Una parte di me mi dice di sì, che alla fine il romanticismo trionfa su tutto, ma l'altra parte si indigna e mi fa riflettere su alcune mancanze già notate in passato, che qui ritornano e si rafforzano per una storia a tratti non proprio riuscita.
Per cercare di fare un po' di ordine, andiamo per gradi. Per chi non lo avesse ancora letto, anche se immagino che siate rimasti in pochi, visto il grande successo che riscuote sempre questa autrice, vi lascio la sinossi:
Londra. 1812. Lord Lancelot Devon – una canaglia come pochi, ormai quasi sul lastrico – si trova dinanzi a un terribile bivio: finire sommerso dai debiti o trovare una moglie ricca. La sua avversione nei confronti del vincolo matrimoniale è tale che quasi preferirebbe la prigione. Tuttavia, persuaso dalla sua amica Cassie, una prostituta dallo spirito materno, decide di andare a caccia della signorina più danarosa fra le molte debuttanti della Stagione.
La sua attenzione si focalizza subito su Miss Mary Daniell, la figlia di un mercante arricchito, con una dote favolosa e una rendita altrettanto allettante. Lancelot dà per scontato che la giovane, rozza e tutt’altro che bella ereditiera, abbagliata dall’idea di diventare duchessa, accetterà di buon grado la sua ben poco romantica proposta, più simile a un accordo d’affari che a una dichiarazione d’amore.
Ma ha fatto male i suoi conti: Mary Daniell, pur essendo effettivamente maldestra e senza alcun fascino, si rivela un osso più duro del previsto. Del tutto disinteressata al suo titolo e dotata di pochi peli sulla lingua, lo respinge con ironico disprezzo.
Cosa può succedere quando un mascalzone disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole, decide di sposare a ogni costo una donna che gli resiste?
E se la donna senza fascino si rivelasse, in definitiva, pericolosamente attraente?
Una storia romantica e passionale, all’insegna di vivaci schermaglie, apparente indifferenza e devastante gelosia, feste danzanti, fughe, inseguimenti e altre fughe, ma non priva di momenti toccanti.
Un romanzo che racconta di un matrimonio di convenienza destinato a diventare un matrimonio d’amore, e di due trasformazioni: quella di una ragazzina in una donna e, parafrasando Shakespeare, quella di una bestia in un uomo.
Virginia ha una prosa avvolgente, che prende. Scrive bene e anche nella vita quotidiana deve essere un gran romantica, perché si intuisce da tanti piccoli dettagli e questa cosa a noi lettrici piace e dunque scrivesse quello che vuole, perché tanto continueremo ad acquistarla, ma oggettivamente ci sono dei libri più riusciti e altri che lo sono meno e questo non è decisamente tra i migliori.
Bisogna ammetterlo ed essere sinceri.
C'era molto di già sentito e letto e non solo nei suoi precedenti romanzi, ma anche in altre autrici. A me, ad esempio, sono tornati spesso alla mente i personaggi di Anne Stuart, anche se magari non si è ispirata a lei, ma nella contrapposizione di lui bellissimo e lei bruttina, me l'ha ricordata molto, come anche nel confronto serrato, e a volte duro, tra i due protagonisti. Nel confronto però non c'è paragone. La Stuart è molto più brava.
E visto che abbiamo deciso di essere sincere e di analizzare fino in fondo il nostro pensiero, devo dire che neanche la copertina mi convince.
Quel viso da ragazzino, a tratti robotico, non mi piace. Sarà per questo che Lancelott, non mi ha conquistato fino in fondo? Scherzi a parte, quando mi si parla di un mascalzone il mio pensiero vola a lui, l'unico, l'irripetibile ed indimenticabile Rhett Butler di Via Col vento.
Rhett è un personaggio carismatico, che se ne infischia delle regole, ma lo fa con classe. Se si vuole creare un personaggio fuori le righe, bisogna puntare in alto, per creare qualcosa di bello e invece spesso voliamo basso e non mi riferisco solo a questo romanzo e a questa autrice.
Detto questo, la storia è nel suo complesso carina e la consiglio a tutti gli animi romantici, anche se, tra i miei preferiti di Virginia Dellamore resta Non posso esistere senza di te.
Detto questo, la storia è nel suo complesso carina e la consiglio a tutti gli animi romantici, anche se, tra i miei preferiti di Virginia Dellamore resta Non posso esistere senza di te.
Concordo con questa analisi. Di sicuro il meno riuscito della Dellamore, con troppi deja vu anche nella struttura narrativa, per esempio i pensieri di lui che ripercorrono gli eventi del capitolo precedente senza aggiungere niente alla storia. Concordo anche con la scelta del preferito perché la storia che si dipana nel corso degli anni in 'Non posso esistere senza di te' aggiunge spessore al romanzo. :-)
RispondiEliminaCiao Catia. Contenta di scoprire che ci sono altre persone che la vedono come me, perché ho notato una cieca resistenza, quando si parla di un romanzo di quest'autrice. Per carità, scrive molto bene e il romanticismo che caratterizza le sue storie, mi prende e mi piace, ma questo non significa ignorane i punti deboli che ci sono e a volte diventano più evidenti...
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