specie. Un giorno, vi renderete conto, se ancora non l'avete capito, che anch'io sono un lupo.(Philippe ad Angelica)
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