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domenica 15 gennaio 2017

Non posso esistere senza di te Virginia Dellamore


Delizioso. Questo è il primo aggettivo che mi sale alle labbra, ripensando a questo volume.
Di Virginia Dellamore non avevo mai letto nulla, ma la copertina di Non posso esistere senza di te era così scenografica da attirare la mia attenzione.

Altro elemento che mi incuriosiva parecchio era il nome dell'autrice, creato ad arte e decisamente suggestivo.
Di lei non si sa molto, ma si sussurra in giro che sia lo pseudonimo di Amabile Giusti. Le lettrici che conoscono quest'autrice assicurano che lo stile è lo stesso.


Non avendo ancora letto nulla della Giusti, mi attengo alle opinioni altrui. Di certo, non è una principiante. Il volume, autopubblicato, è degno di una casa editrice.
Ci sono pochissimi refusi e la capacità narrativa dell'autrice è indubbia. Buono il costrutto narrativo e ottimo il fraseggio.
Se dovessi individuare una debolezza, direi che è nella contestualizzazione storica, che resta vaga, tanto da spingere il lettore, ad un certo punto, a chiedersi il periodo, salvo poi ritrovare qualche riferimento storico, che serve da appiglio.

La storia a grandi linee è questa: 

Inghilterra, 1814. È una gelida notte di novembre, nel Northumberland, quando Ophelia Northon, sedici anni, lunghi capelli rossi, un’aria da folletto e un’anima romantica, sgattaiola fuori dalla sua camera in segreto. Il batticuore del primo amore la accompagna mentre raggiunge Joshua, il ragazzo dei suoi sogni, in procinto di partire per un paese lontano. Intende fargli un giuramento, assicurargli che lo aspetterà fino al suo ritorno, e donargli se stessa come pegno della propria promessa.
Purtroppo non arriva a destinazione: lungo la strada, un incidente imprevisto infrange ogni suo sogno, trasformando le speranze in chimere. Per giunta, il responsabile della sciagura che si abbatte sulla sua vita è qualcuno che lei già detesta: Lord Philip Percy, nipote ed erede del conte di Alnwick, un ragazzo arrogante, superbo e scontroso.
A distanza di otto anni da quella tragica notte, Ophelia è una giovane donna disillusa che vive isolata in un remoto villaggio scozzese. Non ha mai smesso di pensare a ciò che è accaduto, immaginando la vita desiderata insieme a Joshua e detestando Philip con tutta l’anima.
Ma cosa accade se il destino decide di rimescolare le carte?
Inaspettatamente, in forza di una strana disposizione testamentaria, Ophelia deve tornare in Inghilterra. Ad Alnwick si ritrova ad affrontare i fantasmi del passato: incontra di nuovo Joshua, appena rientrato dall’America, e Philip, ormai diventato conte, sempre più sprezzante e perfino più detestabile di quando era ragazzo. Riuscirà, Ophelia, a colmare il tempo perduto, recuperando i propri sogni, nonostante le profonde ferite impresse nella sua anima e nel suo corpo?
E se, nel frattempo, i sogni fossero cambiati? Se l’amore, quello vero, avesse altri progetti per il cuore?
Un romanzo sul valore delle prime impressioni, sul senso di colpa, il perdono e il riscatto. La storia di una passione fortissima e di un sentimento assoluto che travalica il tempo e l’apparenza.
Sopra vi ho accennato ad un punto debole del romanzo, ma diversi sono, invece, i punti di forza di questo volume. Primo tra tutti, il protagonista, che è di un'antipatia così feroce da risultare infine simpatico e non per l'incapacità dell'autrice di tratteggiare Lord Philip Percy, ma per la sua bravura nel rendere il conflitto interiore di un giovane, schiacciato tra i suoi desideri e la rigida disciplina impostagli dal padre.


Ophelia è considerata da tutti un pessimo partito, per la scelta scellerata della madre, di fuggire insieme ad un'altro uomo e poiché le colpe ricadono sui figli, anche lei è considerata una donna di facili costumi, nonostante il suo comportamento non abbia mai dato adito a scandali.

Fino a quando non conosce Joshua. L'uomo della sua vita o almeno così lei pensa, tanto da valutare l'opportunità di concedersi a lui, prima del matrimonio, per restare fedelmente in attesa del suo ritorno dall'America. Il destino le impedirà di compiere questa sciocchezza, frapponendo tra lei e il suo amore giovanile, Lord Philip Percy. Quella che doveva essere una notte d'amore, però, si trasformerà presto in una tragedia che condizionerà il resto della loro vita.

Passano otto anni e Ophelia si ritrova faccia a faccia con il responsabile della sua sciagura, che per volontà testamentaria, si ritrova a chiedere la sua mano. Ophelia, che si è allontanata dal paese di orgine, vorrebbe mandarlo al diavolo, anche se la sua situazione ecomomica non è delle migliori, ma scopre che anche Joshua è tornato e ha chiesto di lei. Che sia tornato per mantenere fede alla promessa fatta anni prima? Il suo cuore prende a battere all'impazzata, colmo di speranza, ma ancora una volta il destino le giocherà uno strano sgambetto e per fortuna, questa volta, non tutto andrà nel modo sbagliato.

Ho apprezzato molto la scelta dell'autrice di capovolgere i ruoli classici, stile "La bella e la bestia", dando ad una donna il compito di sopportare il peso di una tragedia tanto grande, senza ridurla a vittima, ma traendo spunto da quell'episodio, per mostrare come l'amore vada oltre l'apparenza ed investa corpo e anima. Nessuna persona è simile all'altra e l'amore è sempre pronto a cogliere le differenze.

Ho trovato debole il personaggio di Joshua in alcuni passaggi, soprattutto nella parte finale, quando è necessario per la storia che compia un passo falso, lasciando campo libero al protagonista. Lo avrei evitato, perché lo rende scontato e invece il suo cuore sincero avrebbe dato maggiore valore alla storia. Per il resto, ho apprezzato molto che l'autrice abbia rispettato le regole del tempo, portando più volte la protagonista sul punto di trasgredire, concedendosi prima del matrimonio, senza mai farlo,  in un periodo in cui una scelta del genere, senza una dovuta copertura, poteva essere fatale anche per una signorina di società, figuriamoci per una persona come lei, già così pesantemente compromessa. Insomma, non basta indossare un abito di crinoline per entrare in un periodo storico, bisogna abbracciarne anche gli usi e i costumi e Virginia Dellamore dimostra di saperlo fare in punta di piedi, con talento e trasporto.



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