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sabato 26 novembre 2016

L'AMANTE FRANCESE di Julia Justiss


Alla fine della lettura di questo romano di Julia Justiss ( nome assonante con la parola Giustizia) confesso che la mia mente indisciplinata continuava a portarmi lontano dalla piovosa Inghilterra di primo ottocento in cui sono ambientate le vicende. Ribelle ed insofferente continuava a dirottarmi verso occidente, nella soleggiata California, mentre un pensiero assurdo e apparentemente sconclusionato emergeva prepotente dentro di me, ovvero il fatto che non mi sono mai bevuta il mito di Zorro e che la mascherina nera che gli copriva il viso non avrebbe ingannato neanche un bambino e che solo un idiota come il capitano del presidio non si poteva rendere conto che quello era Don Diego de La Vega: stessa voce, stessa costituzione fisica, stessi occhi e baffetti.



La stessa irritazione l'ho provata anni dopo per Padre Coraje, personaggio di una serie televisiva argentina di successo, che scuoteva gli ormoni di tante donne, e che invece a me provocava una sorta di fastidioso prurito intellettuale. Come era possibile, mi chiedevo seguendo i primi episodi,  che un intero paesino e soprattutto Clara ( la bella innamorata di turno) non riconoscessero sotto il cappuccio del famigerato bandito di nome Coraje  l'attraente nuovo prete arrivato alla parrocchia de La Cruz?



Ebbene devo confessarvi che la frustrazione ed il fastidio sono stati molto simili a quelli che ho provato leggendo questo libro, dopo che per quasi tutta la prima parte del racconto continuavo a chiedermi chi fosse il misterioso Amante Francese del titolo italiano. Purtroppo una volta arrivati alla scoperta, tutto il potere narrativo della storia è sfumato sostituito da un certo furore letterario che scuote il mio animo di lettrice appassionata del genere. Mi sono infatti chiesta come fosse possibile che Quentin Burke, nostro eroe di turno,  non riconosca in Madame LeNoire, la sua amante francese, la sua amica fidata, la sua confidente: l'assennata Caragh? Arrivati a questo punto della storia ero troppi avanti nel racconto per lanciare il volume per la finestra, come avrebbe meritato. Ero ormai intrappolata nella storia e dovevo proseguire fino alla fine, per arrivare al confronto tra i due.



La verità è che il libro presentava un innegabile potenziale che aveva suscitato la mia curiosità. Adoro le storie dove i due protagonisti si conoscono e per qualche ragione fino ad inizio storia non si sono mai visti in una luce romantica. Poi qualcosa accade e quella persona che non ci sembrava particolarmente importante acquista un significato totalmente diverso. Questione di gusto personale,  mi rendo conto, ma c'erano tutti gli ingredienti per innamorarsi del romanzo. E invece ahimè ancora una volta non ci siamo per niente.



Caragh è da sempre innamorata di Quentin Burke, fin dal giorno in cui i suoi occhi si sono posati per la prima volta sul nuovo vicino. Pur essendo poco più di una ragazzina, messa in ombra dalla bellezza eclatante della sorella Ailis, Caragh è in realtà il vero pilastro della sua famiglia, andata allo sbaraglio dopo la morte della madre. Con un padre con la testa persa tra i libri ed una sorella eccentrica che sogna di fare la pittrice, Caragh manda avanti la casa e le terre con incredibile talento e capacità tanto da guadagnarsi l'ammirazione di Quentin.

Anni dopo, quando giunge il momento di presentare Ailis alla buona società per farle trovare un marito, Quentin si propone di accompagnarle a Londra cogliendo anche l'occasione di cercare una moglie per sé. Caragh però è decisa a fargli cambiare idea  e riesce a comparire ai suoi occhi finalmente come una donna e non solo come la sua amica e confidente. Peccato che Quentin stimi la loro amicizia molto di più della recente attrazione scoperta per lei. Non vorrebbe mai compromettere il loro rapporto e Caragh, quando ormai la follia della sorella l'ha trascinata nel baratro dello scandalo, decide di giocare la carta del travestimento per ottenere anche solo una notte d'amore.



Il problema di questi romanzi è sempre lo stesso: la superficialità con cui vengono presentati i rapporti sociali. Non pretendo certo di leggere un romanzo di Hardy, ma sicuramente il trionfo ed il successo di una donna che buttava al vento la propria virtù per vivere delle proprie passioni erano casi assolutamente eccezionali ed improbabili. Parliamo di un'epoca dove le donne non avevano il diritto a nulla, non potevano possedere beni perché il più delle volte loro stesse erano considerate tali, da passare da padre a marito, o a parenti generosi, qualora la possibilità del matrimonio venisse bruciata da qualche scandalo a da una scarsa dote. Le donne non potevano lavorare e se succedeva venivano pagate talmente poco da non poter provvedere alla propria sopravvivenza. Come è possibile che in un contesto del genere ci ritroviamo continuamente con eroine quasi oltraggiate quando il protagonista propone loro di riparare ad un momento di abbandono alla passione con il tanto aspirato matrimonio? Non pretendo certo la castità di un romanzo ottocentesco, ma vorrei un'autrice che si spreme le meningi per inventarsi una storia ammantata di un filo di credibilità, che possa giustificarmi certe prese di posizione di una protagonista.



Alla fine il mio senso di frustrazione nasce sempre da li, dal fatto che reputo che alcune scrittrici non abbiano alcuna stima delle lettrici che le seguono. Lo dico con tranquillità, senza reputare di avere nessuna preparazione storica particolare, di non avere una cultura superiore alla media, ma di essere sempre stata curiosa e di aver visto film, letto qualche libro (scritto bene) che riguardavano questo periodo. Perché quindi presentarmi situazioni e personaggi assolutamente moderni e fuori contesto? Cosa c'è di male nello scrivere un romanzo contemporaneo se si ritiene che il passato abbia troppi limiti dal punto di vista della trama? Queste ovviamente sono riflessioni di una lettrici che vorrebbe fare domande al mondo delle scrittrici e che onestamente il più delle volte si sente offesa e ingannata, come in questo caso.

Caragh è un bel personaggio, anche positivo, coraggioso, contestualizzato, ma ovviamente quella che trionfa è la sorella sbandata, egoista, che non pensa minimamente allo scandalo e alla famiglia, reputando giusto e furbo vivere la vita a modo suo. Ridicola anche la scena di seduzione di Caragh nei confronti di Quentin (che ovviamente racchiude in sé l'intontimento di tutti i personaggi stupidi che si lasciano raggirare solo per amore di trama), Qualcuno mi spiega come fa una ragazza cresciuta nell'Ottocento a sembrare l'ultima delle cortigiane solo per aver visto dei disegni e aver ascoltato qualche suggerimento durante quella che è la sua prima volta?



Deludente, non tanto per il romanzo in sé, ma soprattutto per le potenzialità sprecate, per il desiderio di riportarci sui soliti binari e limiti di questo genere. Peccato perché la Justiss non sembra incapace, ma con una trama più credibile avrebbe sicuramente potuto raggiungere buoni risultati.

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