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sabato 19 novembre 2016

IL BACIO DEL CAVALIERE di Catherine March


Lady Beatrice è una donna della sua epoca, ovvero di un'Inghilterra medievale sconvolta dalle guerre e dalle faide, dagli  scontri sanguinosi tra i civilizzati  inglesi e i barbari scozzesi e gallesi. Siamo in un tempo in cui gli uomini sono duri ed eroici e le dame fragili e femminili, almeno secondo l'immaginario di tanta letteratura medievale.


La nostra eroina di turno, lady Beatrice appunto, è ormai alla soglia della maturità ovvero sta per compiere trent'anni, un periodo in cui le donna dell'epoca avevano già figli di 15 anni che si separavano dal nido protettore della famiglia per affrontare il mondo diventavano scudieri. Lei invece è sola e ancora vergine, dopo che in gioventù  ha perso l'amore della sua vita.


 Il dolore non l'ha mai abbandonata e questo ha fatto si che non permettesse al suo cuore di innamorarsi nuovamente. Quando perde anche la madre, decide di abbandonare il mondo per prendere i voti. A scortarla al convento provvederanno i cavalieri di suo padre, tra cui anche il giovane Aquilano a cui lei, la notte prima dell'arrivo al convento, chiederà  un bacio per capire tutto quello a cui sta per rinunciare. Sarà solo l'inizio di una nuova grande avventura.


La verità è che la parte migliore della storia è proprio questa qui, con il corteo di uomini virili, i loro modi cerimoniosi nei confronti di una creatura che vedono quasi celestiale, riflesso di una separazione di mondi (quello maschile e quello femminile) tenuti ben separati eppur stranamente affascinati ed attratti l'uno dall'altra.


Quando Beatrice viene cacciata dal convento per non essere particolarmente idonea ad una vita di privazioni, il ritorno al castello rappresenta sicuramente la parte più debole. Anche se è comprensibile il suo timore di amare di nuovo o di accettare un uomo più giovane di lei, il ritmo narrativo rallenta e diventa ripetitivo man mano che lei rifiuta di sposare un cavaliere valoroso, una volta perché troppo giovane e attraente, un'altra volta per timore di essere ferita e un'altra ancora perché povero in canna.


Mentre lei annoia le lettrici con i suoi dubbi, le stesse si lasciano affascinare dal nostro lui di turno, ovvero Remy St. Ledger, che combatte contro tutto e tutti per dimostrarle la sincerità e la profondità dei suoi sentimenti, per ottenere un si che diventa alla fine troppo faticato per donarci gioia o piacere. Mi chiedo perché sia cosi difficile creare due personaggi convincenti e fascinosi. Sembra sempre che la debolezza di uno sia necessaria alla storia, anche se a mio parere è un alibi debole che rivela solo incapacità  narrativa e mancanza di idee.


Nel complesso comunque il racconto non è sgradevole o completamente da condannare. L'autrice offre spunti interessanti, come quando lei corre a liberare Remy, fatto prigioniero dai Gallesi rimanendo ferita, e non è sicuramente secondaria l'attenzione alle usanze  di un'epoca lontana dove la protagonista non pensa e ragiona come una donna moderna trapiantata nel corpo di una damina medievale. Nel complesso ci sono spunti interessanti spesso non colti dalla stessa autrice, che si lascia trascinare dal noto e prevedibile, male che purtroppo affligge buona parte dei romanzi di questo genere.


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