SCANDALO AL BALLO di Nicole Jordan
Mi sento tradita e lo confesso con candore. Dopo la lettura di due volumi della Jordan, dentro di me ero quasi convinta di aver trovato una nuova amica. Di romanzi storici (una delle mie passioni letterarie) ne ho letti davvero tanti e posso dire che poche volte si incontrano scrittrici a cui ti puoi affidare senza timore. La scoperta di una penna con certe capacità è sempre piacevole e dopo DESIDERI E PREGIUDIZI e MAESTRO DI SEDUZIONE ero convinta che tutto sommato con Nicole Jordan si fosse instaurato un rapporto felice. Ed ora eccomi a dover scrivere un post che mi sarei evitata di cuore, in quanto SCANDALO AL BALLO, secondo volume della saga AMORI DA LEGGENDA, davvero non mi ha convinto.
Jack Wilde è il fratello adottivo di Ashton e Katherine, figlio illegittimo di un principe europeo di un fantomatico regno di Navarreta (tra Svizzera e Francia), e di Lady Clara, la zia dei ragazzi Wilde. Adottato in seguito alla morte della donna durante i subbugli precedenti allo scoppio della rivoluzione, Jack è cresciuto circondato dall'affetto e dall'amore della sua famiglia, senza però mai dimenticare le sofferenze dei primi anni di vita. Divenuto uomo, è tra tutti i membri della scandalosa famiglia quello più irrequieto e seducente.
Ovviamente il suo fascino è leggendario, ma la sorella Kate, insieme alla cugina Skye, alla quale è legato da un sincero affetto, sono convinti che a lui spetti il ruolo di Romeo e che la sua Giulietta sia Sophie Fortin, figlia di una famiglia aristocratica decaduta che reputa i Wilde colpevoli delle loro disgrazie per via di un antico duello.
Jack poco crede alla strampalata teoria di Kate sugli amori leggendari, ma decide di convincerle accettando di partecipare ad un ballo in maschera a casa della famiglia nemica. Qui i suoi occhi si posano su Sophie, che fino ad allora non aveva mai preso in considerazione, evitandola in quanto debuttante in cerca di un marito. La ragazza è corteggiata dal Duca di Dunmore, matrimonio ben visto da tutti i suoi parenti, ma Jack, sentendosi misteriosamente attratto dalla giovane, decide di giocarsi le sue carte, utilizzando il suo innegabile fascino per destabilizzare la ragazza e convincerla a scoprire se sono fatti l'uno per l'altra.
E qui in qualche modo il mio io razionale ha cominciato a ribollire e a porre domande a cui il mio io romantico cercava di sfuggire. Ci sono momenti in cui non voglio razionalizzare e cerco di lasciarmi travolgere dalle emozioni, ma purtroppo quando un libro ed una scrittrice non danno il meglio di sé domande fastidiose cominciano ad emergere ed il momento magico dell'amore si sgretola piano piano per rivelare il grottesco di alcune pretesti letterari.
Mentre Jack inseguiva Sophie nelle varie occasioni mondate, utilizzando la complicità della zia di lei che era contraria alle nozze con il Duca di Dunmore, ordito dal padre della ragazza, e lui cercava di convincerla a non rinunciare alla passione per la sicurezza, pur dichiarando apertamente di non amarla (almeno non ancora perché come può dirsi preso se ancora non si conoscono? sostiene razionalmente lui), avrei voluto chiedere a Jack Wilde se per caso non era un viaggiatore nel tempo, un figlio della nostra epoca, che attraverso un magico cerchio di pietre si era ritrovato nella famiglia Wilde di inizio ottocento. Solo così potevo giustificare le sue battute.
Siamo in un'epoca dove non esiste "la conoscenza" tra uomini e donne, dove è impensabile persino lasciare una coppia da sola a prendere il te in salotto, figuriamoci i suoi ragionamenti sul capire se potevano o meno funzionare. Non pretendo che queste storie siano un trattato su usi e costumi di un'epoca lontana che forse non si adatterebbero al nostro sentire moderno, ma almeno un'autrice che decide di raccontare quel periodo deve sforzarsi di inventarsi dei pretesti razionali e credibili e non indurre i suoi personaggi a fantocci vestiti di pizzo e seta che poi parlano con il ragazzo della porta accanto.
A parte il fastidioso stridore dell'assurdità storica, ho trovato tutta la loro storia d'amore alquanto debole e poco appassionante. Jack mi sembra un fannullone perdigiorno che più che un uomo traumatizzato sembra solo una parodia del dolore. Penso infatti di riconciliarsi con il padre aristocratico solo per avere il titolo di principe ed avere la possibilità non di sposare Sophie (perché deve capire se la ama oppure no), ma per non chiudersi la porta del corteggiamento.
Anche il viaggio in Europa appare l'ennesima assurdità, solo un pretesto per farli viaggiare insieme, per offrirgli una locanda dove cimentarsi nella scoperta del sesso, nell'attesa di capire se l'amore arriverà.
Dico tutto questo con un certo fastidio, in quanto ero convinta che la Jordan fosse una buona scrittrice. Eppure questo volume mi ha deluso e resto dubbiosa se continuare l'esplorazione di questa saga. Spero solo di trovare uno storico che possa in qualche modo riconciliarmi con il genere, che ho sempre amato. Mi chiedo perché ostinarsi a raccontare cose ambientate in un'epoca che proprio non si capisce. I romanzi contemporanei hanno una loro dignità e forse certe autrici, così lontane dal sentimento di un'epoca passata, dovrebbero pensarci due volte prima di lasciarsi abbagliare dai lustrini e da quel film dozzinale e superficiale.
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